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Tu sei qui: SezioniStoria e StorieFu morte Quasimodo a determinare esigenza di un presidio ospedaliero per la Costa d’Amalfi
Scritto da Sigismondo Nastri (redazionelda), mercoledì 16 giugno 2021 09:13:31
Ultimo aggiornamento mercoledì 16 giugno 2021 09:21:12
di Sigismondo Nastri
"Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera". E' la poesia che dà titolo alla raccolta omonima di Salvatore Quasimodo, edita nel 1942. In pochi versi il poeta riassume i momenti che caratterizzano il percorso umano: la solitudine, in particolare, e la morte, epilogo dell'esistenza. Ad Amalfi, il 14 giugno 1968, che doveva essere un giorno gioioso - si stava decidendo, all'albergo Cappuccini, il vincitore di una kermesse letteraria -, fu subito notte fonda. Una giornata da brividi, che non solo ci sottrasse il nostro poeta più rappresentativo, vincitore di un Nobel, ma mostrò al mondo intero le nudità di un territorio: la Costiera amalfitana, celebrata meta del turismo internazionale, non disponeva di un presidio ospedaliero o magari di un semplice pronto soccorso. Peggio, nemmeno di un'autoambulanza.
Salvatore Quasimodo era stato invitato da Giuseppe Liuccio, presidente dell'Azienda di soggiorno e turismo, a presiederne la giuria. Aveva accolto di buon grado l'invito.
Ad Amalfi c'era già stato due anni prima, Liuccio lo aveva accompagnato a scoprire le bellezze recondite della città: i vicoli, le scalinatelle. Anche la cucina raffinata della Caravella e i dolci di Pansa. Ed egli aveva ricambiato con un testo bellissimo, pubblicato col titolo "Elogio di Amalfi", fuori commercio, dalla stessa Azienda su carta a mano, per i tipi della tipografia De Luca.
Sulle ultime ore di Quasimodo la voce più attendibile è quella di Piero Chiara, testimone oculare. Era componente della giuria del premio, anch'egli ospite del Cappuccini, e ne riferì sul Corriere d'Informazione. Poco prima di mezzogiorno il poeta si era sentito male, rendendosi subito conto subito della gravità delle sue condizioni, Si trattava di ictus. Si faticò a trovare un medico: quando giunse da Atrani, il dottor Luca Jovene fece del suo meglio, ma con scarsi risultati. Fu chiesto l'aiuto di un neurologo, a Salerno, che arrivò dopo due ore. Intanto la situazione volgeva al peggio. Si decise perciò di portare l'illustre infermo a Napoli, alla clinica Mediterranea, dopo aver contattato il professore Castellano, neurochirurgo di chiara fama. Ma come? Non era reperibile un'autoambulanza. E manco una barella. Racconta Chiara: "Sotto il sole, sopra un asse da stiro, portato da cuochi e camerieri, Quasimodo fu avviato lungo le interminabili scale che scendono dall'albergo alla strada costiera". Forse era già morto, chissà. La preoccupazione del gestore del Cappuccini in quei frangenti era di evitare che venisse a mancare proprio lì, che non ne venisse compromessa l'immagine del famoso hotel. E così avvenne, dato che negli atti ufficiali risulta morto a Napoli.
Cominciò allora una presa di coscienza delle popolazioni della Costa d'Amalfi e una lotta serrata per avere un ospedale. Una storia lunga, fatta di promesse non mantenute, di inefficienze e spreco di risorse pubbliche. Basterebbe scorrere le cronache giornalistiche dell'epoca per rendersene conto. Si decise di trasformare in nosocomio un imponente edificio, sulle alture di Pogerola, costruito negli anni cinquanta per ospitare un preventorio anti tbc e poi accantonato. Venne ristrutturato, arredato, attrezzato. Vi furono addirittura nominati i primari, rimasti sulla carta (divenuti tali, con criteri a dir poco discutibili, furono subito trasferiti altrove). Poi non se ne fece più nulla. Quell'edificio, in un penoso stato di abbandono, spesso ripreso dalle troupe televisive, è divenuto uno dei simboli della malasanità italiana. La Costiera - per lo choc provocato dalla dolorosa morte di Quasimodo - rischiava intanto di rimanere fuori dai circuiti dei tour operator, che pretendevano garanzie per la tutela della salute dei turisti (ho ancora sotto gli occhi le lettere che arrivavano all'Azienda di soggiorno). E' stata questa esigenza, credo, più che la protesta dei residenti, che pure sono scesi più volte in piazza a manifestare, a far decidere per l'attivazione del plesso ospedaliero di Castiglione di Ravello, nella ex Casa dei Bimbi Irpini. Esso, oggi, grazie all'abnegazione di quanti ci operano - medici, paramedici, volontari -, è diventato, quale presidio di primo intervento, un elemento di punta del nostro sistema sanitario (anche come centro vaccinale anticovid) e rappresenta quanto meno un primo passo nella lotta per l'attuazione del fondamentale diritto alla salute dell'individuo e della collettività, che vede la Costiera ancora penalizzata.
Diritto sacrosanto, questo, sancito dall'articolo 32 della Costituzione repubblicana.
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