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Scritto da (Redazione), domenica 17 maggio 2020 08:01:44
Ultimo aggiornamento domenica 17 maggio 2020 08:50:03
di don Angelo Mansi*
L'annuale festa della Traslazione della venerata reliquia del Sangue di San Pantaleone, ci veder accolti quest'anno intorno al Santo Patrono e tra noi, in modo diverso, a seguito delle disposizioni legislative in merito al momento pandemico.
Pur distanti fisicamente, non possiamo negare che lo stesso afflato devoto, che ci lega al giovane medico e martire, ci consente lo stesso di gioire all'unisono e spiritualmente: neanche un virus, come il coronavirus, riesce a farci dimenticare tale festa e, soprattutto, la nostra mai usurata devozione al nostro Protettore. In questi giorni che ci sta vedendo preoccupati, angosciati e prudenti dinanzi al dilagare epidemico, San Pantaleone sta facendo la sua parte: ci è vicino, ci incoraggia, ci rende speranzosi! La missione protettiva del "medico buono" ci infonde slancio e rinnovata perspicacia cristiana tra noi credenti e con tutti quelli che troviamo ad incrociare sul nostro cammino esistenziale.
Nel maggio di 359 anni fa, i Raellesi diedero una degna collocazione della Reliquia del Sangue di San Pantaleone con la costruzione di una nuova cappella nel nostro Duomo... quella cappella che continua ad essere meta di pellegrinaggi singoli o di gruppi, sia da parte di noi ravellesi, sia da parte di devoti che si portano in essa per tributare doveroso ringraziamento al santo martire. Il momento particolare e la festa di questa Terza Domenica di Maggio ci impongono di porci sulla stessa lunghezza d'onda spirituale dei nostri avi ravellesi del 1661: essi costruirono una nuova cappella al Santo... noi oggi dobbiamo costruire la cappella di un cuore nuovo, il nostro cuore, per dare accoglienza rinnovata a San Pantaleone, accogliendo la sua testimonianza evangelica e rinnovando la vita nostra personale, quella delle nostre famiglie e quella della nostra città di Ravello, in tutte le direzione, in tutte le posizioni, in tutti gli habitat esistenziali che contornano la sua configurazione territoriale, paesaggistica e sociale.
Il prodigio inusuale della liquefazione del sangue di San Pantaleone a partire dal 16 Marzo scorso e, ora, ancora abbastanza appariscente, è segno del suo immutato gesto protettivo, ma anche sprone a rilanciare la nostra vita, rifuggendo l'indifferenza, la mediocrità e ponendoci, come lui fece, sulla pista dell'amore e della vicinanza gratuita che rende sensata la nostra vita. Quello che veramente ci fa grandi non è tanto il fare o lo strafare, ma il nostro modo di essere per gli altri!
L'epidemia ci ha essi dinanzi alla nostra fragilità: ci ha costretti a rimisurare la nostra personale identità che allora acquista valore se si è fianco degli altri per aiutare o per farsi aiutare, perché siamo tutti bisognosi gli uni degli altri! A noi credenti, San Pantaleone ci desti dal torpore di una fede abitudinaria e disincantata dall'evolversi storico e ci ottenga dal cuore misericordioso del Signore risorto una fede viva , nell'amore a Colui che è la Sorgente della vita e al prossimo che ci è vicino a partire dal nostro consesso familiare.
Sii forte, città di Ravello, sii speranzosa nel Signore, avvalorata dalla potente intercessione di San Pantaleone e continui a mostrate bello il tuo volto non solo nel fascino della tua natura o delle tua arte disseminata nelle tue contrade, ma anche e soprattutto nel tuo sguardo di fede, di speranza e di amore! Buona festa di San Pantanelone!
*parroco di Ravello
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