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Tu sei qui: SezioniAttualitàIn Costa d'Amalfi è tempo di “Politica d’area”
Scritto da (redazionelda), domenica 25 aprile 2021 19:51:56
Ultimo aggiornamento domenica 25 aprile 2021 19:51:56
di Raffaele Ferraioli*
La mancanza di una "Politica d'area" è un male endemico della nostra, amata Costa d'Amalfi. Un male diagnosticato da moltissimi anni ma mai trattato, monitorato, curato seriamente
Come tutti i "terroir" (il riferimento alla Francia è quanto mai opportuno), intesi non come entità meramente fisica ma culturale, storica, antropologica), anche il nostro soffre dell'assenza di un ente intermedio che ne garantisca la governance. Le province prima destinate a sparire, poi sottoposte a terapia intensiva; le Comunità Montane più volte violentate impunemente; i parchi regionali abortiti; i poli turistici concepiti ma non ancora partoriti; i distretti turistici in attesa di essere riconosciuti e adottati, Questo grande ginepraio, definito "sistema dei poteri impotenti" da Alessandro Baricco, sta là per confliggere al suo interno, quotidianamente impegnato a creare problemi più che a risolverne.
In una realtà come questa stiamo aspettando la definitiva approvazione in Parlamento del cosiddetto Recovery Plan: l'altra faccia della pandemia del Virus del Pipistrello (comunemente chiamata COVID 19) come occasione unica per puntare allo sviluppo ulteriore del nostro territorio. Non nascondiamo, però, una certa preoccupazione e ci domandiamo: "Quante, come e dove saranno allocate le risorse finanziarie destinate all'ulteriore sviluppo del nostro comprensorio (intendo il versante Est dei Moti Lattari che si estende da Vietri sul Mare a Positano, comprendente quattordici fra quelli collinari e quelli costaioli )?
Non esistendo alcun Piano Territoriale nel quale inquadrare le scelte strategiche, stabilire su quali valori è più conveniente puntare per perseguire uno sviluppo corretto, equo, sostenibile, facilmente attuabile, di qualità, tale da garantire la conservazione, la tutela e la valorizzazione dell'area, nel rispetto delle "raccomandazioni" UNESCO e delle prescrizioni dettate dal PUT ex L.R. n. 35/87.
La vision più idonea a conseguire tale sviluppo, peraltro largamente condivisa dalle comunità locali è riportata nel Piano di Gestione intitolato "Verso la Costiera Antica", redatto da Francesco Ferrigni in collaborazione con Maria Carla Sorrentino per conto del Centro Universitario per i Beni Culturali con sede in Ravello, può essere così sintetizzata: "Recuperare le conoscenze e ripristinare le convenienze", al fine di riattivare il processo storico di adattamento compatibile del territorio ai bisogni in evoluzione della comunità.
Ma, ahimé, questo Piano, pur pregevole, rischia di rappresentare una sorta di divertissement per chi lo ha redatto producendo ogni impegno per un lavoro davvero egregio. Pur non contenendo alcuna norma legale, prescrittiva, esso può diventare utile strumento di riferimento per i Sindaci nella scelta delle linee di sviluppo.
Gli obiettivi strategici, le norme di autoregolazione, le indicazioni gestionali dell'agricoltura sono del tutto condivisibili e possono rappresentare un utile orientamento verso scelte oculate, a favore delle nostre popolazioni, non ispirate al metodo della "competizione" selvaggia e a dimensione territoriale.
*già sindaco di Furore
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