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Scritto da Antonio Schiavo (redazionelda), sabato 5 giugno 2021 13:58:59
Ultimo aggiornamento sabato 5 giugno 2021 14:08:02
di Antonio Schiavo
Quando ieri mia moglie (pronipote di Luigi Cicalese) mi ha mostrato una foto di Villa Rufolo su Facebook con il famoso giardino completamente spoglio dei tanti fiori che lo hanno reso celebre nel mondo, ho avuto un gesto di stizza misto a rammarico.
"Come si può" mi son detto "essere così insipienti da ridurre il magico giardino di Klingsor di cui tutti ci siamo riempiti la bocca in una condizione così disdicevole? E' come strappare il cuore pulsante ad un organismo che ha tanta voglia di vivere!".
Ho provato ad informarmi, facendo un giro di telefonate e le risposte che ho ottenuto mi hanno lasciato ancora più perplesso.
C'è stato chi mi ha detto che la foto entrava a far parte prepotentemente nel novero delle fake news dettate da interessi nemmeno tanto occulti, chi invece mi ha confermato che, in tutta fretta, una mano solerte aveva riparato il danno piantando fiori approfittando di una notte calda e serena. Ad onor del vero il nostro direttore del Vescovado ha successivamente acquisito l'informazione che si trattava di una foto datata. Nel primo e nel secondo caso sarebbe a mio avviso comunque opportuna una reazione ufficiale da parte di chi oggi ha in mano la gestione del monumento simbolo di Ravello perché il silenzio o i post degni della migliore epoca dorotea non fanno certo bene alla chiarezza e alla trasparenza e non fanno onore a chi li pubblica.
C'è però una questione, se vogliamo, ancora più grave e cioè quella legata all'altra notizia che attiene a Villa Rufolo: quella della chiusura dei battenti in ferro il lunedì e, addirittura, l'intermittenza o l'incertezza degli orari di apertura al pubblico.
In tutta Italia, in questo post-pandemia appena iniziato si stanno
facendo salti mortali per ampliare l'offerta culturale e tentare con ogni mezzo (aperture straordinarie, orari prolungati ecc.) di recuperare il tempo e i soldi perduti in quest'anno maledetto.
E a Ravello che si fa? Si chiude Villa Rufolo il lunedì come se fosse (con tutto rispetto) il salone di un barbiere, o - almeno così dicono le cronache - si limita l'ingresso dei visitatori che cominciano vivaddio a tornare un giorno alle 16 e 30, un giorno alle 18.
E ciò proprio nel periodo dell'anno con le giornate più lunghe (siamo quasi al solstizio d'estate) e con il miracolo della luce del sole alle spalle che illumina il panorama e l'incomparabile bellezza del monumento e dei suoi mille colori floreali.
Oggi che apprendiamo della nomina di Antonio Scurati alla Presidenza della Fondazione dopo un commissariamento dal tempo biblico, accompagnata da una unanimità di consensi che un po' appare sospetta, ci auguriamo che il committment ricevuto dal Pontefice Massimo di Palazzo Santa Lucia ( sentito il Sindaco) sia improntato soprattutto a linearità, trasparenza e chiarezza di intenti.
Una cosa logica, elementare, di semplice buon senso ma, si sa, da noi non così scontata.
L'augurio che ci sentiamo di fare al nostro concittadino onorario per quanto possa valere, è di cominciare a metterla in pratica fin dal suo insediamento, portando con sé la sua esperienza di sagace e navigato uomo di cultura, soprattutto i principi più sani e belli che Ravello sa donare a chi la vive, rifuggendo dalle pastoie e dagli intrighi di bassa lega che pure non sono mancati in questi anni.
Sappia adoperarsi soprattutto per evitare che vicende assurde come quelle degli ultimi giorni facciano rimpiangere il passato ripetendo l'adagio dei nostri nonni che dicevano: "si stava meglio quando si stava peggio!".
Foto del 3 giugno scorso
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