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Tu sei qui: SezioniAttualitàCome sempre: l’emergenza colpisce i più deboli
Scritto da (Redazione), lunedì 23 marzo 2020 16:36:03
Ultimo aggiornamento lunedì 23 marzo 2020 16:36:03
di Paolo Russo*
Viviamo un'emergenza terribile, la nostra vita è sconvolta dall'epidemia, per la sopravvivenza della società e di noi stessi dobbiamo rassegnarci a un'esistenza men che dimezzata. Reclusi in casa, attendiamo un raggio di luce che ancora non si vede. I cittadini della costiera, diversamente da quelli di altri luoghi, stanno dimostrando grande responsabilità e un senso civico addirittura insperato. Non abbiamo avuto feste, aperitivi di gruppo, jogging di massa né sconsiderate calche di comitive a passeggio. Motivati forse anche dalla paura personale, quasi tutti hanno accettato il rispetto delle restrizioni richieste. Purtroppo, però, il sacrificio non è uguale per tutti. Vediamo in tv personaggi sorridenti che ripetono "fate tutti come me, state a casa!", come se fosse la cosa più semplice del mondo. Non è così.
Restarsene barricati per qualcuno è faticoso, per qualcun altro un gravame assai pesante, ma per altri è una tortura insopportabile. Alle spalle dei vip televisivi scorgiamo (o immaginiamo a ragione) appartamenti ampi, pieni di luce e con varie comodità. Nessuno invece invoca "restate a casa" da un basso, da un monolocale al pianoterra in cui stanno accalcati in quattro o cinque, magari con poca aria e poca luce. Ma sono realtà che esistono. Come esistono famiglie disgregate, dall'ardua convivenza, tenute insieme principalmente dal bisogno. Sperando che l'attuale sacrificio avrà infine contribuito a salvarci, a chi sarà costato di più? L'epidemia è democratica soltanto formalmente, in realtà colpisce molto di più i più deboli (come la guerra, come le crisi finanziarie, persino come i disastri naturali...).
E' questo il frutto di disuguaglianze sempre più numerose e più profonde, che le scelte politiche degli ultimi vent'anni hanno assecondato e accentuato, spacciando il bolso luogo comune delle ideologie superate o delle classi sociali inesistenti. Vanno apprezzati, certamente, i medici e i sanitari in prima linea, ma lo vanno anche i poveri, i derelitti, gli ammalati (si pensi a quelli psichici, ad esempio) cui rispettare le regole costa tanto di più che non agli altri. E il peggio è che sono gli stessi destinati a un disagio anche maggiore, dal momento (purtroppo non lontano) in cui si manifesteranno gli effetti economici dell'emergenza: che colpiranno, come sempre, i soggetti più fragili. A meno che il nostro assetto sociale e produttivo non prenda finalmente coscienza (e questa sarebbe realmente un'occasione) delle intollerabili ingiustizie che produce.
P.s. Preciso, come d'abitudine, che all'universo deregolato dei social queste riflessioni poco si addicono, sicché non avranno alcun seguito in quella sede.
*Docente in Diritto, consigliere comunale di Minori
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