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Tu sei qui: SezioniAttualità«Basta burocrazia, alla ristorazione ora seve liquidità»: il monito di Enzo Savino con i pizzaioli di Tramonti
Scritto da (Redazione), martedì 12 maggio 2020 13:45:04
Ultimo aggiornamento martedì 12 maggio 2020 13:45:04
«Imporre distanze eccessive tra clienti, così come procedure di sanificazione complesse e l'utilizzo di divisori in plexiglass vuol dire non voler far riaprire i ristoranti».
Il comparto della ristorazione riunito nel progetto #FareRete alza la voce prendendo nettamente le distanze dalle notizie che stanno rimbalzando su tutti i media. Altrettanto prive di logica appaiono le troppo drastiche misure restrittive ipotizzate per i sistemi di aerazione e condizionamento; o ancora palesemente ingiuste le ipotesi di attribuire al titolare del locale la responsabilità diretta in relazione al comportamento individuale di terzi all'interno dell'attività.
"Se queste notizie pubblicate dalla stampa trovassero corrispondenza nelle linee guida in emanazione, avrebbero come conseguenza la chiusura permanente di oltre l'80% dei locali presenti nel nostro Paese. Riteniamo folle e privo di senso anche solo ipotizzare misure di tale portata che confermano la poca conoscenza del settore e delle logiche che lo regolano. Non c'è più tempo, servono urgentemente misure pertinenti alla realtà esistente. Chiediamo al Governo di consultarci prima di emanare le nuove disposizioni, coinvolgendo rappresentanti della ristorazione al tavolo decisionale".
«Se le indiscrezioni trapelate sulle linee che il governo intenderebbe assumere risultassero veritiere, il rischio di un lockdown definitivo da parte dell'80% dei ristoratori sarebbe più che mai realistico. Quei pochi che, con immenso sacrificio, riuscissero ad aprire, sarebbero costretti - per mancanza di lavoro - a fare a meno dei dipendenti che, solo fino a pochi mesi fa, li assistevano con la clientela. E' questa la promessa che il governo si era impegnato a mantenere, che nessun lavoratore sarebbe stato licenziato?
Le linee guida sono necessarie, per ripartire in sicurezza ma non possono provocare l'ecatombe di un sistema, che è la spina dorsale dell'economia italiana. Ora basta alla burocrazia, occorre iniettare liquidità alle imprese, l'attività di ristorazione, fiore all'occhiello del Made in Italy, deve ripartire in sicurezza, certo, ma deve poterlo fare!». A parlare è il vicesindaco di Tramonti Vincenzo Savino, presidente dell'Associazione Pizza Tramonti, una delle tante affiliate al progetto #FareRete, il quale ha accolto le paure dei ristoratori della sua cittadina, eccellenza della pizza in tutto il mondo, e si è fatto portavoce dei timori di una realtà che rischia di essere fortemente minata dall'emanando decreto.
«A poche ore dall'emanazione del Decreto Legge ribadiamo anche la necessità che vengano previste misure di finanziamento a fondo perduto, destinate specificamente alla ristorazione e vincolate all'acquisto di prodotti alimentari italiani. Solo in presenza di tali risorse, l'horeca sarà in grado di riappropriarsi del proprio ruolo, quello di leva economica, imprescindibile, per la filiera agroalimentare, necessario per la ripartenza dell'intero Paese» ribadisce Gianluca De Cristofaro parlando a nome del progetto #FareRete.
Questa è la voce delle 29 realtà associative (più di 100.000 associati) del progetto #FareRete.
Un appello sostenuto da Filiera Italia il cui consigliere delegato Luigi Scordamaglia ricorda come «ilperdurare della chiusura del canale della ristorazione stia provocando un effetto domino sull'intera
filiera agroalimentare italiana con crolli di produzione fino al 40% del settore del vino, del 45% dei formaggi tipici e del 35% dei salumi di maggiore pregio, mettendo a grave rischio occupazionale parti rilevanti dei 3,6 milioni di lavoratori dell'intera filiera». Far ripartire subito la ristorazione con regole rigide ma applicabili e non tali da far chiudere comunque l'80% dei ristoranti italiani è l'appello
della Fondazione che raccoglie il meglio dell'agroalimentare italiano.
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