Tu sei qui: PoliticaGelmini e Cangini lasciano Forza Italia: «Caduta nel populismo di Salvini». Dopo seduta flash alla Camera, Draghi è salito al Colle
Inserito da (PNo Editorial Board), giovedì 21 luglio 2022 09:51:28
Seduta flash alla Camera: alle 9 in punto Mario Draghi ha annunciato la propria intenzione di andare a dimettersi al Quirinale. Quindi è salito al Colle per le sue comunicazioni. La seduta, rivela Sky Tg24, riprenderà alle 12.
Nonostante la fiducia incassata in Senato, ieri il risultato più basso che il governo ha ottenuto in questa legislatura: solo 95 voti favorevoli. Impossibile andare avanti per il premier.
L'astensione dal voto di Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia ha determinato le sorti del governo, ma anche l'abbandono di alcuni iscritti.
La prima a lasciare è Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari Regionali, secondo cui Forza Italia avrebbe ceduto lo scettro a Matteo Salvini: «Questa Forza Italia non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito». Non rinnovando la fiducia al Premier, «Forza Italia ha definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia. In un momento drammatico per la vita del Paese, mentre nel cuore dell'Europa infuria la guerra e nel pieno vortice di una crisi senza precedenti, una forza politica europeista, atlantista, liberale e popolare oggi avrebbe scelto di stare, senza se e senza ma, dalla parte di Mario Draghi».
Prima della chiama, inoltre, aveva chiesto e ottenuto di parlare il forzista Andrea Cangini, che in controtendenza con il partito di appartenenza ha rinnovato la fiducia a Draghi: «A me è stato insegnato che la politica è una cosa seria, che le istituzioni sono una cosa ancor più seria della politica e che quando la politica è debole, lo Stato in pericolo e la società attraversa una fase di grande difficoltà, è dovere di chi fa politica ammainare le bandiere di partito, innastare il Tricolore, stringersi gli uni agli altri nell'interesse generale. [...] Del mio partito non parlo per una questione di stile. [...] Ho votato 55 volte la fiducia, la voterò una 56esima».
Alla fine di una difficile giornata in Senato, ieri sera è arrivato il commento di Giuseppe Conte: «Siamo diventati il bersaglio di un attacco politico. Siamo stai messi alla porta, non c'erano le condizioni perché potessimo continuare con leale collaborazione. Non era questione di ultimatum, ma di priorità su cui bisognava definire un'agenda di governo. Non è stato possibile, abbiamo visto da parte del premier Draghi non solo indicazioni generiche, ma purtroppo su alcune misure anche un atteggiamento sprezzante. Questo ci spiace molto». «Abbiamo ricevuto insulti - ha continuato il presidente M5s -. Anche da parte delle forze di centrodestra c'è stato un atteggiamento incomprensibile, con un forte ostruzionismo e deliberata volontà di cacciarci dalla maggioranza».
Grande delusione, ieri, l'aveva espressa la capogruppo del M5s al Senato, Maria Domenica Castellone, in dichiarazione di voto sulla questione di fiducia: «Lei, presidente Draghi, aveva detto che un governo di alto profilo non deve identificarsi con nessuna forza politica. Mi permetta di dire che un governo di alto profilo non dovrebbe nemmeno schierarsi nettamente con una forza politica, come invece è stato fatto».
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