Tu sei qui: MondoSigiRiflessioni notturne di Sigismondo Nastri: a Capodanno è protagonista la Speranza
Inserito da (Admin), domenica 1 gennaio 2023 07:38:40
di Sigismondo Nastri
Il pensiero del primo giorno dell'anno è riservato - come sempre - alla speranza, che sta, come in un sandwich, stretta tra due sentimenti contrastanti: l'ottimismo e il pessimismo.
L'allegria beneaugurante, manifestata il 1° gennaio dell'anno appena archiviato, è stata vanificata dagli eventi politici, economici, sociali che si sono succeduti fino a oggi: il conflitto tra Russia e Ucraina che rischia di sfociare nella terza guerra mondiale, con l'impiego dell'arma atomica, non lasciando scampo a nessuno; il covid, tornato a terrorizzarci; e persino fattori atmosferici, che hanno interessato, con conseguenze gravi, e facendo vittime, l'isola d'Ischia e altre zone d'Italia, dal nord al sud.
Segno che la natura si ribella alle violenze che continuamente subisce sotto lo sguardo appannato o complice di chi dovrebbe esserne tutore.
Mentre si festeggia l'arrivo del nuovo anno, e dopo che sotto l'effetto di ricche libagioni si dà fuoco alla santabarbara dei fuochi d'artificio [mi chiedo a che servono le ordinanze di divieto], io penso ai poveri, agli emarginati, a quei disgraziati che cercano scampo da carestia, epidemie, violenze, e tentano di approdare sulla nostra riva del Mediterraneo. Penso ai nostri giovani che non trovano sbocchi occupazionali, ai lavoratori "espulsi" dai luoghi di produzione perché molte aziende, che pure hanno beneficiato di incentivi da parte dello stato italiano, chiudono o si trasferiscono altrove. Penso alla scuola, ridotta ad area di parcheggio, che non alimenta le menti e non forma le coscienze, e mi viene da rimpiangere Giovanni Gentile.
Penso agli aumenti sulle bollette di luce e gas, che fanno da traino alla lievitazione del costo complessivo della vita: dai generi di prima necessità ai trasporti. Ecco, perciò, il ricorso alla speranza che pure, a sentire Albert Camus, «al contrario di quanto si crede, equivale alla rassegnazione». E vivere, aggiunge lo scrittore francese, «non è rassegnarsi». Giusto. Anche un nostro proverbio - lo abbiamo spesso sentito ripetere dai genitori e dai nonni - ammonisce: «chi di speranza vive disperato muore».
Per Aristotele, la speranza è «un sogno fatto da svegli».
Solo che i sogni sono fotosensibili, svaniscono alla luce del giorno. Mentre mi tormento la mente con citazioni letterarie e pensieri per nulla rasserenanti, mi chiedo che senso abbia affidarsi alla speranza in una situazione così compromessa. La risposta la trovo in Georges Bernanos che scrive: «la speranza è una virtù, virtus, una determinazione eroica dell'anima. La più alta forma di speranza è la disperazione vinta».
Faccio mia anche la frase di Cicerone: «Dum vita est, spes est», finché c'è vita c'è speranza. Che è - lo leggo in una riflessione dell'indimenticabile cardinale Carlo Maria Martini - «un fenomeno universale, che si trova ovunque c'è umanità, un fenomeno costituito da tre elementi: la tensione piena di attesa verso il futuro; la fiducia che tale futuro si realizzerà; la pazienza e la perseveranza nell'attenderlo». Credo che sia la definizione più appropriata. In fondo, come dicevano gli antichi romani, «homo quisque faber ipse fortunae suae» [ogni uomo è artefice della propria fortuna].
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