Tu sei qui: Lettere alla redazioneRavello, il grido di un cittadino: «Così si educa alla paura, non al rispetto delle regole»
Inserito da (Admin), venerdì 25 luglio 2025 16:10:41
di Alfonso Mansi, professore di materie giuridiche in quiescenza
La Costituzione Italiana sancisce la centralità della persona e l'obbligo, da parte dello stato, di rimuovere tutti quegli ostacoli, che di fatto limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo degli individui
Da tanto si evince che, chi governa deve stare dalla parte dei cittadini, ascoltando e raccogliendo, con umiltà, le istanze che, di volta in volta, vengono formulate. A Ravello, non è più così! Negli ultimi tempi, si sta cercando di imporre un clima di sudditanza, facendosi scudo con una motivazione che poco convince: affermare, ad ogni costo, il rispetto delle norme. Tutto questo con il silenzio assordante, che si traduce in complicità, di chi avrebbe il dovere di difenderci e tutelarci. Assistiamo metodicamente a una sorta di "spedizione", per scovare auto e motorini che, poi, spesso, vengono sanzionati, appellandosi a cavilli discutibili, senza tenere minimamente conto dei veri problemi che attanagliano chi, per un motivo o per un altro, vive in questo paese.
Spostarsi è diventato un problema, parcheggiare, anche un semplice scooter, è un lusso da non potersi permettere. Per questo capita, che per motivi impellenti, si è costretti a sostare al limite del codice della strada: non c'è altra possibilità per sopravvivere. Vittime sono gli onesti Ravellesi, i numerosissimi e graditi ospiti, i tantissimi lavoratori del settore turistico, che, venendo dai paesi limitrofi, affrontano encomiabili sacrifici. La conseguenza è un clima di tensione e di apprensione che non giova a nessuno: né a chi mette in pratica queste azioni, né a chi le subisce.
Intanto, vengono elevate decine di contravvenzioni, come non è mai successo nella storia di Ravello, anche in punti in cui dove ognuno di noi non avrebbe mai immaginato, senza un mimino di raziocinio e la benché minima comprensione, e oserei dire, senza alcuna umanità, che, in molti casi, non guasterebbe. Agire così, non significa affermare la legge, ma abusare della legge per spaventare i cittadini, per provare ad assoggettarli, trattandoli da sudditi e non da persone libere, per mascherare le paradossali inadempienze di chi ci governa. Affermare la legge è un atto nobile, ma prima, però, voi che amministrate, avete il dovere di creare le condizioni affinché tutti possano agire nel rispetto delle norme. Dovreste porvi l'obiettivo di creare, ma soprattutto recuperare, subito, i numerosi posti macchina che avete soppresso, palesando una preoccupante incapacità amministrativa. Create i presupposti per parcheggiare onestamente, e solo dopo, potete e dovete perseguire i trasgressori, e io aggiungo, senza sconti e senza appello. Se pensate di educare il popolo con queste condotte, vi sbagliate, state commettendo un grosso errore, e non sono io a dirlo, ma i fatti, peccato che solo voi non ve ne accorgiate. Di questo passo non si va da nessuna parte, si crea solo esasperazione, si rischia di andare a sbattere, e vedrete, non a lungo, qualcuno ci rimetterà le penne.
Ho tanta nostalgia della figura del vigile di una volta, che assisteva i cittadini, dialogava con loro, li consigliava, e non aveva bisogno di ostentare una pistola, per essere rispettato. Purtroppo, quella figura è scomparsa, non esiste più. Anzi, accade, spesse volte, che il vigile, quasi ritenendosi al di sopra della legge, dà il cattivo esempio. Sì, è così, non di rado la polizia municipale parcheggia le auto di servizio sull'uscio del proprio ufficio, ingombrando la storica e angusta piazza Fontana, zona ZTL, con tanto di divieto di sosta, creando problemi anche a chi deve attraversare, pur avendo la possibilità di sostare a non più di 50 metri, all'inizio della salita del Toro, dove un cartello annuncia che due posti macchina sono riservati alla polizia municipale. E non venite a dirci, che è per motivo di servizio, perché il motivo di servizio è tutt'altra cosa, questo è solo mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini ravellesi. E, noi, questo rispetto, lo esigiamo, ad alta voce, perché è la nostra storia che ve lo impone.
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