Tu sei qui: Lettere alla redazioneL’occidente sta per dargli ragione: Putin ha già vinto?
Inserito da (PNo Editorial Board), martedì 24 gennaio 2023 16:05:10
Di Paolo Russo*
Dopo lo sdegno per l'ignobile aggressione, dopo la condanna per l'inaccettabile attacco militare all'Ucraina, dopo l'orrore per i morti, le bombe, per le torture e le sofferenze vigliaccamente innescate dal folle e criminale attacco russo, dopo tutto questo sembra che l'occidente stia cominciando ad entrare nella stessa logica di Putin. Che cioè stia assumendo un unico modo di pensare, un solo criterio d valutazione e di scelta: quello della guerra. Dalle dichiarazioni ufficiali, dalle analisi politiche, dai commenti giornalistici è sparita ogni ipotesi di negoziato, ogni prospettiva di tregua concordata, ogni possibilità di risoluzione del conflitto diversa dalla vittoria militare. Il presidente ucraino, dal canto suo, ha sposato dal primo momento quest'unica strategia, richiedendo aiuti in armi e solo armi, prefigurando la sconfitta dell'esercito russo come sola soluzione alla crisi. Un po' alla volta, il dibattito pubblico si è spostato da come iniziare trattative di pace a cosa fornire all'Ucraina per vincere sul campo. Personalmente non ho mai avuto dubbi sul sostegno da fornire agli aggrediti: un sostegno anche militare, ma di certo non esclusivamente militare. Oggi invece a livello europeo non si ragiona più di come costringere la Russia a trattare, ma soltanto di quali armi contrapporgli: una logica riduttiva e pericolosissima, e assurdamente simile all'insana mentalità guerresca del dittatore russo. Insomma, l'occidente sta finendo col ragionare (o sragionare) come Putin, cancellando dai suoi obiettivi tutto ciò che non sia una pace fondata sulla vittoria in guerra. Senza capire che, nella sua folle incoscienza, Putin potrebbe mirare proprio a questo: a una escalation del conflitto sino all'estremo della guerra nucleare, e magari simulandone dal suo punto di vista il carattere difensivo. Ma l'occidente, nell'assecondare soltanto la dimensione bellicistica dello scontro (con implicita accettazione di sempre più vittime e sofferenze per chiunque) dovrebbe chiedersi dove porta tutto questo, se non all'estremizzazione totale e definitiva del conflitto. Cioè alla fine del mondo come è oggi. E neanche può tacersi, in tutto questo, degli enormi interessi economici in gioco, a partire dalle industrie di armamenti. Dopo le immani tragedie del novecento, pare impossibile che ancora si pensi a "vincere" una guerra: nella guerra ci sono solo sconfitti, la pace va costruita invece con la determinazione a raggiungerla, con sforzi politici e diplomatici, con una "cultura" della pace realmente divulgata e praticata, dalla vita quotidiana delle persone alle impostazioni degli Stati e delle istituzioni internazionali. Di fronte all'acquiescenza dei nostri governi (l'attuale come i precedenti), pronti solo all'ennesimo invio di attrezzature militari, occorre uno sforzo di dissociazione dal pensiero unico di stampo militarista, e occorre che chi ha idee diverse faccia sentire la propria voce: non ci si può avviare in silenzio alla catastrofe, le future generazioni (ammesso che ci siano) non lo perdonerebbero mai.
*Consigliere comunale di Minori
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