Tu sei qui: Lavoro e FormazioneMorti sul lavoro a chi interessano?
Inserito da (Redazione Nazionale), martedì 26 aprile 2022 20:19:27
di Norman Di Lieto
Si rischia di diventare complici (o lo si è già) non riuscendo a trovare una soluzione su una questione che è sempre più critica nel nostro Paese e rimane aperta la ferita su un fatto tragico che si ripete in modo perpetuo: l'aggiornamento quotidiano del bollettino dei morti sul lavoro in Italia.
Mentre il turismo pare aver riacceso i motori per il lungo week end di Pasqua, nelle stesse ore in cui molti italiani si mettevano in viaggio o erano già giunti a destinazione nei diversi luoghi prescelti, abbiamo avuto un Venerdì che è stato tragicamente di Passione: 4 morti sul lavoro nel giro di poche ore lungo lo Stivale.
In provincia di Sassari un operaio di 23 anni morto a causa del crollo di un ponteggio, un uomo di 39 anni a Trento che ha perso la vita a causa del cedimento di un solaio, e ancora un lavoratore di 54 anni nel bresciano e uno di 60 a Cesena.
Secondo l'Osservatorio nazionale di Bologna il numero di vittime sul lavoro è salito, tristemente, a 182.
Non è il bollettino da aggiornare, ma da fermare. Una volta per tutte.
E' davvero impossibile pensare di riuscirci?
Sembra che l'agenda di questi ultimi tempi su che cosa faccia notizia abbia visto cambiare la vetta della classifica: prima a fare la parte del leone c'è stato il quotidiano bollettino dei positivi al Covid (con la battaglia tra i favorevoli e i contrari al vaccino)prontamente sostituito dalle vittime del conflitto tra Russia ed Ucraina (anche qui, via alle fazioni e fuoco alle polveri).
Di altro, volutamente ci si dimentica, o si decide di accendere i riflettori a fasi alterne, come nel caso delle morti sul lavoro: fa più notizia raccontare di un nome, di un'età (se giovane o anziano fa ancora più sensazione), mentre rimane sempre sottotraccia la notizia di come manchino ancora controlli efficaci e un numero congruo di personale addetto a farli. I controlli, appunto.
Dovrebbe essere un'attività quotidiana, che quasi arrivi a sfinire chi la fa. Perché nell'agenda politica del nostro Paese dovrebbe essere tra i primi punti, se non il primo. Come il primo articolo della Costituzione del nostro Paese: fondata sul lavoro. La nostra Repubblica, la nostra vita. Che non può finire a causa del lavoro. Ma che viene nobilitata dal lavoro. E' evidente come in Italia, la cultura della sicurezza non venga vista come un'attività su cui fare investimento continuo bensì - nella maggior parte dei casi - come un mero costo aziendale, specialmente dalle piccole imprese che vedono questa voce incidere maggiormente sul proprio bilancio rispetto ad una multinazionale.
Ma la vita umana non ha prezzo e bene ha fatto la famiglia di Luana d'Orazio a rifiutare l'offerta di risarcimento di poco più di un milione di euro avanzata negli scorsi giorni, annunciando altresì, da parte dello studio legale che rappresenta la famiglia che la madre di Luana presumibilmente si costituirà parte civile al processo.
Dietro alle morti sul lavoro, oltre ad una cattiva prevenzione, esiste un dramma familiare che coinvolge molte altre persone e non sarà solo un bonifico, seppur milionario, a riportare indietro ai propri cari le vittime degli incidenti sul lavoro né, tantomeno, ad evitarne altri in futuro.
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