Tu sei qui: Flusso di Coscienza’O purpo nun é fesso: la poesia di Klaus di Amalfi che ribalta un luogo comune
Inserito da (Admin), mercoledì 20 agosto 2025 08:44:43
Il polpo è oggi uno degli animali più ammirati dagli scienziati di tutto il mondo.
Con i suoi cinquecento milioni di neuroni, distribuiti non solo nel cervello ma anche nei tentacoli, ha dimostrato capacità di apprendimento, memoria, problem solving e perfino riconoscimento individuale.
Può aprire barattoli, risolvere enigmi, camuffarsi da altri animali e persino distinguere persone diverse.
Non a caso alcuni biologi parlano di "intelligenza aliena", perché sviluppata su un ramo dell'evoluzione lontanissimo da mammiferi e uccelli.
Eppure, nella cultura popolare napoletana, l'immagine è rovesciata. Dire a qualcuno "si nu purpe" significa definirlo ingenuo, lento, poco sveglio.
È la contraddizione tra il sapere della scienza e il linguaggio quotidiano, che guarda il polpo fermo, molle, apparentemente goffo, e lo riduce a simbolo di poca furbizia.
Questa poesia nasce con il dichiarato intento di unire i due mondi.
Il polpo della scienza e il polpo del popolo.
Ne viene fuori un ritratto che non può che restituire al nostro "eroe dei mari" la dignità che merita.
'O purpo nun é fesso
Nun t' 'o guardá
comm' 'o verene
'e guagliune
quanno 'o pigliano 'a mmare,
pe' 'e rrecchie,
c' 'e resate,
e 'e mane 'e sale.
"Si no purpo!",
dicono,
pecché 'o verene muto, fermo,
cu' 'e rrecchie 'e sabbia
e 'a faccia smarrita.
Ma ce stanno,
cchiù stelle
dint' 'e rrecchie soje,
ca 'n cielo.
Cinquecientomila sinfonie
'e nierve ca parlene
senza parlá,
'e rramme ca pensano sule,
ca s' 'arravogliano,
ca s' 'appiccicano,
ca trovano 'a chiave
c' arapre 'a porta chiusa
comme nu guappo truvasse 'a via d'uscita.
Nun tene scuorno 'o purpo,
sape fa 'o camaleonte senza tenere libbre,
né quaderne.
Sape fa' 'o scienziato
senza avé maestre.
Se sape arricurdà chi
ce mettette
'e mmane 'ncuolle,
e spruzza acqua scura
pe' dispiette,
comme si fosse nu cristiano cchiù fino.
E allora,
chi è 'o fesso?
Chi ride 'nfaccia 'o purpo
o chi nun vede
ca sotte a chella pelle,
ce sta 'a capa
'e 'no filosofo antico?
'O purpo, amico mio,
é nu genio
c'a vocca chiusa.
E si 'a ggente
te dice ancora,
"Si nu purpo!",
pò essere ca,
senza saperlo,
te sta facenno
'o complimento
cchiù grande.
Versione in italiano (adattamento poetico)
Il polpo non è uno sciocco
Non guardarlo come lo vedono i ragazzi,
quando lo pescano dal mare
tra le mani ruvide di sale e le risate fragorose.
"Sei un polpo!",
dicono,
perché lo vedono muto, immobile,
con quell'aria smarrita
di sabbia e di silenzio.
Eppure,
scorrono più stelle
nelle sue vene,
che nel cielo.
Cinquecento milioni
di sinfonie di nervi
che parlano senza parlare,
braccia
che pensano da sole,
che si intrecciano,
che si aggrappano,
che trovano la chiave
di una porta serrata
come un maestro d'astuzia in cerca di una via d'uscita.
Il polpo
non ha bisogno di libri.
Non ha bisogno di maestri.
Per cambiare colore come un pittore invisibile.
Per studiare l'arte dell'inganno e della fuga.
Ricorda chi lo ha toccato,
e a volte spruzza acqua per dispetto,
come un uomo che non dimentica un'offesa.
E allora,
chi è lo sciocco?
Chi ride del polpo
o chi non vede che sotto
la sua pelle
si nasconde la mente
di un antico filosofo?
Il polpo, amico mio,
è un genio dalla bocca chiusa.
E se la gente
ancora oggi ti dice:
"Sei un polpo!",
forse, senza saperlo,
ti sta facendo il complimento più grande.
Postfazione
Il polpo è un paradosso vivente.
Genio degli abissi e, insieme, simbolo popolare di ingenuità.
Ma proprio in questa contraddizione sta il suo fascino.
L'animale che l'uomo ha sempre guardato con sospetto e con ironia si rivela invece una delle creature più complesse e misteriose che abitano il pianeta.
E allora, la prossima volta che qualcuno vi chiamerà "polpo", non offendetevi.
Pensate piuttosto che vi stanno paragonando a un essere capace di vedere nel buio, di risolvere problemi senza manuali, di ricordare i volti, di trasformarsi a piacere.
Il polpo, giustamente, meritatamente, è degno di stima universale.
Klaus di Amalfi
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