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Flusso di Coscienza

Identità e radici

Klaus di Amalfi: «La parlatura è Cassazione»

Un testo viscerale e spontaneo, tra dialetto e italiano, in cui l’autore rivendica l’orgoglio amalfitano e il valore della lingua come marchio inconfondibile di appartenenza: «Basta che apri bocca e dici due parole. Quello sei tu. È Cassazione».

Inserito da (Admin), mercoledì 10 settembre 2025 15:43:17

Qui presento un testo nato con spontaneità esplosiva.
Un parto spontaneo e rapido come un treno ad alta velocità.
Prima é uscita la testa, cioé il titolo e poi...Zac.....
Nun c'é state verso.
É sciute, é nate, ....ma...senza chiagnere.
Un testo decisamente identitario, con ritmo e orgoglio.

La parlatura, intesa come AutoSentenza Cassazione.
La verità ultima o forse Prima, che non si discute.
Rimarco col giusto orgoglio la mia amalfitanità.
Aperta sí, ma con un punto fermo.
invalicabile.
La parlatura.

Je songo amalfitano.
Co' 'sto core mio fatte e scavato a mare, ma pure capace 'e rispettá e capì tutt' 'e perzone.
Ca só d'Atrani, e Scala, Minori, o cchiú luntane, nun ha importanza.
Me piace sta 'mmiez' 'a gente, a tutte quante.
Sentí comm' 'a penzane, comme rirene e comme chiagnene,
comme fatichene
e comme campene.
Só flessibile,
comme
n' elastico.
Ma ce sta 'na cosa
'nt' 'a vita mia
ca nun se tocca.
'A parlatura.
Ca nun significa
solo "dialetto",
ma musica interna, sangue, radice.
Quanno parle
cu' chella vocca,
ognuno capisce subito
chi si',
quanne e addó si nnate.
Nun c'é bisogne
ro codice fiscale,
nun servono carte,
né spiegazioni.
Accussí, 'e primme,
comme m' è sciuta
‘a primma bbotta,
senza penzà troppo,
pe' nun me scurdá.

Cassazione.

'O meglio
'A Parlatura.....
é Cassazione.

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'A Parlatura....é Cassazione !

Je nun só atranese,
ma pe t'accuntentá,
'o putesse pure esse.
Ma,
si nun te vuó appeccecá, nun me fa' maje
sta domanda :

"Parli atranese?"

Allora, là
pozzo pure perdere
‘o controlle, e sò mazzate .
Me spiego.

A mio modesto parere,
e je nun só nisciune,
l'identitá é 'a cosa cchiú importante ca tenimme.

'E prufessure,
chelle ca ne capiscene,
dicene ca l'identitá
é comme te vieste,
comme mange,
comme cucine,
'a religione toja
e tante belle chiacchiere.

Ma pe mmé,
l'identità se capisce
'a na cosa sola:
basta ca arape 'a vocca
e dici ddoje parole.
Chelli suone
ca t'escene ra vocca...
Chille sí tu.

Lá,
dint' 'a chelli suoni,
ce sta tutt' ‘o segreto
ra vita toja.

No rint' 'e riente.
No mmocche.
Rint' 'e suone ca t'escene pe' vocca quanno tu parle.

Chille sì tu.
É Cassazione.
Nun c'é cchiú appello.
Nisciuna discussione.
Lá sta tutte scritte.
É Cassazione.

Meglie d' 'a carta ca te rilascia l'ufficio anagrafe,
co' firme, foto
e timbro Comunale.

‘A parlatura toja si tu.
Lá nun se sfuje.

Klaus di Amalfi

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Il mio rispetto per la Nazione lo sento forte , così mantengo il senso originale e adatto il mio scritto in italiano senza rubare nessun significato al testo .

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Cassazione

(versione per i fratelli Milanesi , e un abbraccio forte a tutti i fratelli Atranesi)

Io non sono atranese,
ma per accontentarti potrei anche far finta di esserlo.
Però , se vuoi evitare di litigare con me,
non farmi mai questa domanda.
"Parli atranese?"

Perché lí rischio davvero di perdere il controllo.
Te lo spiego.

A mio modesto parere,
e io, sia chiaro, non sono nessuno,
l'identità é la cosa più importante che abbiamo.

I professori , quelli che se ne intendono,
dicono che l'identità
é come ti vesti,
quello che mangi,
come cucini,
la tua religione,
il tuo modo
di stare al mondo.

Per me, invece,
l'identità si capisce
da una cosa sola.
Basta che apri bocca
e dici due parole.
Il suono che ti esce.....
quello sei tu.

In quei suoni
c'é nascosto tutto.
Tutta la tua vita.

Non nei documenti,
non nel cognome,
ma nei suoni
che la tua bocca
tira fuori quando parli.

Quello sei tu.
É Cassazione.
Fine dei giochi.
Non si discute.
Nessun ricorso.
Lí c'é tutto scritto.
É Cassazione.

Più valida
di qualsiasi carta d'identità,
con firma, foto
e timbro dello Stato.

Il tuo modo di parlare
sei tu.
E quello non si sfoglia.
Non si cambia.
Non si imita.
Non si compra.

Klaus di Amalfi

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