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Flusso di Coscienza

Una parabola poetica firmata da Klaus di Amalfi

Il tuffo della vita: dal primo respiro al silenzio ultimo

Un sasso scagliato nell’acqua diventa metafora dell’esistenza: il lancio è l’impulso della nascita, gli spruzzi i primi vagiti, i cerchi concentrici la crescita e i legami che si allargano, fino alla lenta discesa verso il fondale, dove la vita trova il suo riposo e compie il cerchio del ritorno.

Inserito da (Admin), domenica 28 settembre 2025 16:59:07

"Parabola poetica sull'esistenza umana".

"Un gesto semplice, antico come l'uomo:
gettare un sasso in acqua. Da quest'immagine nasce questa riflessione, che diventa parabola dell'esistenza, dal primo respiro fino al silenzio ultimo."

Il tuffo della vita

Immagina la scena:
il tuo braccio si tende all'indietro, il pugno chiude un piccolo sasso levigato dal tempo, strappato a una riva di ciottoli.
Il gesto é naturale, quasi arcaico.
Un arco che si tende e si scioglie, il sasso parte con un fischio sordo nell'aria. Per un attimo la sua traiettoria é pura geometria, una curva rapida, obliqua, che lo porta dal dominio dell'aria a quello dell'acqua.

L'impatto é un istante sospeso.
L'acqua non accoglie mai senza resistere.
Si apre con uno schiocco breve, metallico, come un respiro spezzato, e si richiude subito.
Dalla superficie si innalzano schizzi leggeri, gocce che brillano per un battito di ciglia sotto la luce, come piccoli cristalli che non conoscono durata.
Lí, sul pelo del mare,
si disegna immediatamente il primo cerchio.
Netto, concentrico,
che si allarga con dignità verso l'esterno.
Poi ne nasce un altro,
e un altro ancora,
più lenti, più larghi,
sempre più fragili,
come se il mare
tentasse di ricordare
e insieme di dimenticare l'offesa ricevuta.

Sotto la superficie,
il sasso comincia
la sua seconda vita.
Se la caduta é verticale,
si muove quasi
come un filo a piombo,
un corpo che affonda diritto,
trascinato solo dalla gravitá, frenato e rallentato dall'abbraccio denso dell'acqua.
Piú spesso, peró, l'ingresso é obliquo,
e allora il sasso procede
a zig-zag impercettibile, oscillando,
frenato da vortici invisibili che lo spostano un poco a destra e un poco a sinistra, finché la sua energia
si spegne e si adagia
sul fondale
come un oggetto smarrito.

Intorno, il mondo marino non resta indifferente.
I pesci più vicini, avvertito lo schianto improvviso, scartano di lato con un guizzo nervoso, una nube compatta che si dirada all'istante.
I più piccoli cercano riparo tra gli anfratti delle rocce,
i granchi si immobilizzano nelle loro tane,
le alghe ondeggiano lente
come se nulla
fosse accaduto.
Ma dopo qualche secondo, quando i cerchi
in superficie si dissolvono
e l'acqua torna
a specchiarsi calma,
la vita subacquea riprende il suo ritmo.
Curiositá e paura
si mescolano,
e qualche pesce
torna a girare
attorno al punto in cui il sasso é sceso,
come per verificare la natura di quell'intruso.

E sopra, intanto, tutto ritorna a silenzio.
I cerchi si sono fusi con la pelle del mare,
lo spruzzo non lascia traccia,
l'eco del tonfo si é perduto nell'aria.
Rimane soltanto la calma apparente,
quella superficie che sembra immobile,
ma che sotto nasconde la lenta discesa del sasso
e lo stupore momentaneo delle creature
che lo hanno visto passare.

Cosí
come il braccio che si tende e scaglia il sasso,
c'é un impulso che precede ogni vita.
La forza di chi genera,
di chi consegna al mondo ció che ancora non esiste. L'arco del lancio é l'attesa
e la gestazione,
il tempo misterioso
in cui ciò che sarà
rimane sospeso,
custodito e insieme già proiettato verso il futuro.

Il sasso in volo é la creatura pronta a nascere.
Cade, scende rapido, e quell'attimo che precede l'impatto somiglia al passaggio dal grembo alla luce.
Un tempo breve
e infinito insieme,
dove tutto cambia.

Il tonfo sull'acqua
é il primo respiro,
il vagito che squarcia il silenzio.
É la dichiarazione
di presenza, il segno che qualcosa di nuovo
é entrato nel mondo.
Gli spruzzi che si sollevano, gocce che brillano e poi si spengono, sono le prime lacrime, i segni fragili
ma indispensabili dell'ingresso nella vita.

Subito dopo,
i cerchi concentrici
che si allargano
dal punto d'impatto raccontano la crescita.
Il bimbo che muove i primi passi, che allunga le braccia verso ciò che lo circonda, che tesse relazioni sempre più ampie. Ogni cerchio é un incontro, un legame, una conquista che si espande
oltre il centro originario. Cosí, via via che si allargano, i cerchi diventano più sottili, si affievoliscono.
Come accade quando gli anni passano e ció che all'inizio é pieno di vigore
si fa piú delicato,
piú fragile.

Intanto il sasso,
sotto la superficie, continua il suo viaggio.
La sua discesa verticale
o obliqua é la parabola di un destino che si compie. A volte scende diritto, senza esitazioni, come un'esistenza lineare e coerente.
Altre volte ondeggia, spostato dalla resistenza dell'acqua, come una vita segnata da deviazioni, tentennamenti, cambi di rotta.
Ma sempre, comunque, procede verso il fondale, dove troverá riposo.

Le creature del mare, spaventate o incuriosite dall'ingresso improvviso, sono le vicende del mondo che reagiscono al nostro passaggio.
Alcuni ci fuggono,
altri si avvicinano, qualcuno resta indifferente. É l'eco delle nostre azioni che provoca timori
o suscita curiosità, che lascia segni anche quando
non ce ne accorgiamo.

E poi, gradualmente, l'acqua ritorna calma.
I cerchi si dissolvono,
lo spruzzo é dimenticato,
il tonfo non ha piú eco.
Il mare riprende
il suo volto immobile.
É il silenzio della fine, quando
l'esistenza si chiude
e ogni traccia sembra riassorbita dal tempo.

Intanto, sul fondo, il sasso rimane.
Sta.
Non galleggia,
non sparisce.
Riposa.
Così l'uomo,
finita la corsa,
trova una dimora ultima.
E il mare che lo accoglie non é estraneo.
La vita stessa,
che era nata dall'acqua,
lo riceve di nuovo.
In questo ritorno
si compie
un cerchio invisibile,
piú ampio di tutti i cerchi che la superficie ha mostrato.
L'inizio e la fine
che si toccano,
il viaggio che si chiude là
dove aveva avuto origine.

Klaus di Amalfi

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