Tu sei qui: Economia e TurismoMatrimoni in Italia, i cinesi vogliono Villa Cimbrone. Serve un wedding planner ad hoc
Inserito da (redazionelda), martedì 6 febbraio 2018 11:03:02
L'ultima tendenza dei cinesi innamorati dell'Italia è sposarsi a Villa Cimbrone. Le coppie che dalla Cina organizzano il giorno più bello nel Belpaese hanno scoperto l'eremo di Ravello sul grande schermo. Trasformata nell'isola delle Amazzoni in Wonder Woman, che ha avuto successo al box office cinese, «l'anno scorso Villa Cimbrone ha avuto un riscontro strepitoso» tra i futuri sposi del maggior paese asiatico, spiega a Wired.it Giancarlo Dall'Ara, consulente del Consorzio Amalfi di Qualità e responsabile del progetto Chinese Friendly Italy.
Nel complesso, l'Italia è una meta che affascina i cinesi che decidono di sposarsi all'estero. A cominciare dalle destinazioni più celebri, come Roma e Venezia. Nato come una moda dei figli dell'élite del Partito comunista, i fuèrdài, il matrimonio in Italia è oggi un desiderio anche della generazione Y shidai, ossia i 300 milioni di millennials dell'ex Celeste impero. Le nozze all'estero non si limitano alla cerimonia. «In genere sono viaggi di 4-5 giorni, con parenti e amici, che culminano con il matrimonio», spiega Veronica Tasciotti, wedding planner e sinologa che da due anni organizza questo tipo di eventi in Italia.
Secondo dati della Fondazione Italia-Cina, il business dei matrimoni cinesi all'estero è in crescita. Chi ha possibilità economiche organizza viaggi in più tappe, in compagnia della famiglia e degli amici. In alternativa gli sposi vanno all'estero per il pre-wedding, una sorta di luna di miele anticipata, scandita dal servizio fotografico che gli sposi faranno rivedere in grande stile al rientro in Cina durante il matrimonio.
Secondo il Centro studi turistici di Firenze in Italia il turismo per matrimoni genera circa 380 milioni di euro, ma ci sono margini di miglioramento. A cominciare proprio dai turisti cinesi.
Nel 2016 (dati United nation world tourism organization) 135 milioni di cinesi hanno viaggiato fuori dalla madrepatria. Di questi, in Europa ne è arrivato l'11% e in Italia 3,79 milioni di persone. Per Dall'Ara i matrimoni potrebbero essere un modo «per far conoscere destinazioni alternative, come i borghi». Tasciotti spiega che tra le città più richieste c'è Verona, per il richiamo alla storia di Giulietta e Romeo, ma i cinesi conoscono bene anche Vicenza, perché una leggenda colloca là i castelli delle famiglie nobili a cui si sarebbero ispirati i protagonisti della tragedia resa celebre da Shakespeare.
Sulla scia dell'aumento dei matrimoni stranieri anche in Italia sta prendendo piede la figura del wedding travel coordinator, ossia un organizzatore che gestisce le vari fasi del viaggio. «Accoglie i turisti matrimoniali e li accompagna nel loro soggiorno in Italia», spiega la Fondazione Italia-Cina, che alla professione dedica dei corsi di formazione per gli specialisti delle tradizioni cinesi. Perché sebbene il coordinatore non sia solo un wedding planner, né un agente di viaggio, come spiega Tasciotti, in realtà «si occupa di selezionare i ristoranti, organizzare i servizi fotografici e il trucco fino all'evento finale». «Deve gestire anche l'aspetto burocratico delle nozze, se gli sposi vogliono celebrare l'unione all'estero, gli spostamenti e i pernottamenti», aggiunge Tasciotti. Perciò deve conoscere le tradizioni dei matrimoni cinesi. A cominciare dai colori, come "rosso e oro", dai riti e dallo stile delle fotografie, «molto posate, con la luce sparata davanti ai monumenti».
«Conoscere le tradizioni e la lingua è fondamentale», avverte la wedding planner. Per Tasciotti il wedding travel coordinator è un'alternativa professionale per quei 17.500 studenti italiani che, dato Fondazione Intercultura, studiano mandarino già dalle scuole superiori. «Oggi capita spesso che i cinesi preferiscano andare in Svizzera perché sono più preparati per le loro esigenze», aggiunge Tasciotti. E, affonda Dall'Ara, «in Francia esiste un circuito che promuove le nozze di Giulietta e Romeo».
Fonte: Wired.it
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