Tu sei qui: CronacaTaglio accise non basta, prezzi carburante continuano a salire: benzina va oltre i 2 al litro al servito
Inserito da (Redazione LdA), venerdì 3 giugno 2022 12:27:18
Nonostante l'intervento del governo sulle accise, che ha ridotto la tassazione di 30,5 cent, sia prorogato fino all'8 luglio 2022, i prezzi di benzina e diesel continuano a salire.
In base ai dati comunicati dai gestori all'Osservaprezzi del ministero dello Sviluppo economico, il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self sale a 1,914 euro/litro. Il diesel self è arrivato a 1,831 euro/litro (da 1,821). Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio aumenta a 2,049 (da 2,037), il diesel servito sale a 1,973.
Eni ha aumentato di due centesimi al litro i prezzi consigliati della benzina e del gasolio. Stesso rialzo per Ip e Q8. Per Tamoil +4 cent/litro sulla verde e +3 sul diesel.
La ragione principale dell'impennata dei prezzi alle stazioni di servizio sono le quotazioni del greggio in continua salita.
Anche le notizie sull'embargo deciso dall'Unione Europea nei confronti del petrolio russo e la progressiva revoca delle restrizioni anti-Covid in Cina hanno contribuito a far oscillare i prezzi. I leader dell'UE hanno finalmente concordato un embargo sul petrolio russo. Il compromesso raggiunto include l'eliminazione graduale del petrolio marittimo: Ciò significa che entro la fine dell'anno l'Europa acquisterà il 90% in meno di petrolio dalla Russia (tagliando circa 20 miliardi di euro al mese di entrate petrolifere a Mosca). Nonostante, per ora, l'embargo tagli solamente il 75% delle importazioni, quelle in arrivo via mare, è stato sufficiente a sconvolgere il mercato petrolifero.
Infine, una parte importante della responsabilità dell'aumento dei prezzi va attribuita ai paesi Opec+, cioè Arabia Saudita, Venezuela, Iraq, Iran e Kuwait, Libia, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Nigeria, Ecuador, Gabon, Angola, Guinea Equatoriale e Repubblica del Congo, più Russia, Messico, Kazakistan, Azerbaijan, Bahrein, Brunei, Malesia, Oman, Sudan e Sudan del Sud. Questi paesi, infatti, si sono rifiutati di aumentare la loro produzione di greggio per più di 432mila barili al giorno, respingendo le richieste di un aumento più elevato per abbassare i prezzi in crescita.
È «molto probabile» che il governo intervenga ancora ha detto la sottosegretaria all'Economia, Maria Cecilia Guerra, intervenendo a Mattina 24 su Rainews 24. «Banalmente l'aumento dei prezzi fa anche aumentare il gettito dell'Iva, che non vogliamo mettere nelle casse dello Stato, ma lo utilizziamo per abbassare le accise e tenere calmierato il prezzo», ha spiegato Guerra, ricordando che per l'energia «il governo ha fatto già interventi per 30 miliardi».
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