Tu sei qui: CronacaScambio elettorale politico-mafioso: 10 arresti, c'è anche Franco Alfieri
Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), giovedì 27 marzo 2025 10:25:22
È un'inchiesta dal peso politico e giudiziario dirompente quella che ha portato questa mattina all'arresto di 10 persone da parte della Direzione Investigativa Antimafia di Salerno, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Le misure cautelari, eseguite nei comuni di Torchiara, Capaccio Paestum, Baronissi, Terni e Sulmona, colpiscono a vario titolo soggetti accusati di scambio elettorale politico-mafioso, tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, estorsione, porto e detenzione di armi da guerra, favoreggiamento personale.
Al centro dell'indagine ci sono i rapporti intercorsi tra Franco Alfieri, ex sindaco di Capaccio Paestum, già presidente della Provincia di Salerno, già agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d'asta nell'ambito di un'inchiesta su presunti appalti truccati, e un imprenditore del territorio legato a un clan mafioso attivo nel salernitano. Secondo gli inquirenti, in occasione delle elezioni comunali del 2019, sarebbe stato stretto un patto elettorale in cambio della tutela amministrativa di una struttura balneare di Capaccio Paestum nonostante fosse già destinataria di provvedimenti di abbattimento (nel 2019 oggetto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Salerno).
Secondo la ricostruzione, il parziale abbattimento del lido - resosi necessario a seguito di un evento naturale che ne aveva compromesso la sicurezza - avrebbe generato forti tensioni. Secondo quanto riportato nelle carte dell'inchiesta, l'ex sindaco avrebbe ricevuto esplicite minacce rivolte alla sua persona "al fine di impedire l'abbattimento della struttura", tramite soggetti vicini all'imprenditore, appartenenti anche alla polizia locale e ad altri uffici comunali. Questi avrebbero avvicinato un'assessora comunale, allora dimissionaria, che secondo gli investigatori avrebbe trasmesso al politico i messaggi minatori.
Ma lo scenario si aggrava ulteriormente. Dopo l'abbattimento del lido, l'imprenditore avrebbe organizzato una serie di incontri con soggetti pregiudicati provenienti da Baronissi, per commissionare un attentato dinamitardo nei confronti del sindaco Alfieri. L'attentato - studiato nei minimi particolari con sopralluoghi e analisi delle mappe - non venne portato a termine a causa del mancato accordo tra le parti. Ai soggetti coinvolti, intercettati, è stato contestato il possesso di esplosivi e di armi da guerra, tra cui un Uzi e un kalashnikov.
Nel dettaglio, il GIP ha ritenuto gravi gli indizi di colpevolezza per il tentato omicidio commissionato da uno degli arrestati nei confronti di un noto esponente del clan Genovese, attivo tra Baronissi e zone limitrofe. Il movente sarebbe stato una tentata estorsione fallita, posta in essere da quest'ultimo nei confronti del mandante.
Anche sul fronte amministrativo emergono responsabilità. All'ex consigliera comunale dimissionaria è stato contestato il reato di favoreggiamento personale, in quanto - secondo l'accusa - avrebbe reso dichiarazioni mendaci e omissive alla polizia giudiziaria per aiutare l'imprenditore e i suoi sodali a eludere le indagini.
Il provvedimento cautelare è ovviamente suscettibile di impugnazione e, come sottolineano le autorità giudiziarie, le accuse sono formulate "salvo valutazioni del giudice nelle fasi ulteriori del procedimento".
La notizia ha immediatamente scatenato reazioni politiche. Duro il commento del Senatore Antonio Iannone di Fratelli d'Italia, Segretario della Commissione Parlamentare Antimafia, che ha dichiarato: "Il sistema Cilento non è soltanto una fetida storia di corruzione. I nuovi arresti per mafia di Alfieri e componenti della sua amministrazione evidenziano uno scenario torbido che va anche oltre il perimetro del Cilento. È necessario acquisire gli atti alla Commissione Antimafia. Abbiamo fatto bene ad istituire un apposito Comitato e bisogna andare fino in fondo ora che è saltato il coperchio con vicende gravissime che sul territorio erano note da tempo. Chiederò al Ministro Piantedosi una scrupolosa verifica sugli atti di questi enti e di valutare rapidamente una commissione d'accesso, visto che il Comune di Capaccio Paestum è chiamato anche ad elezioni ed è stato commissariato solo da pochi giorni".
Imma Vietri, deputata salernitana di Fratelli d’Italia, parla di un quadro "davvero inquietante che desta molta preoccupazione" e accusa il Partito Democratico e la segretaria Elly Schlein di non prendere posizione: "Chissà se, almeno questa volta, arriveranno parole chiare di condanna... Schlein è sempre pronta a puntare il dito contro gli avversari ma si trincera nel silenzio quando si tratta di suoi compagni di partito".
Anche Aurelio Tommasetti, consigliere regionale della Lega, è durissimo: "Il sistema Alfieri è alla frutta". Secondo Tommasetti, l’inchiesta "mette in evidenza una visione distorta delle istituzioni, considerate un bancomat elettorale", e denuncia "troppi silenzi da parte del PD salernitano". Il consigliere regionale sottolinea anche l’aspetto più inquietante dell’inchiesta, ovvero il presunto progetto di attentato ai danni dello stesso Alfieri, dopo l’abbattimento di un lido al centro dell’accordo elettorale contestato dagli inquirenti.
Dura anche la presa di posizione del Movimento 5 Stelle, con la coordinatrice provinciale Virginia Villani, che definisce il secondo arresto di Alfieri "solo la punta dell’iceberg": "È il momento di fermare una rete criminale che ha devastato il nostro territorio… Non possiamo più tollerare che la politica e la criminalità si intreccino". Villani ricorda che già nel 2019 il M5S aveva denunciato "l’uso vergognoso di ambulanze per festeggiare la vittoria elettorale di Alfieri", collegando l’episodio a "un sistema marcio, protetto per troppo tempo".
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