Tu sei qui: CronacaDa un messaggio su Instagram alla rete della droga: 41 arresti tra Campania e Basilicata, sgominata banda di giovanissimi
Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), lunedì 20 ottobre 2025 15:39:14
Un semplice post su Instagram, poche righe intrise di paura e disperazione, ha innescato una delle più imponenti operazioni antidroga condotte negli ultimi anni tra Basilicata e Campania. «La mia morte è dovuta alla droga» scriveva nel 2023 un minorenne, deciso a denunciare pubblicamente le minacce e le pressioni subite da un gruppo criminale che lo voleva nel giro dello spaccio. Quel messaggio, intercettato da un carabiniere, ha dato il via a un'indagine che ha portato all'arresto di 41 persone e all'iscrizione nel registro degli indagati di altre 23.
L'inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, ha svelato un'organizzazione radicata tra le province di Matera, Potenza, Lecce, Salerno, Siracusa e Trani, gestita da un gruppo di giovanissimi legati ai clan storici della Campania ma ormai ben insediati in Basilicata. Fulcro del traffico era Ferrandina, nel Materano, dove si erano stabilite le nuove leve dei clan Bisogno e Zullo, intenzionate a dominare il mercato locale della droga. Un asse Basilicata-Salerno che riforniva un ampio territorio con cocaina e hashish destinati soprattutto ai giovani della movida e ai frequentatori dei locali notturni. A capo del gruppo, secondo gli inquirenti, c'era un 20enne di Cava de' Tirreni, in stretti contatti con il figlio 44enne dello storico boss Dante Zullo.
Quest'ultimo, nonostante la detenzione, continuava a gestire le attività illecite dal carcere, utilizzando un telefono cellulare clandestino per impartire ordini e coordinare i movimenti dei pusher. L'indagine ha inoltre documentato il coinvolgimento di sette minorenni, impiegati come corrieri o vedette per lo spaccio. Giovani reclutati con la promessa di guadagni facili, ma poi intrappolati in una rete di minacce e violenza. Durante le perquisizioni, i carabinieri hanno trovato due telefoni cellulari nella disponibilità del giovane - uno nella sua abitazione e uno in carcere - oltre a dosi di stupefacente, armi e materiale per il confezionamento. Gli investigatori ritengono che il gruppo disponesse di armi da fuoco e fosse responsabile di pestaggi e intimidazioni per mantenere il controllo del territorio. L'obiettivo era colmare il vuoto lasciato dalle precedenti operazioni antimafia nel materano, costruendo un nuovo equilibrio tra vecchie e nuove generazioni della criminalità organizzata.
Le accuse contestate sono pesantissime: associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, detenzione di armi e munizioni e concorso esterno in associazione mafiosa. Nei prossimi giorni gli indagati compariranno davanti al Gip di Potenza per gli interrogatori di garanzia. Alcuni resteranno a piede libero ma sotto inchiesta, altri sono già stati raggiunti da misure cautelari restrittive.
Un'inchiesta nata da un gesto disperato sui social si è trasformata in una storia di coraggio e giustizia. Le indagini hanno portato alla luce una rete criminale interregionale, violenta e ben organizzata, capace di sfruttare anche i nuovi mezzi di comunicazione per reclutare e spacciare. Un segnale inquietante ma rivelatore: le organizzazioni criminali continuano ad adattarsi, a cambiare volto e linguaggio, ma restano profondamente radicate nel territorio. Questa volta, però, è stato proprio un post online - il grido d'aiuto di un ragazzo - a farle crollare.
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