Tu sei qui: ChiesaScala ricorda Mons. Cesario d’Amato a 20 anni dalla morte. Giovanni XXIII gli anticipò il Concilio Vaticano II
Inserito da (redazionelda), lunedì 17 agosto 2020 16:16:43
Domenica 23 agosto, alle ore 19,00, nel Duomo di San Lorenzo in Scala, l'Arcivescovo Orazio Soricelli presiederà la Concelebrazione Eucaristica in occasione del ventesimo anniversario dalla morte di Monsignor Cesario D'Amato, vescovo titolare di Sebaste di Cilicia e abate nullius di San Paolo fuori le Mura dal 1955 al 1964.
Don Cesario, come era familiarmente conosciuto, era nato con il nome di Giuseppe a Ponticelli (Napoli) il 17 agosto 1904 da Vincenzo d'Amato, originario di Minori, e da Chiara Maria Capasso.
Il padre, medico chirurgo e amministratore comunale, esercitò la condotta medica a Scala, a partire dal 1901, e vi rimase sempre domiciliato, anche dopo aver lasciato la condotta per limiti d'età.
In questo contesto familiare e territoriale Cesario d'Amato maturò quell'amore che riguardava la storia e le tradizioni di Amalfi e delle comunità limitrofe, poi trasfuso in numerosi articoli e pubblicazioni.
Trascorse la sua fanciullezza a Scala, frequentò i primi anni del ginnasio ad Amalfi poi completati con il conseguimento della maturità classica presso il liceo classico della Badia di Cava nel 1922.
Nel 1923 era all'Ateneo Lateranense per conseguire la licenza in filosofia ed entrò nel monastero di S. Paolo già studente di teologia e suddiacono. Visse l'anno di noviziato sotto il governo dell'abate Ildefonso Schuster, poi cardinale di Milano, di cui sarebbe divenuto segretario e puntuale collaboratore nella redazione del Liber Sacramentorum.
Emise la professione religiosa il 1° novembre 1927 e fu ordinato sacerdote il 25 luglio 1928. Al Pontificio Ateneo Lateranense ottenne anche la laurea in Teologia e insegnò liturgia e legislazione ecclesiastica nel Pontificio Istituto di Musica Sacra e liturgia nello stesso Ateneo Lateranense. Insegnò, inoltre, canto gregoriano nei Pontifici Seminari Romani.
Il 15 settembre 1955 veniva eletto abate di San Paolo: confermato e nominato vescovo titolare di Sebaste di Cilicia il 7 novembre dello stesso anno, era consacrato il 27 seguente dal Card. Clemente Micara, allora Vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma. Alle 12,00 del 5 dicembre 1955, veniva ricevuto dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi per il connesso giuramento.
In questo periodo tanto gravoso di impegni, non si risparmiò né come abate né come vescovo, incontrando anche molti dispiaceri e contraddizioni, essendo egli assai sensibile di carattere e molto tradizionale nella liturgia.
Il momento più alto del suo ministero fu sicuramente la celebrazione da lui presieduta con l'assistenza di Giovanni XXIII a San Paolo fuori le Mura, il 25 gennaio 1959, in cui il papa tenne la famosa allocuzione ai cardinali presenti nella sala di ricevimento dell'appartamento abbaziale, annunciando la convocazione di un concilio ecumenico, cui prese parte nella commissione preconciliare della liturgia.
Da Paolo VI fu nominato presidente della Pontificia commissione di Archeologia Sacra e, lasciati gli impegni pastorali e istituzionali, si diede al riordinamento della biblioteca monastica di San Paolo, alle ricerche di storia locale amalfitana e alla riedizione in tre volumi del Liber Sacramentorum dello Schuster. A questo periodo risalgano anche le visite, sempre più costanti, nei luoghi d'infanzia, soprattutto a Scala, invitato da Mons. Giuseppe Imperato Iunior a presiedere le solenni liturgie della festa patronale e anche natalizie.
Segno di questa particolare vicinanza è il contributo costante dato al periodico scalese "Il Crocifisso", in cui Don Cesario pubblicava articoli storici sulle chiese e sui monumenti di Scala, poi confluiti, nel 1975, nel volume: "Scala: un centro amalfitano di civiltà", dedicato, con profonda commozione: "Ai miei genitori e fratelli defunti che molto amarono Scala".
Morì il 23 agosto del 2000, alle 13.15, presso la Casa di cura delle Ancelle della Visitazione in Santa Marinella (Roma), dove era ricoverato.
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