Tu sei qui: ChiesaIl pellegrinaggio al Santuario dei Santi Cosma e Damiano nei ricordi di Sigismondo Nastri
Inserito da (Admin), giovedì 26 settembre 2024 07:02:14
di Sigismondo Nastri -
Il pellegrinaggio al santuario dei Santi Cosma e Damiano, a Ravello, nella ricorrenza della loro festa, era un appuntamento fisso di fine settembre. Ci andavamo ogni anno, da Amalfi, rigorosamente a piedi. Abitavamo all'inizio della lunga scalinata che dalla Valle dei Mulini sale fino a Scala. A Pontone, attraverso un sentiero ('a Ponta 'e Priece), c'immettevamo sulla strada rotabile. Utilizzavamo, laddove c'erano, delle piccole scorciatoie che ci consentivano di scansare qualche tornante.
Dopo la visita al santuario, aggrappato alla roccia, e affacciato arditamente sul mare, la messa, le rituali invocazioni ai santi, entrambi medici («uno mèreca e n'ato sana», dice il proverbio), c'era l'incontro col parroco, l'indimenticabile don Pantaleone Amato, sempre gentile, simpatico, disponibile, accogliente. «Santo Cosemo e San Damiano: nu sordo, doje fiure». Ne pagavi una e ne prendevi due: era questa la promozione messa in atto dall'addetto alle offerte, sul sagrato.
Sulla via del ritorno ci fermavamo all'ombra di un olivo per consumare il pasto, portato da casa: il gattò di patate, bello, sodo, riccamente farcito; o magari la frittata di spaghetti, profumata di basilico, e gli ottimi crocché fatti da papà. Il tutto accompagnato da un grappolo d'uva e un gradevolissimo vinello paesano. Era la nostra "marenna": quella che poi è stata ribattezzata, in epoca più recente, con un brutto inglesismo, picnic.
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