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Una sentenza che sottolinea l'importanza del rispetto della privacy e della sicurezza informatica

Spiare le chat su WhatsApp è reato: fino a dieci anni di carcere, lo stabilisce la Cassazione

La Corte di Cassazione ribadisce la gravità del reato di accesso abusivo a sistema informatico, condannando un uomo per aver spiato i messaggi della moglie.

Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), sabato 7 giugno 2025 14:36:47

Maurizio Russo, liquorificio dal 1899 - Bu, le creme con latte di Bufala

Spiare i messaggi su WhatsApp senza consenso è un reato grave, che può comportare pene severissime. A ribadirlo è la Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso di un uomo condannato lo scorso dicembre a Messina per aver sottratto messaggi dal telefono della sua ex moglie. L'uomo aveva infatti scattato delle foto con il proprio cellulare alla schermata del registro chiamate e ai messaggi di WhatsApp della donna, con l'intento di raccogliere prove per la separazione.

La Suprema Corte ha precisato che "violare lo spazio comunicativo privato di una persona, abbinato a un telefono cellulare nella sua esclusiva disponibilità e protetto da password", integra il reato di accesso abusivo a un sistema informatico. Questo reato, come sottolineato dalla giurisprudenza, può comportare una pena che va fino a dieci anni di reclusione.

Il caso in questione ha avuto inizio nel 2022, quando la moglie aveva denunciato comportamenti ossessivi da parte dell'uomo, che la accusava di una relazione extra coniugale con un collega. Per dimostrare i suoi sospetti, l'uomo avrebbe preso vari messaggi tra la moglie e il collega, ricorrendo agli screenshot per estrapolare le conversazioni. Alcuni dei messaggi sono stati inviati ai genitori della donna e utilizzati come prove per l'addebito nella separazione.

Nel pronunciarsi, la Corte ha ribadito che l'uomo ha "arbitrariamente invaso la sfera di riservatezza della moglie", compiendo un'intrusione non solo nel suo sistema telefonico, ma anche in uno spazio privato protetto, come quello di WhatsApp. Inoltre, la Cassazione ha chiarito che il reato di accesso abusivo può scattare anche quando c'è stato un consenso iniziale all'uso del dispositivo, ma l'uso del cellulare avviene poi in modo differente rispetto a quanto originariamente concordato.

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