Tu sei qui: Territorio e AmbienteLe antiche mura portuali di Amalfi riaffiorano tra i fondali: un patrimonio da preservare
Inserito da (Admin), domenica 17 agosto 2025 16:57:47
A pochi metri dalla riva, a sud del ristorante Marina Grande e del molo pennello, resistono ancora i resti delle antiche mura portuali di Amalfi. Un tesoro nascosto a circa otto metri di profondità, invisibile ai più ma ben noto agli appassionati di immersioni e agli studiosi che da anni ne seguono le tracce.
Quelle che oggi appaiono come semplici scogli ricoperti di alghe e spugne sono in realtà opere murarie realizzate in malta idraulica, un composto di calce, torce e pomice che garantiva solidità anche in ambiente marino. Le strutture, secondo la tradizione, sarebbero sprofondate in mare durante la violenta libecciata del 1343 che devastò la città e il suo porto. Alcuni studiosi ipotizzano però che al disastro abbia contribuito anche una frana sottomarina, legata a una linea di frattura che corre parallelamente al litorale da Maiori a Conca dei Marini.
Tra i resti si distinguono chiaramente una struttura a pianta quasi quadrata, una bitta e, sul lato sud della Darsena, un arco che probabilmente serviva a convogliare in mare le acque del fiume Canneto. Oggi quell'arco è ricoperto dai tetrapodi moderni, ma la sua volta, popolata di spugne variopinte, è ancora attraversabile dai sub esperti, sebbene con grande cautela a causa del rischio di crolli.
La zona più suggestiva resta quella compresa tra i due moli, proprio di fronte agli antichi Arsenali: qui le murature sono più imponenti e spicca una cavità rettangolare sulla sommità, testimonianza della complessità delle opere.
Le continue mareggiate e i detriti portati dal Canneto stanno però progressivamente ricoprendo e minacciando di seppellire del tutto questo straordinario patrimonio storico e archeologico. «Sono resti che meritano di essere preservati e studiati - spiega Gianni Addabbo, autore del post condiviso sui social - con l'augurio che possano essere ammirati anche dalle future generazioni».
Un breve filmato, visibile sul profilo Facebook di Addabbo, e le immagini realizzate negli anni testimoniano la bellezza e la fragilità di questo sito, un pezzo di storia amalfitana che giace silenzioso sotto la superficie del mare.
Foto e fonte: Gianni Addabbo
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