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Storia e Storie

Le prime forme di governo dell’umanità

Inserito da (redazionelda), martedì 26 gennaio 2021 18:38:28

di Giuseppe Gargano

 

C'era una volta il terzo pianeta di una delle cento miliardi di stelle di una delle migliaia di miliardi di galassie, la Via Lattea, che popolano l'universo spazio-temporale finito ma illimitato. Quel pianeta, dopo quattro miliardi e trecento milioni di anni dalla sua formazione, fu dominato sulle terre emerse, nelle acque e nell'atmosfera dai dragoons of the Eden (Carl Sagan, 1977), cioè da giganteschi rettili. La loro scomparsa avvenne circa dopo trecento milioni di anni di assoluto dominio, forse a causa delle radiazioni provenienti dall'esplosione di una supernova, dell'impatto del pianeta con un grosso asteroide o col nucleo roccioso di una cometa o piuttosto del raffreddamento del loro habitat a seguito della variazione dell'inclinazione dell'asse orbitale per instabilità gravitazionali della stella. Chissà se la loro fine non fu in realtà una stanchezza della specie, eliminati dalla Natura perchè troppo grossi. Una prova a riguardo potrebbe essere fornita dal fatto che alcune specie, trasformate principalmente in volatili piumati, sopravvissero, riducendo le dimensioni e variando le forme, per adattarsi al clima più freddo.

Una di queste specie aveva assunto la postura eretta, mantenendo un'altezza di tre metri, presentando occhi frontali, sviluppando il pollice opponibile in una mano di tre dita. Essendo, come gli altri sauri, un animale a sangue freddo, per catturare calore e riscaldare il suo corpo squamato, possedeva una cresta sulla testa. Si cibava di tutto, era onnivoro; inoltre era oviviparo, cioè covava le uova ma allattava i piccoli. Il suo cervello era il più grande tra tutti gli esseri viventi che popolavano il pianeta. Se non fosse sparito 65 milioni di anni fa, avrebbe continuato la sua evoluzione per sviluppare una civiltà tecnologica. Per questo motivo fu denominato dinosauro tecnologico. Tutto questo in base alla teoria dello scienziato ebreo russo-americano Isaac Asimov, scrittore di fantascienza autore de La trilogia galattica, ispiratrice della serie Guerre Stellari: su di un pianeta dove è presente acqua allo stato liquido, dove le escursioni termiche sono moderate e dove l'atmosfera è ricca di ossigeno si sviluppa necessariamente la vita macroscopica, la cui ultima tappa evolutiva è la civiltà tecnologica.

Su quello stesso pianeta dove avevano dominato i dinosauri un piccolo essere si diffuse dappertutto sulla terraferma: la formica. Presente in seimila specie, è troppo piccola per dominare il pianeta. Tuttavia la sua evoluzione la stabilizza come insetto sociale. E' organizzata in colonie, comandate dalla regina, l'unica in grado di procreare una volta fecondata dal maschio che muore. I componenti della colonia hanno un proprio codice di linguaggio attuato mediante il reciproco tocco delle antenne e segnali profumati. Le loro città sono costituite da una miriade di cunicoli che s'intersecano e collegano varie camere, realizzate nel terreno, nelle rocce, nei pali secchi, mediante la cucitura delle foglie degli alberi. Coltivano minuscoli funghi, allevano gli afidi o "pidocchi delle piante", che mungono per ricavarne una sostanza dolce e pertanto sono anche detti "vacche delle formiche"; seppelliscono i morti non per motivi religiosi, ma per questioni naturali. Specie diverse combattono tra loro dure guerre per il dominio territoriale; gli sconfitti vengono schiavizzati e lavorano per i vincitori. Accade pure che i padroni, diventati col tempo molli a seguito del dolce far niente, possono essere sconfitti dagli schiavi. Vi è una specie particolarmente evoluta, la cui regina si reca nella colonia di un'altra razza, si affianca alla collega e riesce a dominare senza combattere grazie a uno speciale profumo che ipnotizza. Afferma il fisico teorico Edoardo Caianiello in un suo libro di cibernetica che il sistema sociale delle formiche è una sorta di comun-fascismo: comunismo perchè tutto è in comune, fascismo perchè comanda uno solo, la regina.

Da circa cinque milioni di anni su quel pianeta si è gradualmente evoluto, discendente da lontani esseri acquatici, un animale bipede, con occhi frontali, onnivoro, mammifero, con pollice opponibile in una mano a cinque dita. Un grande mistero è il suo cervello non compatto ma diviso in due globi collegati tra di loro. La regione sinistra è la sede del raziocinio, quella destra dell'intuito; nella zona posteriore è attiva la memoria. La Natura ha stabilito che quest'essere, l'uomo, nell'ultima forma di homo sapiens sapiens fosse destinato a realizzare una civiltà tecnologica sul suo pianeta. Egli ha occupato varie terre emerse, trasformandosi da nomade a sedentario dopo la scoperta del fuoco e l'invenzione dell'agricoltura e dell'allevamento. Gradualmente è passato dalla vita precaria in piccoli gruppi in grotta all'organizzazione di villaggi realizzati a palafitte. Quindi, aggregando numerosi nuclei familiari, ha costruito dimore di pietra fortificate, perchè, come le formiche, ha sempre praticato anch'egli la guerra per il dominio di territori e di risorse. Finisce in tal modo la preistoria e comincia la protostoria. L'invenzione della scrittura e della moneta davano luogo alla storia, in un lungo intermezzo temporale che va dalla scrittura sumerica alla moneta dell'Asia Minore. E proprio la scrittura rappresenta una distinzione di fondo tra due blocchi territoriali di civiltà legata al differente uso dei due lobi del cervello. In comune ebbero l'acqua, quella che scorre rapida nei corsi fluviali: le grandi civiltà si costituirono lungo la stessa latitudine, a cintura intorno al pianeta, e sulle rive dei grandi fiumi (teoria climatica di Montesquieu). Dal Nilo ai fiumi mesopotamici a quelli cinesi gli esseri umani camiti, semiti e mongolici crearono un tipo di scrittura fatto di disegni, ognuno dei quali esprimeva un concetto, i geroglifici, gli ideogrammi, i cuneiformi; i segni procedevano da destra a sinistra o dall'alto verso il basso. Questi caratteri grafici sono il risultato dello sviluppo della parte destra del cervello, che faceva emergere la fantasia, l'intuito, l'estro creativo. Dai fiumi indiani alle coste orientali del Mediterraneo la scrittura si manifestava mediante lettere e sillabe: le parole così costituite venivano organizzate mediante la logica e scritte sempre più spesso da sinistra a destra. La grammatica logica era il risultato dello sviluppo del lobo sinistro del cervello. Questa profonda distinzione è tuttora evidente nelle scuole di pensiero e di formazione orientale e occidentale. Una via di mezzo venne a determinarsi nella Palestina: il popolo che viveva in quella regione bilanciava al 50% l'uso dei due lobi cerebrali; ne conseguiva una scrittura da destra a sinistra che conteneva retaggi dei segni figurati trasformati in una sorta di lettere. Le testimonianze archeologiche di Creta provano una trasformazione o passaggio dai disegni espressivi alle lettere. L'equilibrio cerebrale dei lobi avrebbe determinato incredibili progressi per la civiltà umana, creando le basi della futura società tecnologica.

Le prime forme di organizzazione amministrativa furono le città-Stato. Esse apparvero dapprima, come stabilisce l'archeologia, nella Mesopotamia dei sumeri. Come per le formiche così per gli umani prevalse gradualmente la concezione di espansione territoriale e di dominio delle risorse. In tal modo gli abitanti delle città-Stato più intraprendenti, conquistando nuove terre, occupando e schiavizzando altri popoli, formarono Stati formati da varie città, governati dalla monarchia, caratterizzata dal comando di un solo uomo. Questa sorta di potere assoluto nelle mani di una sola persona era in realtà soltanto apparente: infatti si basava sull'appoggio di convenienza di gruppi e di categorie; quando il sostegno veniva a mancare o per rivolgimenti interni o per attacchi esterni, il monarca assoluto diventava il capro espiatorio: tutto il male era attribuito a lui. Al fine di rendere difficile una sua possibile detronizzazione, egli creava la successione dinastica tramite il passaggio dei poteri a un proprio figlio. A differenza delle formiche, dove il capo assoluto, la regina, lo è per natura, perchè è la sola a procreare e a programmare le nascite, mentre le operaie e i guerrieri sono sterili asessuati, tra gli umani in teoria qualsiasi membro della società, essendo per natura essi anche individualisti, può accedere al potere. Il monarca assoluto si manteneva al vertice grazie alla gestione delle ricchezze (potere economico) e, mediante queste, all'alleanza con le forze armate (potere militare), che servivano non solo per guerreggiare con altri popoli, con la promessa di ottenere beni mobili e immobili, ma pure per tenere sottomesse le masse del proprio popolo. Un terzo pilastro dell'assolutismo, il più efficace dei tre, eta il potere psicologico, esercitato dalla casta dei sacerdoti, che avevano inventato la religione, per tenere sotto controllo la moltitudine. Essi godevano un immenso rispetto, che si erano guadagnati grazie a una non comune conoscenza delle forze e dei fenomeni fondata soprattutto sullo studio degli astri. Così sapevano predire le eclissi, gestendo abilmente le fasi del fenomeno per stupire le masse. Interpretavano con sagacia le stelle per rivelare il futuro persino ai sovrani. La sibilla cumana sapeva prendersi gioco dei creduloni del suo tempo mediante l'ambigua espressione: «Ibis redibis non morieris in bello». Essa assumeva un duplice significato: positivo se la virgola veniva apposta dopo redibis, negativa se era messa dopo non. Un sacerdote egizio pronunciava una ritmica preghiera, alla fine della quale si spalancavano miracolosamente le porte del tempio. Si trattava in realtà di un ingegnoso congegno che sfruttava le leggi della termodinamica: in un grande recipiente di rame posto nel sottosuolo bolliva l'acqua; il vapore, salendo in superficie attraverso tubazioni, spingeva le valve ad aprirsi. Le parole della preghiera erano state scelte in base al tempo necessario per il completamento dell'esperimento. In qualche caso la classe sacerdotale gestiva direttamente il potere, mediante un re-sacerdote o un sovrano divino. E' il caso dei faraoni (figli di Ra, il dio Sole) dell'Egitto. Uno di loro, che mutò il proprio nome da Amenophis IV in Akenathon, si mise contro i sacerdoti della religione politeista, istituendo il credo in un unico dio suggerito dalla consorte siriana Nefertiti, Athon, di cui il Sole ne era la rappresentazione. Un colpo di Stato e la sua uccisione determinarono il fallimento della sua rivoluzione. Il dominio psicologico dei sacerdoti e della teocrazia somiglia per certi versi all'azione ipnotizzatrice della regina delle formiche di cui s'è detto. Spesso la casta religiosa, che si sentiva decisamente superiore alla massa, perchè detentrice di conoscenze e di misteri, che, come avremo modo di vedere, saranno gli elementi di amalgama di sette segrete, professava in incognito un proprio culto, assolutamente differente da quello idolatrico, superstizioso e politeista imposto al popolo. E' il caso dei Veda, sacerdoti indiani che credevano nel dio-universo, una sorta di universo intelligente tanto caro all'astrofisico inglese Fred Hoyle, un'energia creatrice eterna verso la quale si sarebbero protese le anime umane, dopo essersi purificate mediante l'espiazione della metempsicosi.

Dopo il crollo della civiltà minoica, accresciuta da catastrofi naturali, il controllo cretese dell'Egeo passò nelle mani degli acheo-micenei. Essi si organizzarono in città-Stato governate da wanax, re-sacerdoti, coordinati, come primi inter pares, dagli Atridi, una potente stirpe che gestiva Argo, Micene, Tirinto e Sparta (allora Lacedemonia). Sulle vicine coste dell'Asia Minore appariva un forte concorrente nei traffici mercantili con l'Egitto e la Fenicia, Ilio. Questa città, abitata da frigi e lidi, che praticavano anche la poligamia, aveva realizzato, grazie alla dinastia mitica dei suoi sovrani, un'entità statale estesa e considerevole. La guerra per il dominio economico del Mediterraneo orientale era inevitabile: fu un conflitto lungo e dagli esiti incerti, risolto dall'astuzia del cavallo (ancora una volta un inganno religioso), la cui memoria era destinata a sopravvivere ai secoli. Uno dei protagonisti fu il troiano Ettore, personaggio principale dell'Iliade di Omero, che Foscolo ha assurto a simbolo della libertà dei popoli e della lotta contro l'invasore con i celebri versi di chiusura Dei Sepolcri: «E tu, onore di pianti, Ettore avrai,/ ove fia santo e lagrimato il sangue/ per la patria versato, e finchè il Sole/ risplenderà su le sciagure umane». Il pretesto della guerra fu trovato in una donna, Elena, la più bella del mondo, moglie di Menelao, figlio di Atreo e re di Sparta. Ella fu una delle prime donne di potere della storia. Fece invaghire di sé Paride e con lui fuggì a Ilio. Quando Menelao uccise il rivale durante l'incendio e il saccheggio della città, riportò con sé la consorte adultera; questo è un segno dell'impiego spregiudicato della donna come strumento politico; se Elena lo avesse tradito di sua spontanea volontà, Menelao l'avrebbe uccisa senza pietà. Così marito e moglie, uomo e donna di ghiaccio, perseveravano nel godere coi propri amanti, vivendo la loro unione matrimoniale in senso prettamente materialistico, considerato che essa era stata un mero contratto utilitaristico. Così Elena fu l'antesignana di Lucrezia Borgia, strumento del papa genitore e del fratello Cesare, dell'amalfitana Lucrezia d'Alagno nei confronti di re Alfonso d'Aragona, della contessa di Castiglione, mezzo infallibile del cugino Camillo Benso di Cavour per convincere Napoleone III a entrare in guerra a sostegno del regno di Sardegna contro l'Austria.

Le donne di potere dell'età micenea potevano addirittura sviluppare competenze sotto il profilo strategico-militare. E' il caso di Andromaca, la moglie di Ettore, la quale, per evitare la morte del marito nei combattimenti corpo a corpo, gli propone un'efficace strategia: «Al caprifico i tuoi guerrieri aduna,/ ove il nemico alla città scoperse/ più agevole salita e più spedito/ lo scalar delle mura. O che agli Achei/ abbia mostro quel varco un indovino,/ o che spinti ve gli abbia il proprio ardire,/ questo ti basti che i più forti quivi/ già fer tre volte di valor periglio,/ ambo gli Aiaci, ambo gli Atridi, e il chiaro/ sire di Creta ed il fatal Tidide» (Iliade, VI, 564-573 - trad. di Vincenzo Monti). Così ella lo invita ad appostarsi con i suoi soldati in un luogo più volte tentato dagli achei, ma dove più volte eran stati respinti.

L'epoca delle città-Stato non era destinata a durare per sempre sul pianeta: esse finirono tutte implacabilmente inglobate nei grandi imperi. Il fenomeno si verificò in modo asincronico. Così avvenne in America centrale per quelle dei Maya, che finirono sotto il dominio degli Aztechi; così accadde per le poleis della Grecia classica, che dapprima entrarono a far parte dell'impero di Alessandro Magno e poi di Roma. Ma proprio queste, che ebbero una durata plurisecolare, offrirono un contributo fondamentale al progresso sociale e civile dell'umanità.

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