Tu sei qui: Storia e StorieLa strada della Marinella
Inserito da (redazionelda), martedì 2 febbraio 2021 19:27:37
di Antonio Schiavo
E' la strada che portava al Liceo Matteo Camera dalle cui finestre si toccava il mare. E' la strada, quella della Marinella, dove un gruppo di baldi giovani e di ragazze carinissime guardava in su per verificare se la finestra della terribile Professoressa Scoppetta era aperta: ciò voleva dire che quel giorno non sarebbe venuta a scuola e ci saremmo risparmiati qualche due all'interrogazione di greco.
Patibolo che poteva toccarti anche cinque, sei volte in un mese, se dal sacchetto della tombola la beneamata avesse estratto il tuo numero.
Il parcheggio era il posto a volte utilizzato per qualche bacio furtivo dietro le macchine o per l'unico "filone" della storia scoperto dal genitore quando non era ancora iniziato.
Oggi tutto sembra smembrato, distrutto da una frana improvvisa (ma nemmeno tanto) che ha squarciato il costone di roccia, precipitando giù massi enormi e volumi impressionanti di terra e fango.
Si parla già del "miracolo di San Biagio" per via della chiesa vicina al luogo del disastro e perché pochi istanti prima e sarebbe stata una tragedia con vittime sacrificate al dissesto che ormai da decenni affligge la nostra Costiera.
Un territorio lasciato a sé stesso o, peggio, violentato da insediamenti irresponsabili, dal traffico veicolare e dei giganteschi torpedoni che pigiano e si accalcano senza regole, in nome del dio denaro.
Sì c'è stato il maltempo, sì è stato forte con precipitazioni violente ma... da noi tutto è ampiamente annunciato. Pensate solo a quanti smottamenti piccoli e grandi sulle provinciali, quanti costoni che si sfarinano alle prime gocce di pioggia, quanti terrazzamenti non più curati o che diventano basamenti per insediamenti abusivi celati alla bell'e meglio dietro canneti, frasche o lamiere.
Agli atti vandalici come gli incendi che punteggiano le montagne nei mesi estivi suscitando indignazione estemporanea che evapora in un battibaleno fino alla prossima stagione calda.
Chi paga per tutto questo?
Quanti progetti conclamati ed enfatizzati si sono rivelati un debole maquillage, buono per una campagna elettorale o per un proclama a favore di telecamera?
La nostra terra si sbriciola e noi lì a guardare, a pensare che ci sarà (ancora e sempre) un Santo Patrono o una Madonna a proteggerci.
A salvaguardare la ricchezza ricevuta per buona sorte e che stiamo brutalizzando e disperdendo nell'indifferenza dei più.
In quella strada dei nostri ricordi di tanti anni fa, delle nostre trepidazioni e ansie per un compito, dei panini pomodoro e mozzarella acquistati in comitiva prima di entrare in classe, della felicità dopo i quadri di fine anno scolastico, oggi ci sono ruspe che spalano fango e detriti in uno scenario che definire apocalittico non è esagerato, presidiato da plotoni di vigili del fuoco, volontari, forze dell'ordine.
Come Dio ha voluto oggi ad Amalfi c'era il sole.
Un sole che ricordava quello che si specchiava nelle finestre della Terza B, la mitica classe nella quale si arrabattavano studenti liceali, qualcuno lontano che, davanti alle immagini dei TG nazionali e delle dirette social, oggi sono stati costretti a fare i conti con tanta, amara tristezza ma anche con un sentimento di incolpevole vergogna.
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