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Inserito da (Admin), venerdì 28 gennaio 2011 11:51:39
di Antonio Schiavo - Quest'anno si festeggia, nel nostro Paese, un anniversario importantissimo.
Quello dell'Unità d'Italia?
Macchè: si celebrano i 50 anni delle figurine Panini.
Praticamente, quasi tre generazioni di collezionisti di quei magici rettangolini che avevano il potere di trasportarti nei campi di calcio e di farti conoscere, come di persona, i protagonisti del gioco più bello del mondo.
Erano i tempi che dovevi aspettare Tutto il Calcio minuto per minuto per sapere, solo alla fine dei primi tempi, i risultati delle partite e, se ti andava di lusso, potevi vedere i goal in bianco e nero alla Domenica Sportiva.
Il miracolo del colore si compiva, invece, quando scartavi la mitiche bustine il cui rivenditore a Ravello non poteva che essere Mario Conte.
Costavano dieci lire l'una. L'investimento era più che ripagato quando, dagli involucri, "uscivano" gli scudetti delle squadre, alquanto rari e, se doppioni, preziosa merce di scambio. Ci si fermava davanti all'Emporio più ricco del mondo che diventava come Wall Street, luogo di estenuanti trattative per venire in possesso dei giocatori mancanti o, quando arrivava la nuova fornitura di bustine, sala d'attesa all'aperto sperando che sbucasse, come dal vaso di Pandora, il "pezzo" raro e praticamente introvabile.
Quanti di noi hanno sospettato che gli ineffabili Signori Panini, nei primi mesi della raccolta, subdolamente non avessero fatto inserire nelle bustine alcuni calciatori, per un'abile (anche se crudelissima) operazione commerciale e di marketing!!
Si parlava del portiere Pizzaballa ma, a Ravello, tutti i giovani collezionisti agognavano l'apparizione di due giocatori meno noti: Vavassori dell'Atalanta e Braca del Napoli.
Quando, finalmente, dopo mesi di speranze vane, i due "emersero", i fortunati possessori si pavoneggiarono per giorni, quasi avessero trovato il Sacro Graal.
Allora le figurine non erano adesive come adesso; bisognava incollarle con la famosa pasta Coccoina, quella che se la odoravi, risultavi positivo all'antidoping.
Poi arrivarono le "celline", angolini adesivi praticamente inutili perché, dopo un quarto d'ora, eri costretto a riusare la sullodata colla per tenere ferme le figurine nelle proprie caselle.
L'altro ricordo indelebile è legato ad una delle prime raccolte a punti: quella delle "valide": figurine speciali che valevano un punto o, se eri particolarmente fortunato, due punti quando beccavi la "bisvalida".
Trepidante era l'attesa del pacco con il premio scelto: il più delle volte un pallone bianco con il logo Panini in rosso, per il quale bastavano, si fa per dire, non molti punti.
Ci sarebbero, invece, voluti carretti di valide e tempi biblici per ricevere i primi palloni di cuoio in circolazione.
Mentre scrivo, ragionando su quanti ragazzi sono cresciuti a pane e figurine, mi domando perché nessun politico abbia mai pensato di presentare una proposta di legge per intitolare la piazza principale di ciascun comune italiano ai fratelli Panini di Modena.
Sarebbe approvata all'unanimità e, per le cerimonie, non bisognerebbe nemmeno comporre l'inno. C'è già: quello di Mameli.
Pensate che ci siano altri, più Fratelli d'Italia di loro?
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