Tu sei qui: SportCarlo Calcagni: dal calvario alla medaglia d’oro mondiale
Inserito da (Admin), lunedì 29 settembre 2025 12:05:37
Una medaglia che pesa come un macigno di sacrifici, dolore e resilienza.
Una vittoria che va ben oltre il valore sportivo.
Il Colonnello del Ruolo d'Onore dell'Esercito Italiano Carlo Calcagni, Vittima del Dovere, ferito e mutilato per servizio, a seguito della Missione Internazionale di Pace della NATO, sotto l'egida delle Nazioni Unite, in Bosnia-Herzegovina, in qualità di pilota di elicotteri impegnato nel più nobile dei servizi per la collettività - salvare vite umane - ha conquistato la medaglia d'oro nei 400 metri ai Campionati del Mondo di Atletica Paralimpica.
Un successo che non è soltanto il frutto di anni di allenamento e disciplina, ma la dimostrazione che la vita, anche quando sembra finita, può ancora regalare traguardi insperati se affrontata con fede, determinazione e amore.
La vita di Carlo Calcagni è cambiata drasticamente il 28 settembre 2002, quando a Padova subì il primo di una lunghissima serie di interventi chirurgici, al fegato.
Quello che le cartelle cliniche definiscono "decorso clinico complesso", lui lo chiama semplicemente: "il mio calvario".
Le conseguenze dell'esposizione a contaminanti tossici e uranio impoverito durante la missione in Bosnia lo hanno segnato in modo irreversibile.
A lui sono state diagnosticate patologie croniche e degenerative devastanti:
Fibrosi polmonare e insufficienza respiratoria, che lo costringono a correre con un solo polmone funzionante e legato costantemente all'ossigeno, anche durante gli allenamenti e le gare;
Cardiopatia da metalli pesanti;
Encefalite demielinizzante autoimmune cronico-degenerativa e irreversibile con sindrome atassica;
Polineuropatia sensitivo-autonomica;
Sindrome da affaticamento cronico (CFS/ME);
Fibromialgia;
Parkinsonismo secondario;
e, dal 2014, sclerosi multipla.
Ogni giorno per lui significa terapie invasive, infusioni, iniezioni e decine di farmaci, ma nulla lo ha fermato.
La malattia lo ha privato di tanto, ma non della sua determinazione.
Dopo aver vinto oltre 15 titoli di campione italiano e 3 mondiali nel ciclismo, Calcagni ha continuato a competere anche dopo l'insorgere delle patologie. Nel 2015 è diventato Campione Italiano su strada e a cronometro (categoria T2), vincendo anche due prove di Coppa del Mondo a Maniago.
Nel 2016 ha scritto una pagina di storia agli Invictus Games di Orlando (Florida), conquistando tre medaglie d'oro (due nel ciclismo paralimpico e una nel canottaggio), ed ancora tre medaglie d'oro agli Invictus Games nel 2022 in Olanda (due nel ciclismo paralimpico ed una nell'atletica).
Poi ancora titoli italiani, vittorie internazionali, campionati del mondo ed una pioggia di medaglie in diverse discipline, tra cui atletica leggera, lancio del peso, disco, giavellotto.
Negli anni più recenti ha stabilito anche numerosi record mondiali nel ciclismo, nel canottaggio indoor, rowing, e nell'atletica, vincendo competizioni in Italia e all'estero.
Il suo motto - "Mai arrendersi, nonostante tutto e tutti, costi quel che costi" - non è uno slogan, ma la sintesi di una vita.
"Non è mai finita fino alla fine. Anche nei momenti più bui, quando sembra che non ci sia più nulla da fare, se ci credi davvero e non ti arrendi, la vita può ancora sorprenderti."
Calcagni riconosce sempre il ruolo decisivo della scienza e della medicina nel suo cammino:
"Se oggi sono qui, è grazie ai medici, agli infermieri, ai ricercatori, a tutto il personale sanitario che non ha mai smesso di prendersi cura di me. A loro devo la mia vita."
Un pensiero particolare è rivolto a chi sceglie di donare.
Anche lui ha ricevuto un trapianto che gli ha permesso di continuare a vivere e a correre:
"Donare significa regalare vita. Io sono vivo grazie a chi ha fatto questa scelta d'amore. Per questo invito tutti a donare, donare, donare."
La vittoria di Nuova Delhi è stata dedicata al Presidente della FISPES, Salvatore Mariano, ma anche a tutto lo staff federale che supporta gli atleti paralimpici:
"Il nostro è un gruppo affiatato, che ci permette di dare sempre il massimo con serenità e forza. Non siamo solo atleti, siamo una famiglia che condivide sacrifici e vittorie."
La medaglia più importante: Francesca e Andrea
Il pensiero più profondo va però alla sua vita privata:
"La mia vera medaglia d'oro, la luce dei miei occhi e la forza che mi sostiene nei momenti più difficili, sono i miei figli: Francesca e Andrea. A loro dedico ogni traguardo, ogni respiro conquistato, ogni vittoria contro la malattia e contro le avversità della vita."
Accanto all'attività sportiva, Carlo Calcagni ha trasformato la sua esperienza di dolore in una missione sociale e culturale.
Da anni incontra studenti, giovani, associazioni, malati, portando la sua testimonianza nelle scuole, nei convegni e negli eventi pubblici.
Il suo messaggio è chiaro: non arrendersi mai, lottare sempre, credere nella scienza, nella solidarietà e nella forza del gruppo.
La storia di Carlo Calcagni non è solo quella di un atleta, né solo quella di un militare vittima del dovere.
È la testimonianza di un uomo che ha trasformato il dolore in forza, la sofferenza in esempio, la propria vita in un dono per gli altri.
Ogni medaglia conquistata, ogni record stabilito, ogni traguardo superato non appartiene solo a lui, ma a chiunque si senta smarrito, perso, sconfitto.
È il suo modo di gridare al mondo che non bisogna mai arrendersi.
Mai arrendersi, nonostante tutto e tutti, costi quel che costi.
www.carlocalcagni.net
Foto Augusto Bizzi / Fispes
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