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Tu sei qui: SezioniStoria e StorieL’incendio nella cripta del Duomo di Ravello del 22 febbraio 1882
Scritto da (Redazione), sabato 22 febbraio 2020 09:38:44
Ultimo aggiornamento sabato 22 febbraio 2020 13:20:04
di Salvatore Amato*
Nel carteggio del fondo archivistico Prefettura - Opere Pie dell'Archivio di Stato di Salerno, che conserva documentazione, in specie di natura contabile, afferente agli istituti di assistenza e beneficenza insistenti nei comuni del territorio provinciale a partire dagli anni che seguirono l'unificazione nazionale, è conservato un fascicolo relativo all'incendio che, nel 1882, colpì la sede della Confraternita del Carmine di Ravello, ubicata nella cripta dell'ex Cattedrale.
A fornire una dettagliata descrizione dell'accaduto era il priore Bonaventura Pisacane, che il primo marzo 1882, trasmetteva al Prefetto della Provincia di Salerno la richiesta di sussidio «affin di risarcire almeno in parte il danno sofferto».
Il Pisacane racconta che il 22 febbraio, alle 4 del mattino, veniva destato da un ‘tintinnio di campane' e, domandatone il motivo, era avvisato dell'incendio verificatosi nella sede della Confraternita del Carmine.
Giunto sul posto, vide che erano accorsi un gran numero di concittadini, «i quali con tutta abnegazione facevano a gara a prestar l'opera loro» e «in men di due ore fecero far sosta al fuoco, che minacciava grandi rovine».
La chiesa in quei giorni si trovava ancora "parata a festa" perché erano state celebrate le Quarantore, «solite a farsi negli ultimi quattro giorni di Carnevale».
La relazione si sofferma, poi, sui danni causati dall'incendio, «sviluppatosi in un vano a fianco dell'altare, dove erano conservati una gran quantità di ceppi ed altro legname».
Il fuoco divampato distrusse «i drappi che servivano di ornamento alla Chiesa, due parati di frasche e candelieri, il baldacchino, il quadro della Madonna del Carmine, tuti i ceri che stavano sugli altari». Danni evidenti interessarono l'organo, l'altare di marmo e i finestroni. Tutta la chiesa, concludeva il Pisacane, era annerita "come un camino da fumo". La stima dell'intervento fu di lire 1700 e se ne richiese un accomodo urgente, perché «la congrega è succorpo della chiesa ex cattedrale, e come rilevasi dalle istorie è una chiesa monumentale».
La memoria del priore si chiude con l'accorato appello all'autorità provinciale perché, spinta da sentimenti di filantropia, potesse concorrere almeno in parte alle spese di manutenzione del sacro edificio.
L'istanza venne trasmessa per competenza dal prefetto al presidente della Deputazione Provinciale, che il 10 marzo 1882 riscontrava negativamente la richiesta di sussidio, ‘non trovandosi nel bilancio provinciale stanziati fondi all'uopo', per cui il sodalizio dovette provvedere ad accomodare la sede a proprie spese.
Luigi Mansi, che pochi anni dopo, nel 1887, pubblicava la Ravello Sacra - Monumentale, scriveva che a spese dei confratelli era stato realizzato il nuovo organo e sostituito il quadro annerito della Madonna del Carmine. Aggiungeva, infine, che una delle scale che dall'ex cattedrale portava in cripta era stata chiusa, mentre ne era stata ripristinata un'altra. Era stato edificato, in ultimo, anche un nuovo altare, che ora il sodalizio manteneva con lustro e decoro.
*vicedirettore Archivio di Stato di Salerno
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