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Tu sei qui: SezioniStoria e StorieImmagini e memoria della Costa d’Amalfi
Scritto da (redazionelda), martedì 19 novembre 2019 12:20:36
Ultimo aggiornamento martedì 19 novembre 2019 12:30:10
di Antonio Schiavo
Tutte le volte che parto dalla mia Ravello dove sono nato per la Toscana dove abito da quasi quarant’anni, provo la stessa sensazione e faccio le stesse considerazioni.
Forse un po’ banali, al limite dell’ingenuità di un fanciullo. Vedo il campanile della Cattedrale che si erge maestoso in Piazza Vescovado, la fiera torre d’ingresso di Villa Rufolo e mi ritrovo a dire, fra me e me: sono trascorsi i secoli , sono passate generazioni di ravellesi e forestieri,lo scorrere del tempo ha avuto a volte le sembianze di un ruscello tranquillo, altre volte quelle di un torrente impetuoso, si sono susseguite vicende di gloria e decadenza, di splendore e declino, ma loro (campanile, torre e altre vestigia) sono lì a presidio del passato e del nostro presente.
Dalle loro bifore, dalle altezze vetuste, immobili e forti hanno abbracciato secoli e persone , rappresentando uno scrigno che racchiude tradizioni e progetti, vite e fatti che hanno il segno e i tratti dell’infinito.
Le stesse sensazioni le ho provate scorrendo, più e più volte il prezioso volume del professor Maurizio Apicella "Immagini e Memoria - Costa d’Amalfi 1852-1962".
Un viaggio nel tempo attraverso fotografie, cartoline, immagini di luoghi e persone di ieri che tracciano mirabilmente un percorso che l’autore ha trasformato in storia da raccontare.
Se lui avesse usato un altro strumento di comunicazione avremmo parlato di un lungometraggio la cui trama, avvincente e curiosa, ci fa passeggiare (accompagnati da guide sapienti ed affabili) tra i vicoli delle nostre cittadine, ci fa incontrare persone note e meno note che quasi ci sorridono oppure, altere, ci passano a fianco lasciando che si ammirino i loro vestiti e le loro acconciature.
Ci fa rammentare quanto duro lavoro i nostri antenati hanno fatto, trasportando in spalla sacchi di prodotti locali, o utilizzando i primi mezzi di trasporto.
Entriamo in un immaginifico presepe dove, in pagine intere che potrebbero essere anche fotogrammi, fanno bella mostra i mestieri, le botteghe, gli empori.
Si alternano documenti che richiamano passaggi storici e cartoline di una raccolta meticolosa e sagace che attira e incuriosisce come un frammento di vita raccontato dal nonno nelle sere d’inverno davanti ad un braciere dove la nonna aveva sistemato una padella bucata per le caldarroste.
Ritroviamo quel campanile che sembra quasi osservare un ragazzo di fine 800 piegato su una fascina e ci rendiamo nuovamente conto di quanto accurata e preziosa sia la ricerca fatta dall’Apicella tra gli archivi e le raccolte fotografiche di tutta Italia.
E viene spontaneo chiedersi quanta passione o piuttosto quanto amore Maurizio (mi consentirà di considerarlo un amico lontano) ci ha messo, quanta competenza e cura per una raccolta così completa, arricchita da una coesistente traduzione in inglese per una più ampia fruizione dell’opera.
Sant’Agostino diceva "Il ricordo è il presente del passato". Apicella ci ha fatto proprio questo dono: ha reso vivo, tangibile, presente un passato di cui tutti noi che abbiamo avuto in sorte di nascere lì, dovremmo andare fieri.
>Leggi anche:
Le più belle foto della Costa d’Amalfi dal 1852 al 1962 nel libro di Maurizio Apicella
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