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«Vi saremo eternamente grati»: a Scala c’è ancora un pezzo del cuore di Svezia dopo 70 anni [FOTO-VIDEO]

Inserito da (redazionelda), sabato 18 novembre 2017 19:27:31

«Siamo qui per dimostrare ancora una volta la nostra gratitudine e rispetto per tutto quanto fatto dai cittadini di Scala. Lo dico con tutto il cuore, vi saremo eternamente grati». Così il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica svedese, generale di divisione aerea Mats Helgesson, questa mattina da Scala, rivolgendosi alla comunità che ha celebrato il 70esimo anniversario della sciagura aerea del Monte Carro che il 18 novembre del 1947 costò la vita a 21 giovani piloti dell'aviazione svedese. Un momento di grande partecipazione, non soltanto della cittadina che ha accolto, con le bandiere svedesi miste a i tricolori, la delegazione scandinava che mai ha dimenticato la tragedia più pesante della storia della sua aviazione.

Il sindaco Luigi Mansi ha atteso in piazza del Municipio l'arrivo dell'ambasciatore di Svezia a Roma Robert Rydberg, del generale Helgesson, del sottosegretario di Stato alla Difesa Gioacchino Alfano (in rappresentanza del Governo Italiano) e del Generale di Squadra Aerea dell'Aeronautica italiana Settimo Caputo con diversi militari italiani e svedesi.

Erano presenti l'arcivescovo Orazio Soricelli, il viceprefetto e il vicequestore di Salerno, il presidente della Conferenza dei Sindaci della Costa d'Amalfi Giovanni Di Martino e il sindaco di Ravello Salvatore Di Martino, il comandante della Compagnia dei carabinieri di Amalfi Roberto Martina e il comandante della Capitaneria di Porto di Amalfi Antonino Giannetto.

La Fanfara del Comando della Terza Regione Aerea dell'Aeronautica Militare, diretta dal primo luogotenente Nicola Cotugno ha accompagnato il corteo, che ha visto la partecipazione degli alunni delle scuole primarie di Scala sventolanti bandierine italiane e svedesi, fino al giardino della Memoria, poco distante dalla piazza, dov'è collocato il cippo dai colori di Svezia, sul quale sono segnati i nomi dei ventuno ufficiali che perirono in quella immane tragedia.

È il cappellano militare dell'Aeronautica Svedese Sten Elberg, con rito evangelico-luterano, a creare il primo significativo momento di raccoglimento leggendo un passo dal libro di Samuele, spiegando che «la vita non si conta in anni e giorni ma è una prospettiva eterna, il che significa che quelle perone che morirono settant'anni fa ancora appartengono all'esistenza Rimangono ancora nelle mani di Dio».

La cerimonia militare, che si è svolta in doppia lingua, ha visto picchetti d'onore, la deposizione di due corone d'alloro col suono del silenzio e quello dei due inni nazionali. «Scala non dimentica - ha detto dal podio il sindaco Mansi - come anche la nazione svedese che riconosce, a distanza di settant'anni, il valore, il coraggio, la generosità del popolo scalese che in quella tragedia non si risparmiò di certo. Non vi fu famiglia che si sottrasse ai soccorsi e per garantire dignità alle persone perite in quella notte d'inferno. Una straordinaria testimonianza di umana solidarietà e assistenzialismo che ancora oggi ci vengono riconosciute oltre i confini nazionali». Il primo cittadino ha riportato alla memoria dei presenti l'articolo del grande giornalista amalfitano Gaetano Afeltra che vent'anni fa scrisse che «Le salme, fin quando non furono consegnate ai militari svedesi per essere rimpatriate, non furono mai sole. A vegliare gli sfortunati piloti c'era una specie di guardia d'onore di semplici cittadini del luogo, la maggior parte contadini e pastori e, ai piedi dei morti, un carabiniere. Vegliavano anche le donne con il rosario in mano: e quelle preghiere cattoliche per dei ragazzi protestanti avevano una sacralità suggestiva e una purezza di dolore che trasformavano per una notte quella gioventù straniera in gente nata e vissuta a Scala».

Parole che pronunciate dalla traduttrice Marie Jansen hanno toccato le corde del cuore di tutta la delegazione svedese e di alcuni cittadini incapaci di trattenere momenti di commozione. Il generale Helgesson ha ringraziato per l'accoglienza nonostante l'origine della visita fosse per il ricordo di un tragico evento, sottolineando i rapporti idilliaci che intercorrono da un secolo circa tra l'Aeronautica svedese e quella italiana con diversi cadetti che vengono formati proprio nel nostro paese.

Il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica ha raccontato nel dettaglio l'episodio con il Bristol Freighter proveniente dall'Etiopia che dopo aver fatto scalo a Catania per rifornirsi di carburante, mentre si dirigeva all'aeroporto di Ciampino ebbe un guasto al motore. Sulla costa tirrenica imperversava il maltempo. Erano da poco passate le quattro del pomeriggio quando l'aereo sorvolò Amalfi a bassissima quota, con un rombo sinistro. L'apparecchio, che veniva dal mare, doveva essere alla ricerca di un atterraggio di fortuna e si schiantò sul Monte Carro, a circa mille metri. E nella giornata di ieri alcuni ufficiali svedesi si sono portati sull'altura del Monte Carro per posare un fascio di fiori sulla lapide che ricorda l'incidente.

«Erano giovani dell'élite, nel fiore dell'età, per i quali c'erano grosse aspettative - ha rivelato Helgesson. Avevano consegnato alcuni cacciabombardieri al governo etiope che stava formando la sua flotta. Per i piloti questa missione era motivo di grande onore, un premio per gli ottimi risultati conseguiti. I loro nomi sono incisi nella grande sala commemorativa di Stoccolma - Siamo qui per dimostrare ancora una volta la nostra gratitudine e rispetto per tutto quanto fatto dai cittadini di Scala. Lo dico con tutto il cuore, vi saremo eternamente grati».

Il generale Caputo ha espresso riconoscenza per «l'esemplare comportamento della cittadinanza che con vivo merito ha riscosso gli elogi e la sincera ammirazione nel corso degli anni».

Dopo gli onori militari il ritorno in piazza Municipio per l'ascolto delle testimonianze del giornalista amalfitano Angelo Tajani (che vive in Svezia) e di tre cittadini scalesi immediatamente intervenuti sul luogo della tragedia: Ferdinando Bottone, Carmela Bottone e Albino Ferrigno, che hanno raccontato le fasi del soccorso in un clima spettrale (a causa della pioggia mista a nebbia), con i cinque superstiti trasferiti immediatamente nel rifugio di Santa Maria dei Monti mentre gli altri corpi, già dal giorno successivo vennero portati a spalla, mediante barelle di fortuna, presso il Duomo di Scala.

 

Commovente il momento in cui gli alunni della scuola primaria hanno raccontato la storia (dei loro nonni e bisnonni) studiata nei giorni scorsi tra i banchi, guadagnando l'apprezzamento degli svedesi che subito dopo la tragedia, come segno di ringraziamento, finanziarono la costruzione di un asilo per i figli di quei "Pastori buoni di Scala".

La cerimonia si è conclusa con gli interventi dell'ambasciatore di Svezia a Roma Robert Rydberg, e del sottosegretario di Stato alla Difesa Gioacchino Alfano.

Nel discorso dell'ambasciatore tutto il senso della manifestazione.

«È un'esperienza commovente essere qui con voi oggi - ha esordito rivolgendosi alle altre autorità presenti ma soprattutto alla cittadinanza scalese - È un momento profondamente triste perché siamo riuniti per commemorare i ventuno svedesi, miei connazionali, che persero la vita a Scala settant'anni fa. È ancora più triste perché le vittime erano uomini nel fiore degli anni, che tornavano in Svezia dalle loro famiglie dopo essersi strenuamente impegnati per la pace, in un paese lontano, l'Etiopia».

«Ma è anche una gioia per me essere qui oggi - ha detto Rydberg - e avere la possibilità di ringraziarvi direttamente e ufficialmente da parte del mio Governo: grazie di cuore a voi tutti, grazie a Scala, grazie Italia! Voi, i vostri padri, i vostri nonni i vostri bisnonni, avete mostrato fin dal primo momento della sciagura cosa sia l'amicizia, la solidarietà, il sostegno al prossimo».

Una straordinaria testimonianza di gratitudine che nonostante sia passato molto tempo è rimasta inalterata e di cui Scala va fiera.

«Ricordiamo i primi atti di soccorso nel tentativo di salvare quei giovani sfortunati in un buio giorno d'autunno, il 18 novembre 1947 - ribadisce l'ambasciatore - Ricordiamo la vostra ininterrotta partecipazione alle cerimonie in memoria dell'evento e la cura che avete sempre prestato al memoriale davanti al quale abbiamo prestato onore. Siamo quindi qui riuniti nel lutto, ma anche nella gioia di ringraziare sentitamente tutti gli amici di Scala».

In ultimo Rydberg coglie l'occasione pe ringraziare l'Aeronautica Militare italiana e l'Italia. «Il vostro sostegno, di cui è testimonianza la vostra presenza qui oggi, è sentito e apprezzato - ha detto - La Svezia e l'Italia hanno ottimi rapporti. Abbiamo avuto il piacere di ospitare il Presidente del Consiglio Gentiloni in Svezia ieri, per un vertice europeo su un tema che vede i nostri Paesi strettamente alleati. Collaboriamo brillantemente, nell'Unione Europea, e quest'anno nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Collaboriamo nella cultura, nell'economia, nella politica e tra le nostre Forze Armate.

Ma cosa ancora più importante, godiamo della reciproca amicizia e di un forte legame costituito da solide relazioni personali. Scala, il 18 novembre 1947 e i settant'anni anni che sono passati da quel giorno, fanno anch'essi parte di una storia di questa lunga amicizia che unisce i nostri due Paesi».

Nel corso della colazione presso il ristorante "Zì ‘Ntonio", Helgesson ha omaggiato il sindaco di Scala di un crest della Swedish Armed Forces, ricambiato con un pregiato piatto in ceramica, prodotto in serie limitata, realizzato dai laboratori Casola con il logo dell'evento disegnato dall'architetto Paolo Acone. Lo stesso dono, molto apprezzato, è stato riservato all'ambasciatore Rydberg.

LA STORIA

Era il 18 di novembre del 1947. La seconda guerra mondiale si era conclusa da circa due anni ma in quella sera buia e tempestosa d'autunno, un forte boato scosse la quiete di Scala. A causa di una fittissima nebbia mista a pioggia, un velivolo dell'Aeronautica Svedese si schiantò sul monte Carro, una cima dei Monti Lattari.

A bordo dell'aeromobile c'erano ventuno giovani ufficiali scandinavi oltre ai quattro componenti dell'equipaggio stavano rientrando in patria dopo aver consegnato ad Addis Abeba sedici cacciabombardieri Saab B-17 acquistati dal governo etiope in Svezia.

"In volo sulla rotta per Roma- raccontò Gaetano Afeltra (Corriere della sera, 20.11.1997) nel rievocare quella tragedia cinquant'anni dopo -il Bristol Freighter, di fabbricazione inglese, dopo aver fatto scalo a Catania per rifornirsi di carburante, mentre si dirigeva all'aeroporto di Ciampino(era decollato dall'aeroporto siciliano alle 14:28 ndr)ebbe un guasto al motore. Sulla costa tirrenica imperversava il maltempo. Erano da poco passate le quattro del pomeriggio quando l'aereo sorvolò Amalfi a bassissima quota, con un rombo sinistro. L'apparecchio, che veniva dal mare, doveva essere alla ricerca di un atterraggio di fortuna. [...] Calava la sera, dal mare avanzavano nuvole nere. Nel cielo saettavano lampi a cui seguiva il fragore e il terrore dei tuoni. Sui monti la pioggia scioglieva la nebbia in foschia".

La sciagura fu certamente provocata dalle cattive condizioni atmosferiche, che dovettero indurre il pilota a un estremo tentativo di atterraggio sull'altopiano di Santa Maria dei Monti. E invece andò a schiantarsi contro la parete del monte Carro. Sul posto accorsero subito pastori e guardie campestri presenti nella zona. Egidio Maniglia, Gabriele Manzi, Raffaele Bottone, Luca Bottone, Ferdinando Bottone, Alfonso Bottone, Andrea Mansi, Pasquale Mansi, Nicola Giordano, Lorenzo Giordano, Nicola PaganoeLorenzo Oliva; questi gli eroi che tra la pioggia e il freddo tirarono fuori dai rottami i corpi degli "angeli biondi", prestando le prime cure ai tre superstiti a cui venne dato asilo a nel rifugio di Santa Maria dei Monti.

Per il grosso dei soccorsi si dovette attendere il giorno seguente, quando, alle luci dell'alba, le dimensioni del disastro si palesarono in tutta la loro gravità.

Sui sentieri aspri della montagna ci fu un via vai di gente che si prodigò nel ricomporre le salme, nel trasportarle a valle dove furono allineate nella ex cattedrale di San Lorenzo. Per i sopravvissuti si costruirono barelle di fortuna utilizzando tronchi e rami di frassino, legati con fili di salice, e materiale vario trovato tra i rottami, come coperte e pregiate pelli di tigre o animali esotici acquistate in Egitto.

Fu raccolto, e consegnato ai carabinieri, tutto ciò che s'era potuto recuperare, documenti, portafogli, orologi, fedi nuziali, compreso il contenuto di una cassaforte, apertasi nell'impatto, con gioielli e banconote.

Un vero tesoro. La popolazione di Scala diede un esempio di civismo che fu molto apprezzato dal governo e dal popolo svedese."Le salme- scriveva ancora Afeltra -,fin quando non furono consegnate ai militari svedesi per essere rimpatriate, non furono mai sole. A vegliare gli sfortunati piloti c'era una specie di guardia d'onore di semplici cittadini del luogo, la maggior parte contadini e pastori e, ai piedi dei morti, un carabiniere. Vegliavano anche le donne con il rosario in mano: e quelle preghiere cattoliche per dei ragazzi protestanti avevano una sacralità suggestiva e una purezza di dolore che trasformavano per una notte quella gioventù straniera in gente nata e vissuta a Scala".

La sciagura, la più grave subita dall'Aviazione Militare Svedese, commosse non poco l'intera Nazione scandinava ma al tempo stesso la legò per sempre alla città di Scala. L'anno successivo infatti, il popolo svedese costituì, in favore del Comune di Scala, un fondo dell'importo di un milione di vecchie lire (una cospicua somma per l'epoca) per la costruzione di un edificio destinato all'accoglienza, alla cura, all'educazione e alla formazione dei figli dei "Pastori Buoni di Scala".

La città del castagno ricorda questo disgraziato evento presso il "Giardino della Memoria" dov'è collocato il cippo dai colori di Svezia, sul quale sono segnati i nomi dei ventuno "Aquilotti del nord":

Cap. Anderson Nils Einar, Cap. Atlestam Erik Lennart, Cap. Aulen Gustaf Einar Hildebrand, Cap. Bengtzon Bengtr Ragnar, Cap. Carlsson Dan Georg Vincent, Cap. Feldt Stig Gusten, Cap. Franden Torsten Olof, Cap. Hammenfors Gosta, Cap. Holm Nils Oskar, Cap. Landgren Bengt Magnus, Cap. Menotti Bo, Cap. Olsson Per Elis Lennart, Cap. Fehrson Sven Olof, Cap. Rapper Olof Gothe, Cap. Robertson MacRobert Walter, Cap. Thelner Per Gustaf Sixsten, Cap. Tillberg Sien Sigurd, Cap. Wallin Carl Johan, Cap. Westdhal Johan Eskil, Cap. Wange Axel Inguar, Cap. Agren Sven Arvid.

Foto e Video: GIASSI VIDEO

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«Vi saremo eternamente grati»: a Scala c’è ancora un pezzo del cuore di Svezia dopo 70 anni [FOTO-VIDEO]
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