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Beatificazione Suor Crostarosa: sabato 18 anche Scala, Atrani e Amalfi saranno a Foggia

Inserito da (redazionelda), mercoledì 15 giugno 2016 12:24:06

Si respira l'aria dell'attesa a Scala in vista della cerimonia di beatificazione di Suor Celeste Crostarosa, fondatrice nel 1731, nel comune più antico della Costa d'Amalfi, dell'ordine delle monache redentoriste, prevista per sabato prossimo a Foggia, città in cui sono custodite le spoglie della venerabile. L'evento si svolgerà nella Basilica Santuario della Beata Vergine Maria Madre di Dio Incoronata alle 10 e 30, con la Celebrazione che sarà presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. A concelebrare l'Arcivescovo di Foggia-Bovino, monsignor Vincenzo Pelvi.

Da Scala il Comune ha organizzato due pullman per consentire ai fedeli di partecipare all'evento. Due torpedoni anche da Atrani e da Amalfi che partiranno alle prime ore di sabato alla volta del capoluogo pugliese.

A guidare la spedizione scalese il sindaco Luigi Mansi e la superiora, Madre Imma Di Stefano con le altre consorelle.

Sabato pomeriggio, alle 18.30, padre Michael Brehl, Superiore Generale della Congregazione del SS. Redentore, presiederà la solenne celebrazione dei Vespri nella chiesa del Monastero "SS. Salvatore" delle Monache Redentoriste, in via Napoli a Foggia.

La Santa Messa di Ringraziamento sarà celebrata domenica 19 giugno, alle 10, presso il Centro di Pastorale Giovanile, in via Napoli (di fronte al Seminario Diocesano), e sarà presieduta da Sua Eminenza il Cardinale Salvatore De Giorgi. Madre Maria Celeste Crostarosa fondò a Foggia 278 anni fa il Monastero del SS. Salvatore, dove sono tuttora custodite le sue spoglie, molto venerate dai foggiani, i quali, subito dopo la sua morte la chiamarono la "Santa Priora". Dopo la beatificazione le spoglie della Crostarosa saranno esposte alla venerazione dei fedeli.

Giulia Crostarosa - questo il vero nome - fu accolta, giovanissima, nel Conservatorio delle Carmelitane di Marigliano. Sei mesi dopo vestì l'abito assumendo il nome di Maria Candida del Santo Deserto. Con lei vi fu ammessa la sorella Orsola. Alla chiusura di quel monastero, determinata da una faida tra signorotti locali, Giulia e Orsola, insieme con un'altra sorella, Giovanna, destinata anche lei a prendere i voti, si trasferirono a Scala, sulla Costa d'Amalfi, nella comunità delle Suore della Visitazione. Vi giunsero il 9 gennaio 1724, dopo un difficile e travagliato viaggio in calesse lungo i sentieri impervi della Costiera. Candida rifece il noviziato e si chiamò Suor Maria Celeste. "Il Signore - riferisce una breve nota informativa di Cristina Santacroce (La Domenica, n. 1, 4 gennaio 2004) - la colmò di grazie straordinarie: fu dotata del dono della profezia, della scrutazione dei cuori e dei miracoli".

Il 25 aprile 1725 la Crostarosa ebbe la prima delle sue visioni: il Signore le dettò le regole di un nuovo ordine religioso: "... per brevissimo atto vidde nostro Signore Gesù Cristo che univa le sue santissime mani, piedi e costato con quelle della conzaputa religiosa: ma non come corpo umano, ma di una bellezza e sblendore divino che lingua umana mai potrebbe dichiarare. [...] E allora li fu dato ad indennere un nuovo istituto, che avrebbe il Signore posto al mondo per mezzo suo e che, nella sua vita erano contenute tutte le leggi del loro vivere e delle loro regole. [...] Gli dichiarò in un istante tutti j significati dei vestimenti e delle azioni di detta regola e lo spirito in che era contenuta.

Gli disse che in questa regola non vi dovean essere né titoli di fondatori né fondatrici: ma egli dovea essere la pietra fondamentale del ordine e gli semi evangelici della sua divina parola erano la calcina ed il cuore della religiosa la terra di questa edificio ed il suo divin Padre l'operaio di quello" (dall'autobiografia). Il 13 maggio 1731, festa della Pentecoste, con l'autorizzazione del vescovo mons.

Antonio Santoro, la Crostarosa fondò il monastero del SS. Salvatore: le suore Visitandine professarono la nuova Regola e indossarono l'abito rosso col mantello azzurro. Nei suoi confronti, tuttavia, serpeggiava una certa ostilità, tale da contagiare persino mons. Tommaso Falcoia - divenuto vescovo di Castellammare di Stabia -, colui che l'aveva indotta a venire a Scala ed era stato fino a quel momento la sua guida spirituale.

La Provvidenza aveva, però, fatto incrociare il percorso della religiosa con quello di un giovanissimo sacerdote napoletano, don Alfonso Maria de' Liguori, futuro santo e dottore della Chiesa, giunto a Scala nel 1730 sia per riprendersi dallo stress causatogli dall'intenso lavoro apostolico, sia per predicare alla popolazione, in particolare ai pastori della montagna. Egli ebbe modo di conoscere la Crostarosa, di ascoltarla. Era prevenuto, come rileva mons. Cesario D'Amato ("Scala un centro amalfitano di civiltà", 1975), ma dovette ricredersi quando lei gli confidò di aver ricevuto, in uno dei rapimenti in estasi, un messaggio dal Signore, che proprio a lui affidava il compito di dar vita a una Congregazione di sacerdoti e laici per l'evangelizzazione e la salvezza dei più poveri.

Superate le perplessità, convinto della buona fede e della sincerità della Crostarosa, don Alfonso si decise a lasciare Napoli e a ritirarsi, con quattro suoi compagni, a Scala, dove fondò la Congregazione del SS. Salvatore, alla quale la Santa Sede cambiò il nome in Congregazione dei Padri del SS. Redentore. Si concretizzava così la "profezia" di Suor Maria Celeste, avvalorata dai segni miracolosi apparsi per più giorni, nel 1732, nell'Ostia consacrata ed esposta nella chiesa del monastero. Di essi è notizia in varie relazioni. Ne furono testimoni i vescovi Santoro e Falcoia, don Alfonso Maria de' Liguori, le religiose, i canonici, il popolo.

La strada che conduce alla santità è lunga, difficile, piena di ostacoli. Lo prova il fatto che Suor Maria Celeste, forse per pura cattiveria, forse per invidia, fu presa di mira con la diffusione di voci calunniose, che le costarono, il 25 maggio 1733, un provvedimento di espulsione dal monastero. Si ritirò a Pareti di Nocera Superiore dove, da Superiora, riuscì a ripristinare in quella Comunità la buona disciplina e la religiosa osservanza, che lasciavano alquanto a desiderare (cfr. Autobiografia capp. 53-55, pagg. 269 e segg., Editrice San Gerardo, Materdomini/AV,1998). Nel 1736 si trasferì a Roccapiemonte e due anni dopo a Foggia, dove fondò il monastero "del SS. Salvatore". Vi rimase fino alla morte, avvenuta il 14 settembre 1755.

A Scala, intanto, la sua opera aveva messo buone radici. Il 18 giugno 1733, un mese dopo che lei era andata via, le suore rinnovarono i voti davanti al vescovo Santoro, secondo la Regola dettata dalla Crostarosa, anche se attribuita a mons. Falcoia. "Alfonso, da parte sua - nota don Andrea Colavolpe - aveva continuato il cammino, con maggiore libertà ed autonomia dopo la morte del Falcoia avvenuta il 20 aprile 1743, ed aveva portato l'Istituto maschile a piena fioritura, al punto da ottenere l'approvazione di papa Benedetto XIV il 9 febbraio 1749, col solo cambiamento del nome 'del SS. Salvatore' in quello 'del SS. Redentore'.

Il Santo si adoperò perché anche il monastero di Scala ricevesse l'approvazione e l'ottenne dallo stesso Pontefice l'8 giugno 1750. Con il sigillo di Roma il monastero di Scala diveniva il tronco originale, da cui doveva ramificarsi l'Ordine Monastico delle Redentoriste", presente oggi nei vari continenti.

Suor Maria Celeste Crostarosa fu dichiarata Venerabile da Leone XIII nel 1901. A Scala, nel "suo" monastero, le suore la invocano tuttora nelle preghiere. A Foggia il popolo la ricorda come la "Santa Priora".

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