Tu sei qui: PoliticaCosta d’Amalfi: mobilità e immobilismo
Inserito da (redazionelda), domenica 11 giugno 2017 21:19:41
di Raffaele Ferraioli*
Il silenzio assordante dei colleghi sindaci nel dibattito intorno al problema dell'utilizzo dei cento milioni messi a disposizione dalla Regione Campania per il riassetto della mobilità in Costa d'Amalfi, m'induce a scomodare la famosa invocazione di Martin Luter King: "Io vi prego di essere indignati!" Altro che protagonismo degli amministratori locali! Fatte le debite eccezioni, dalle nostre parti prevale la diplomazia (quella più deleteria di stampo machiavellico), manca il coraggio di denunciare, prevalgono gli atteggiamenti accomodanti, latita la volgia di confrontarsi e, se necessario, di scontrarsi.
In una situazione di questo genere quello che preoccupa è l'affievolimento progressivo della consapevolezza che questa volta ci giochiamo davvero il futuro del nostro territorio. Basta considerare che le risorse finanziare disponibili difficilmente potranno essere integrabili o ripetibili a breve termine, mentre la morsa del traffico sta strangolando sempre di più la nostra realtà, giunta ormai al collasso. E' ben nota la polemica scoppiata in queste ultime settimane in ordine alla previsione di opere impropriamente dichiarate "prioritarie", ma che di certo non risolverebbero i problemi esplosi in maniera così virulenta.
"Vergin di servo encomio", come sempre mi sforzo di essere, ho manifestato il mio punto di vista, registrando un vasto consenso in tutti gli ambienti della nostra popolazione. Questo mi spinge a continuare nella divulgazione delle mie tesi, grazie anche a questo giornale, pur dovendo prendere atto che il dibattito intorno al tema del riassetto del sistema di mobilità, malgrado tutto, langue.
Fra le varie ipotesi di soluzione del problema - la cui gravità richiede interventi tempestivi, non tanto di natura sintomatologica, come è avvenuto finora, ma adatti a curare il male alla radice - merita un approfondimento quella della costruzione della famigerata "dorsale".
Una soluzione ormai "rinnegata" a tutti i livelli, pur essendo stata prevista nella "Bibbia" della nostra pianificazione urbanistica: il venerato PUT - L.R. 35/87. Non si capisce perché nessuno vuole più sentirla nominare. Gli stessi "puttiani", fautori a vario titolo della "Bibbia" regalataci da Roberto Pane e dai suoi adepti, pare l'abbiano abiurata. Un motivo in più per doverne parlare.
Ebbene, quella dell'asse portante alto è sicuramente una previsione strategica meritevole di attenzione e di approfondimento per una pluralità di vantaggi facilmente rilevabili che da essa derivano. La sua realizzazione consentirebbe di risolvere diversi, importanti problemi non solo di traffico e di mobilità, ma di messa in valore delle nostre "terre alte".
Stiamo parlando non di una superstrada ma di una strada non più lunga di sei o sette chilometri, della quale esistono già alcuni spezzoni (vedi Scala-Ravello-Tramonti, valico di Chiunzi) e che dovrebbe essere completata con due tratti che vanno da Agerola a Scala a Oriente e a Nocelle a Occidente). Si tratterebbe di un'infrastruttura con un tracciato "dolce", rispettoso, anzi rigeneratore della natura e dell'ambiente. Questo nuovo asse portante del traffico della nostra area, da un lato andrebbe ad attenuare, se non ad eliminare l'abnorme pressione del traffico sulla borbonica carrozzabile costiera, con contestuale restituzione della stessa ad una funzione di "passeggiata" lungo la costa e dall'altro lato renderebbe fruibili le aree montane.
Le nostre montagne che Paolo Rumiz ama definire "naviganti", sono da tempo abbandonate a se stesse, frequentate da un po' di anni a questa parte dagli appassionati di trekking ma anche dai nuovi "lupi", pronti a rapinare, a prendere più che a dare. Questi nuovi spazi possono ospitare nuove attrezzature, quali parcheggi d'interscambio, rifugi, eliporti, zip lines, campi da golf e tanti altri servizi, realizzando in tal modo un'offerta integrata mare-monti di straordinario appeal.
Riportare interessi economici nelle aree montane è una strategia da perseguire con grande attenzione, ma con altrettanta determinazione se vogliamo far rivivere quelle aree in stato di pericoloso abbandono ed evitare il dissesto idrogeologico oltre che la dissipazione di un patrimonio naturalistico, storico e culturale di valore inestimabile.
E se è vero che la dorsale consente di prendere i famosi "due piccioni con una fava" credo che sia controproducente per tutti non tenerne conto.
*Sindaco di Furore
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