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Tu sei qui: SezioniCronacaSalerno, sentenze pilotate in cambio di denaro e regali: chiesti 7 anni per giudice Tributaria
Scritto da (Redazione), giovedì 27 febbraio 2020 08:11:27
Ultimo aggiornamento domenica 1 marzo 2020 08:27:03
Mano pesante da parte della procura del Tribunale di Salerno per gli indagati dell'operazione "Ground Zero", accusati di aver allestito un presunto giro di mazzette destinate ai giudici della Commissione tributaria in cambio di sentenze pilotate.
In particolare, al giudice Giuseppe De Camillis e al commercialista ed ex deputato Teodoro Tascone il pubblico ministero non ha riconosciuto le attenuanti generiche.
Le richieste sono state di sette anni per il magistrato e cinque per il tecnico.
Nello sviluppo delle indagini che il 15 maggio dello scorso anno avevano portato all'arresto di 14 persone, la Guardia di Finanza di Salerno, su ordine di questa Procura della Repubblica, ha poi acquisito gravi indizi di colpevolezza nei confronti di pubblici ufficiali e imprenditori nel secondo filone d'inchiesta denominato "Ground Zero 2".
Tra questi anche un professionista della Costa d'Amalfi con i sette giudici, funzionari, commercialisti ed imprenditori arrestati lo scorso ottobre. Applicata misura cautelare della custodia cautelare per un commercialista professionista tributario originario di Amalfi, anch'egli indagato per corruzione in atti giudiziari.
Sedici, in tutto, gli indagati per "Ground Zero 2": tra questi anche un imprenditore alberghiero di Conca dei Marini.
Fondamentali sono risultate anche le informazioni ricevute dai precedenti indagati finiti in manette che, durante gli interrogatori, avrebbero ammesso le proprie responsabilità in relazione ad alcuni episodi di corruzione fornendo notizie anche su altri indagati e su analoghi episodi. I riscontri avrebbero così permesso di risalire ad altre 10 sentenze di secondo grado, della commissione tributaria regionale sezione distaccata di Salerno che sarebbero state pilotate a favore di privati in cambio di denaro.
Grazie alla nuove indagini salirebbero dunque a 20 il numero di provvedimenti di secondo grado "fasulli" a partire dal 2016 al maggio di quest'anno. Sempre lo stesso il risultato: far vincere il ricorso al contribuente in cambio di soldi. Tra i capi di accusa provvisori per i quali il Gip ha ravvisato la presenza dei gravi indizi di colpevolezza vi sono la cancellazione di un debito con l'Erario di oltre 35 milioni di euro ottenuto da una società di Sarno; per un'altra società di Angri, l'indebito vantaggio ottenuto supererebbe i 5 milioni di euro; per una terza società di Avellino, invece, la somma contestata dal Fisco e annullata dai giudici raggiungerebbe quasi il milione di euro. Tra gli indagati un professionista di Avellino che, dopo aver ricoperto per anni l'incarico di giudice tributario a Salerno, da settembre del 2018, fa parte del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, il massimo organismo di autogoverno dei giudici tributari a livello nazionale.
Gli viene contestato il concorso in cinque episodi di corruzione in atti giudiziari, reati commessi non nella qualità di giudice tributario, né di quella di Consigliere, ma quale intermediario corruttore che agiva avvalendosi della conoscenza diretta del personale amministrativo e dei giudici tributari di Salerno. Tra gli arrestati vi sono anche un giudice tributario non togato, un segretario della Commissione Tributaria Provinciale, un produttore televisivo dell'Avellinese, altri quattro tra imprenditori e commercialisti della provincia.
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