Tu sei qui: Storia e StorieDon Clemente Confalone, dall'orrore della guerra al sacerdozio
Inserito da Sigismondo Nastri (redazionelda), mercoledì 24 marzo 2021 16:10:08
di Sigismondo Nastri
Nell'ottobre del 1943 Roma era in preda al caos. Vi dominava la paura. L'armistizio dell'8 settembre aveva determinato una situazione paradossale, trasformando in alleati i nemici di ieri, e viceversa, e segnando l'inizio di un conflitto tra italiani di opposte fazioni. L'ingegnere Pietro Lestini era vicepresidente dell'Associazione cattolica di San Gioacchino, nel quartiere Prati. Come ricorda la figlia Giuliana in un libro (S.A.S.G., edizioni Il Ventaglio), egli era impegnato nella lotta contro gli oppressori nazisti, ma soprattutto "nella testimonianza di solidarietà e altruismo di tutti i perseguitati a causa della razza, della religione, dell'idea politica e dell'amore per una patria libera e democratica". Con l'appoggio del parroco, padre Antonio Dressino, l'ingegnere Lestini aveva allestito un servizio di accoglienza per militari allo sbando, ebrei e perseguitati politici. Tra i primi accorsi ci fu il tenente di fanteria Clemente Confalone, "un uomo alto e magro, quasi ieratico, avvalorava questo suo aspetto la spiccata tendenza alla religiosità". Profondamente buono, educato ai principi della fede e della fratellanza universale, egli s'era rifiutato di obbedire all'ordine di partire per Trieste. Aveva scelto la strada della diserzione, trovando riparo nella chiesa di san Gioacchino, àncora di salvezza per quanti volevano sfuggire alle retate nazifasciste. In questo contesto, un tipo come lui, che preferiva impugnare la corona del Rosario anziché la pistola, divenne ben presto bersaglio di lazzi e frizzi da parte degli altri rifugiati. "Pur tuttavia - rileva Giuliana Lestini - essendo d'animo mite riusciva a sopportare e in fondo a prestarsi fino al momento in cui di cattivo umore rispondeva con veemenza ed acredine. Era però riuscito a imporre la recita del Rosario e spesso li puniva coi suoi sermoni sulla bontà divina e la malvagità umana".Il rifugio ideato dall'ingegnere Lestini era "un locale esistente tra la volta e il tetto della chiesa stessa a ridosso della cupola, un locale quasi aereo tra le capriate del soffitto". Fu quella che venne chiamata "Sezione aerea di san Gioacchino" (di qui la sigla S.A.S.G.), che, sotto il vincolo del giuramento e della segretezza delle azioni, si prefiggeva di occultare quanti fossero perseguitati e di compiere atti di sabotaggio contro i nemici nazifascisti. Si trattò di ore, giorni, mesi trascorsi in una situazione di precarietà assoluta. Murati addirittura, per motivi di sicurezza.Il tenente Clemente Confalone, appartenente a una delle famiglie più in vista di Maiori, aveva trentacinque anni, essendo nato il 10 marzo 1908. Con una laurea in giurisprudenza, conseguita brillantemente, era avviato a una carriera di avvocato o di magistrato, nel solco di una consolidata tradizione familiare. La terribile esperienza vissuta fece maturare in lui un'altra decisione: quella di diventare prete. Rientrato finalmente a casa, abbandonò i codici ed entrò in seminario.
Furono sufficienti due anni di studio per l'ordinazione sacerdotale. Resta memorabile, in quanti lo hanno conosciuto, la sua profonda devozione alla Madonna, venerata come protettrice dai maioresi nella Collegiata e festeggiata il 15 agosto col nome di S. Maria a Mare.Don Clemente, che ha trascorso la vecchiaia - seduto in carrozzella, per le precarie condizioni fisiche - presso le Suore Domenicane di Maiori, amorevolmente assistito, ha chiuso gli occhi il 16 giugno del 1994, all'età di ottantasei anni. Di quella "soffitta" non aveva mai parlato con nessuno. Ma la sera del 9 marzo 1984, quando ricevette la visita di padre Ezio Marcelli, nuovo parroco di san Gioacchino, si lasciò travolgere dall'emozione e dai ricordi: "Il mangiare - riferì - saliva per mezzo di una carrucola. A far funzionare il congegno ci pensava l'ingegnere Lestini, con l'ausilio del sacrestano Domenico Pizzato, che si occupava anche di svuotare i secchioni utilizzati come gabinetto.
Il cibo era fornito dalle Suore della Carità che, malgrado la carestia, non fecero mancare nulla del necessario". Poi il racconto divenne più intenso: "Si passavano le ore discutendo del più e del meno, della vita passata, delle speranze per il futuro, del desiderio di uscire da quel luogo. A volta ci recapitavano i giornali. Lestini li faceva passare attraverso un foro nel soffitto all'interno della chiesa. Ci industriammo per portare la luce elettrica in modo da illuminare il nostro rifugio; e tanto facemmo che entrammo in possesso perfino di una radio per essere al corrente di ciò che avveniva fuori. La sera si recitava il Rosario, e vi prendevano parte anche gli ebrei". Uno di questi, vedendolo "troppo devoto", una volta, un po' per burla e un po' seriamente, gli aveva detto: "Quando ti farai prete diventerò cristiano". Don Clemente non ha mai saputo se mantenne la promessa.
Se sei arrivato fino a qui, significa che apprezzi il nostro impegno nel fornire notizie libere e accessibili a tutti.
Per garantire un ambiente sicuro per i nostri lettori, abbiamo rimosso tutta la pubblicità invasiva, i cookie e i tracciamenti di terze parti.
Tuttavia, per continuare a offrirti un'informazione di qualità, il tuo aiuto è fondamentale. Anche un piccolo contributo può fare la differenza.
Sostieni Il Vescovado!
Scegli il tuo contributo con
Per rimanere costantemente aggiornati con le notizie del Vescovado, in tempo reale sul tuo smartphone, scarica la App!
Per dispositivi Apple |
Per dispositivi Android |
![]() |
![]() |
rank: 108444105
C'è un piccolo grande esempio di passione e tradizione marinara che continua a vivere tra le onde del piccolo borgo di Atrani, il centro urbano più piccolo d'Italia e con la più alta densità di popolazione residente. Si chiama Lorenzo Oliva, è nato nel 2012 e, nonostante la giovane età, ha già fatto...
Il 27 giugno 1544, la flotta del temibile corsaro turco Ariadeno Barbarossa, forte di 154 legni tra galeazze, feluche, lancioni e quattro navi da guerra, si presentò al largo di Amalfi, pronta a saccheggiare e devastare anche le città vicine, da Salerno a Positano. Secondo lo storico Filippo Cerasuoli,...
di Sigismondo Nastri Monsignor Ercolano Marini si dimise da arcivescovo di Amalfi nel 1945 e si ritirò a Finalpia, in una casa di riposo per sacerdoti anziani, dove si spense cinque anni dopo. Al suo posto, nella primavera del 1946, la Santa Sede nominò Mons. Luigi Martinelli, che purtroppo morì prima...
Trentasette anni fa, all'alba del 27 giugno 1988, Maiori si svegliò sconvolta da una tragedia che segnò per sempre la sua storia recente: il crollo di un'ala dello storico Palazzo D'Amato, in pieno Corso Reginna, causato da un incendio doloso. Le fiamme, appiccate nel tentativo di truffare un'assicurazione,...
Streghe, un santo e un liquore a base di noci: cosa li collega? Il 23 giugno, la notte di San Giovanni Battista è una data particolarmente significativa per gli amanti del nocino, segnando l'inizio del rituale di produzione di questo antico liquore. In questa notte speciale, sacro e profano si intrecciano...