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Scritto da (Redazione), martedì 14 aprile 2020 17:16:37
Ultimo aggiornamento martedì 14 aprile 2020 17:16:37
di Antonio Schiavo
Rimpianto e coraggio.
Due termini così diversi, in contraddizione fra loro. Quasi un'antinomia. O forse, no.
E per non lasciare più campo ai rimpianti che si acquisisce coraggio? O quando hai dimostrato, prima a te stesso, che il coraggio non ti manca, che riesci anche a guardare al tempo passato con meno rimpianti?.
Rimpianto e coraggio sono le due parole che ricorrono più frequentemente nel bel libro di Jasmine Vuilleumier "La realtà dei Sé" (Europa Edizioni, euro 13,90).
Cominciamo dal coraggio: ce ne vuole tanto per dare alle stampe quello che appare come un vero e proprio diario segreto di una ragazza dei giorni nostri, portare all'attenzione dei lettori gli stati d'animo più intimi, le ansie, le gioie e i dolori, gli amori che ti riempiono il cuore o che ti feriscono. Sentimenti che la maggior parte delle coetanee preferirebbe relegare tra pagine allucchettate riservate a chi le scrive e, forse, a qualche amica del cuore. Nemmeno alla mamma.
Coraggio nel reagire con una scelta di vita inusuale e perigliosa, sicuramente favorita da possibilità economiche non di tutti a quell'età: andare fino ai confini del mondo, un "finis terrae"sognato, agognato ma non dietro l'angolo.
Un viaggio come contraltare audace ai rimpianti che è strano ritrovare così virulenti nella personalità e nel carattere di una ragazza di nemmeno trent'anni.
Certo quelle possibilità di cui parlavamo le hanno consentito di scegliere, ma poteva benissimo Jasmine optare per le mete solite, lussuose, comode e piene di svaghi e comfort.
Invece lei ha scelto di trovare il centro del suo sé in luoghi lontani, attraverso un itinerario in solitaria sulle superbe ma impervie Ande spingendosi fino all'altra parte del globo: l' isola di Pasqua.
Scelta non semplice, non alberghi a cinque stelle, non ristoranti da guida Michelin, ma una tenda e uno zaino e, particolare non secondario, una macchina fotografica per cristallizzare quelle immagini che un domani, e troniamo al discorso di partenza, solo a guardarle avrebbero fronteggiato gli assalti di eventuali rimpianti pregressi, le scelte sbagliate, gli amori di cui si subisce o si accelera la fine.
Discese ardite e risalite come avrebbe detto Battisti, anche se le preferenze dell'autrice vanno a cantautori e musiche straniere che accompagnano i suoi passi di viandante in ogni dove.
C'è, almeno per me, un passo di estrema poesia nel libro, che fa il paio con le descrizioni dell'alba sul Machu Pichu e del mare cristallino sotto i giganti di pietra a Rapa Nui e cioè di quando Jasmine parla di un sedile vuoto accanto a lei in un vagone ferroviario. Su quel sedile appoggia il suo zaino, ma con esso probabilmente ci mette i sogni, il desiderio di crescere dentro, la fragilità in perenne combattimento con la forza che pure sente di possedere e un domani, si augura, di trovare qualcuno che condivida con lei questa scelta di vita.
Le dobbiamo un grazie, però, soprattutto da parte di chi come noi fa fatica a pensare anche quando deve spostarsi a due passi da casa e che ritiene, forse a ragione o forse a torto, di aver già avuto il dono di nascere nel posto più bello del mondo.
Il grazie perché con questo volume così sincero e pieno di confidenze Jasmine Vuilleumier ci ha confermato una bella frase di Mason Cooley pienamente adatta ai tempi che stiamo vivendo: "Leggere ci dà un posto dove andare anche quando dobbiamo rimanere dove siamo".
>Leggi anche:
Jasmine Vuilleumier, la giovane scrittrice di Ravello che racconta "La realtà dei Sé"
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