Tu sei qui: ChiesaInsieme: San Massimiliano Kolbe e fra Antonio Mansi
Inserito da (redazionelda), sabato 14 agosto 2021 08:58:12
Nel giorno dedicato a San Massimiliano Kolbe, pubblichiamo uno degli ultimi articoli del compianto Padre Gianfranco Grieco (1943-2021), pubblicato nell'autunno del 2020 in un volume che raccoglie i contributi relativi alle celebrazioni centenarie della morte di Fra Antonio Mansi (1918-2018) e della presenza di San Massimiliano Kolbe in Campania (1919-2019).
Napoli-Barra, Pompei e Portici, tre città della Campania che sembrano tenersi per mano, hanno celebrato solennemente il centenario della lunga sosta di san Massimiliano Maria Kolbe (3 giugno-8 luglio 1919-2019).
A Napoli- Barra è stato il cardinale metropolita Crescenzio Sepe, arcivescovo della città partenopea, a presiedere le celebrazioni culturali, artistiche e spirituali promosse nel mese di giugno. A Pompei il 1° giugno 2019,
l'arcivescovo prelato Tommaso Caputo incontrava i circa 500 militi dell'Immacolata giunti da tutta la regione; a Portici, la celebrazione si è svolta sabato 6 luglio, guidata da padre Di Muro. A Ravello invece il 30 e il 31 ottobre, a chiusura del centenario della morte di fra Antonio Mansi (31 ottobre 1919- 2018-2019). Nel corso dell'estate del 1919 il giovane Kolbe da Roma raggiungeva questi luoghi francescani e mariani, per trovare le tracce più significative dell'infanzia di fra Mansi. Tante tappe spirituali legate alla presenza della Vergine del Rosario e a giovani volti che hanno segnato il cammino della sua vita romana, trascorsa tra le mura del collegio serafico internazionale di via san Teodoro 42, culla culturale e formativa dei giovani chierici studenti
dell'Ordine serafico provenienti da tutto il mondo.
Gli Appunti di viaggio scritti dal Kolbe e i pensieri spirituali stesi nel corso della sua sosta ravellese continuano a far riflettere quanti sono soprattutto legati al Movimento mariano Milizia dell'Immacolata fondato a Roma dal Kolbe il 16 ottobre 1917. Perché queste quattro tappe spirituali sono state sempre portate nel cuore dal giovane Kolbe? Le risposte possono essere tante.
Era il 1 ° luglio 1914 quando, il giovane Kolbe, da Roma, scriveva una lettera alla «Carissima Mamma!» informandola dei movimenti estivi dei chierici studenti del Collegio Internazionale: «Adesso, sono già in vacanza;
e per la fine di luglio partirò, con alcuni miei compagni, per Zagarolo, (come l 'anno scorso). Non ci andremo tutti, perché una parte rimarrà a Roma; altri, quelli più deboli di salute, si recheranno a Ravello, in un convento presso il mare» (Scritti Kolbiani,13). Il Kolbe citava Ravello nelle sue lettere una seconda volta il 5 agosto 1919, quando da Cracovia, ricordava a fra Giovanni Garleanu della promessa del Rev.mo P. Generale Domenico Tavani che riguardava il dono di un libro di morale del gesuita Arregui. La frase è la seguente: «come mi ha promesso, quando partivo per Ravello» (SK, 28; Meditazioni, 987; Appunti di cronaca SK, 988). I testi kolbiani riportano più volte il nome di questa ridente ed unica cittadina della Costiera. Tra gli Inediti legati a Ravello vi è il testo che riguarda la vita di fra Antonio Mansi (SK, 1247) e la storia degli inizi della Milizia dell'lmmacolata, che porta alla figura di fra Antonio Mansi (SK 1328). Ma, il motivo principale era la stima e l'affetto che aveva verso il chierico francescano conventuale ravellese fra Antonio Mansi (1896- 1918) morto a Roma per febbre spagnola il 31 ottobre, cinque giorni dopo la festa liturgica del Beato Bonaventura da Potenza (+ 26 ottobre 1711).
Era lo stesso Kolbe a spiegare i motivi della sua lunga permanenza a Ravello nel convento dei suoi confratelli francescani conventuali. I suoi Appunti di cronaca restano sospesi sino a martedì 7 ottobre, festa della Madonna del Rosario, e, quando riprendendo a scrivere affermava: «Lascio una pagina e mezza bianca da riempire, poiché dal 5 luglio non ho scritto nulla, pur avendo avuto moltissime cose da annotare, la mancanza di tempo e forse un po' di trascuratezza me lo hanno impedito. Oggi un'opera della Mammina Immacolata mi spinge a prendere la penna in mano» (SK, 988).
Di che si trattava?
E lui stesso a dircelo: «Durante la ricreazione della sera, 6 chierici insieme con il Rev.mo P. Maestro Czeslaw Kellar, hanno iscritto i loro nomi in un registro (che dovrà essere quello delle iscrizioni) della Milizia dell'Immacolata; e io sono stato costretto, pur facendo già parte della M.I. fin da quando stavo a Roma, ad aprire per primo la lista con il mio nome, Mammina, io non so proprio quale direzione prenderà tutta questa faccenda, ma Tu degnati di fare con me e con tutti noi quello che tu stessa gradisci, alla più grande gloria possibile di Dio; io sono Tuo, o mia Mammina Immacolata! Tu vedi che sono assai miserabile, che cammino sul ciglio di un precipizio, essendo pieno di amor proprio; se Tu mi lasci sfuggire anche un istante solo dalle Tue mani immacolate, sarò il primo a cadere in peccati più gravi e poi in fondo all'inferno; tuttavia (ma non lo merito affatto) se non mi lascerai sfuggire e sarai la mia guida, non cadrò di certo e diverrò santo, un grande santo. Mammina, degnati di volgere il Tuo sguardo affinché questo mio scritto sia alla Tua massima gloria possibile» (SK, 988). Pagina, questa, che ci lascia sgomenti. Aveva solo 25 anni Padre Kolbe e già pensava da santo. Viveva da santo.
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