Tu sei qui: PoliticaSalerno, Pessolano denuncia «degrado e locali ancora chiusi in Piazza della Libertà»
Inserito da (PNo Editorial Board), sabato 13 gennaio 2024 12:34:15
«Le festività natalizie sono ormai terminate ma restano ancora intatte tante criticità che si registrano cronicamente nella nostra città. Anzi, queste riemergono dopo che erano state apparentemente sepolte dal tappeto luminoso delle Luci e dalla musica del concerto dei Pooh, in una Piazza della Libertà che versa in condizioni di inaccettabile incuria». Così il consigliere comunale di OltreDonato Pessolano.
«Il degrado riguarda non solo le giostrine, che da alcuni mesi mostrano i primi segni di inesorabile abbandono, ma anche gli spazi verdi, che potrebbero essere utilizzati in modo più intelligente come area di sgambamento per i cani, fino ad arrivare alla passeggiata del Sottopiazza ed a Santa Teresa. Qui i tombini sono, ormai, a pochi anni dalla conclusione dei lavori, già privi di mattonelle e cementificati - continua il consigliere comunale -. Quel che resta è soltanto la visuale. Inoltre, non sono decollati affatto, a oltre due anni dall'inaugurazione del Crescent e di Piazza della Libertà, il commercio e la ristorazione, nemmeno nell'area fronte mare. I locali, in buona parte, pur essendo stati assegnati da tempo, sono ancora chiusi. Sarebbe opportuno rimetterne a bando l'assegnazione nel caso in cui questa situazione di stallo, come, del resto, è ampiamente prevedibile, dovesse perdurare. Un'amministrazione seria dovrebbe agire con forza e rapidità per tutelare dal degrado quello che, a parole, dovrebbe essere il suo fiore all'occhiello».
«L'abbandono dei locali nel sottopiazza, infatti, comporterà un'inevitabile desertificazione commerciale che, nel lungo termine, potrà anche ridurre l'attrattività turistica del luogo e, conseguentemente, i flussi di visitatori. Se questa è la città che ha sognato il Governatore e di cui si occupa il neoassessore all'Urbanistica che apparentemente è anche particolarmente interessato al commercio, allora c'è poco da sperare», chiosa.
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