Tu sei qui: PoliticaLegge Severino, il governo contro de Magistris e De Luca
Inserito da (redazionelda), lunedì 12 ottobre 2015 16:11:25
Ha torto de Magistris, e con lui ce l'hanno anche De Luca e indirettamente Berlusconi, a contestare la legge Severino sulla sospensione degli amministratori condannati e sulla sua non retroattività. La legge va bene così com'è e la Consulta dovrebbe dichiarare inammissibile o quantomeno infondato il ricorso del Tar della Campania di un anno fa. Palazzo Chigi, per mano dell'Avvocatura dello Stato, dice la sua in vista dell'udienza pubblica che martedì 20 ottobre vedrà sul "banco degli imputati" proprio il famoso decreto legislativo del 31 dicembre 2012, comunemente chiamato "legge Severino", sull'incandidabilità, decadenza e sospensione dei parlamentari o amministratori locali condannati, i primi in via definitiva, i secondi anche dopo il primo grado.
Udienza e decisione molto attese, con una Corte a ranghi ridotti, 12 su 15 giudici. Relatrice Daria De Petris, nota docente di diritto amministrativo. Un evidente caso politico, oltreché costituzionale, anche se la Corte vorrebbe che la politica restasse sempre fuori dalla porta. Ma proprio le due memorie dell'Avvocatura dello Stato, estensori Gabriella Palmieri e Agnese Soldani, la prima del 3 aprile e la seconda fresca del 29 settembre, rilanciano il caso politico.
Perché nella difesa della piena costituzionalità della legge non verrebbero violati gli articoli 4, 51 e 97 della Carta come invece ipotizza il Tar - non solo si dà torto al sindaco di Napoli Luigi De Magistris, ma indirettamente anche al governatore della Campania Vincenzo De Luca, entrambi condannati per abuso d'ufficio, il primo a un anno e tre mesi dal tribunale di Roma il 24 settembre 2014, il secondo a un anno dal tribunale di Salerno il 22 gennaio 2015.
Entrambi sospesi dal prefetto, entrambi "graziati" da una sospensione, e quindi rimessi in sella dalla magistratura, entrambi in attesa della Consulta che potrebbe far cadere due muri maestri della Severino, la natura della sospensione e la retroattività. Berlusconi, decaduto dal Senato per la stessa legge, vedrebbe in salita le chance con la Corte di Strasburgo dove è ricorso proprio per la retroattività.
Ma l'Avvocatura, e quindi palazzo Chigi, difendono la legge.
Palmieri e Soldani scrivono che il ricorso del Tar è «inammissibile» per la semplice ragione che la Cassazione, cui si era rivolto il Movimento difesa del cittadino con l'avvocato Gianluigi Pellegrino, ha tolto allo stesso Tar la competenza per darla al giudice ordinario, il quale ha confermato la sospensione, ma non ha replicato il ricorso alla Consulta. Comunque il ricorso in sé non è neppure fondato. Perché i suoi puntelli, «il ritenuto carattere sanzionatorio della sospensione e la violazione del principio di irretroattività », sono sbagliati. La stessa Consulta, scrivono Palmieri e Soldani, «ha negato che la norma sulla sospensione dalla carica avesse natura sanzionatoria e ne ha affermato la piena compatibilità con la Costituzione».
Non sanzione dunque, ma misura cautelare, come scrive la stessa Corte, per evitare «la perdita di immagine degli apparati pubblici che può derivare dalla permanenza in carica del consigliere eletto che abbia riportato una condanna anche non definitiva». Quindi, scrive l'Avvocatura, risulta «garantito il contemperamento degli interessi in gioco, diritto all'elettorato passivo da un lato, buon andamento dell'amministrazione dall'altro». Quanto alla retroattività, noto cavallo di battaglia berlusconiano, l'Avvocatura è tranchant: «Si applica la norma vigente al momento dell'esercizio del potere amministrativo».
Fonte: Repubblica.it
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