Tu sei qui: PoliticaFondazione Ravello, Paola Mansi: «Disposta a farmi radiografare in tutto il mio percorso politico e amministrativo»
Inserito da (redazionelda), giovedì 12 maggio 2016 20:02:50
RAVELLO - La campagna elettorale è entrata el vivo, con i classici colpi che toccano persino la sfera personale dei protagonisti coinvolti. Non tarda ad arrivare la risposta di Paola Mansi, consigliere comunale e di amministrazione della Fondazione Ravello, agli attacchi ricevuti ieri dal sodalizio Rinascita Ravellese. A tenere banco è sempre l'argomento Fondazione Ravello, il più succulento di tutti, specie di questi tempi. A tutti piacere mettere le mani sul giocattolo che nella Città della Musica muove importanti interessi complice lo stanziamento di congrui finanziamenti pubblici.
«La tracotanza che traspare dalle parole usate per attaccarmi è almeno pari alla viltà del gran suggeritore di Rinascita Ravellese» scrive la Mansi sul suo profilo Facebook. Il riferimento è al suo ex mentore politico e professionale Secondo Amalfitano dal quale il Consigliere comunale si è staccato da oltre un anno per «voltare pagina» per proseguire il cammino condiviso col sindaco Paolo Vuilleumier che non vede più protagonista Amalfitano, messo ai margini, e oggi alleato col nemico di sempre: Salvatore Di Martino. Giri bizzarri che solo la politica è capace di immaginare e materializzare.
«Non mi illudevo che questa campagna elettorale risparmiasse insulti, insinuazioni e ingiuste mistificazioni che mortificano l'intelligenza umana prima che politica di chi le ha partorite Non ho nulla da nascondere» ha scritto la Mansi che ha aggiunto: «Ho speso parole di rassicurazioni sulla Fondazione Ravello non per questo disconoscendo il lavoro pregresso. Non ci vuole molto a capire che una rendicontazione si basa su un impegno pregresso. Ma è altresì vero - e questo un amministratore pubblico dovrebbe saperlo bene - che uguale sforzo richiede raggiungere l'obiettivo economico, cioè incassare gli arretrati.
La differenza tra il dire e il fare è proprio il fare. Ed è l'unica motivazione che contraddistingue il mio agire. Stare con la carabina spianata è facile, puntare il dito per insinuare il venticello del dubbio è uno sport facile da praticare, poco costoso, sicuramente meno di un pacifico e leale confronto civico imposto dalle regole della democrazia».
Paola Mansi non risparmia bordate allo stile che da sempre contraddistingue la politica dei cosiddetti "senatori", non temendo intimidazioni.
«Ravello crescerà quando i seminatori di odio si saranno arresi, per il bene di tutta la nostra meravigliosa comunità. Io resto al mio posto, disposta a farmi radiografare in tutto il mio percorso politico e amministrativo. Troverete condivisioni leali e consapevolezze nuove».
Poi fa definitiva chiarezza sulla sua scelta di lasciare il cammino intrapreso con Secondo Amalfitano con cui ha condiviso finanche un'importante esperienza a Palazzo Vidoni, sede del ministero della Funzione Pubblica, guidato, dal 2008 al 2011 da Renato Brunetta.
«Non è traditore chi lascia strade che non lo convincono più. Si chiama, piuttosto, capacità di voltare pagina, avendo un unico faro: impegno disinteressato e disponibilità totale con i miei concittadini. I quali non hanno bisogno di avvilirsi con le miserie della rissa elettorale. Sapranno invece valutare che ho una sola arma a disposizione, la serenità di chi ha anteposto alla propria vita privata quella della sua città».
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