Tu sei qui: Notizie, LifestyleL’Amerigo Vespucci omaggia Amalfi per la 70ª Regata delle Repubbliche Marinare
Inserito da (Admin), domenica 18 maggio 2025 10:31:42
Quando i marinai americani della portaerei USS Independence la incrociarono, il loro saluto fu chiaro e ammirato: "You are the most beautiful ship in the world". L’Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina Militare Italiana, è molto più di un’imbarcazione: è un simbolo di eccellenza, tradizione e bellezza che ieri ha fatto tappa davanti allo specchio d'acqua di Amalfi per rendere omaggio alla 70ª edizione della Regata delle Antiche Repubbliche Marinare.
Interamente costruita e allestita presso il Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia, lo scafo dell’Amerigo Vespucci fu impostato il 12 maggio 1930 e varato il 22 febbraio 1931 alla presenza della madrina Elena Cerio. Consegnata alla Regia Marina nel maggio dello stesso anno, entrò in servizio come nave scuola il 6 giugno 1931, affiancando la sua gemella Cristoforo Colombo nella neonata Divisione Navi Scuola. Da allora, l’Amerigo Vespucci ha formato generazioni di ufficiali, diventando ambasciatrice dell’Italia nei porti di tutto il mondo.
Armata a nave, con tre alberi verticali e un bompresso sporgente, la Vespucci unisce eleganza e solidità. Le sue vele quadre, i fiocchi e la randa raccontano la perizia marinara di un’epoca senza tempo. Il motto attuale, assegnato nel 1978, è "Non chi comincia ma quel che persevera", un inno alla dedizione e alla costanza, valori che ancora oggi guidano l’addestramento dei cadetti a bordo.
Dietro la sua linea impeccabile si cela il genio del tenente colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi, che progettò la Vespucci ispirandosi ai vascelli del Settecento. Non a caso, le sue forme evocano le navi a vela dei tempi gloriosi delle esplorazioni. Un’eredità che si rinnova ogni volta che la nave lascia il porto, come in occasione dell’omaggio ad Amalfi, protagonista quest’anno della storica Regata.
Ma la Vespucci non fu sola. Prima di lei, nel 1928, fu varata la Cristoforo Colombo, sua nave gemella, leggermente più piccola ma quasi indistinguibile. Anch’essa costruita a Castellammare di Stabia, condivise per anni con la Vespucci le Campagne di Istruzione in Mediterraneo, Atlantico e Nord Europa. Ma il destino volle separarle in modo drammatico.
Con la firma del Trattato di Pace di Parigi nel 1947, che sanciva la sconfitta dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, l’Unione Sovietica pretese la consegna di alcune navi italiane come risarcimento di guerra. Tra queste, anche la Cristoforo Colombo, che nel 1949 salpò da Taranto per Odessa, dove fu ribattezzata Dunay (Danubio). Abbandonata a un destino grigio, poco consono al suo splendore originario, la nave fu impiegata senza convinzione come nave scuola, poi trasformata in cargo e infine devastata da un incendio. Fu radiata nel 1963 e demolita nel 1971.
Il confronto tra le due gemelle racconta due Italie: quella che resiste e si reinventa, come l’Amerigo Vespucci, e quella che si perde nel vento della storia, come la Cristoforo Colombo. Si dice che un allievo della Colombo, prima della partenza per Odessa, rubò un quadro raffigurante lo sbarco del navigatore genovese: oggi quel dipinto ornerebbe la sala d’onore della Vespucci, come ultimo segno d’un legame mai spezzato.
L’Amerigo Vespucci oggi solca ancora gli oceani, memoria vivente di una tradizione secolare e orgoglio nazionale. Vederla stagliarsi all’orizzonte, davanti ad Amalfi, è molto più di uno spettacolo: è un richiamo alla bellezza, alla storia e alla perseveranza. Proprio come il suo motto.
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