Tu sei qui: Notizie, Lifestyle"Amo le persone umili, chi parte dal basso e raggiunge obiettivi impensabili": Antonello Lauretti si racconta dall'Hotel Caruso di Ravello
Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), giovedì 5 giugno 2025 16:57:50
Di Emilia Filocamo
Se dovessi chiedermi cosa è esattamente il successo ho una molteplicità di risposte che prima, probabilmente, e per prima intendo prima di incontrare Antonello Lauretti, noto PR romano, punto di riferimento di tanti vip, fondatore e titolare della Lauretti Communication, e dunque prima di questa intervista, non mi sarei mai data. Il successo non è colpo di fortuna, non è scorciatoia. Il successo è qualcosa che ti cresce all'interno, in una intercapedine del corpo che, appunto, non tutti i corpi hanno. E' frutto di caparbietà mai fine a se stessa, di una volontà che non è testardaggine ma consapevolezza di aver pasciuto il desiderio con talento e voglia di apprendere; il successo è un percorso che si snoda da un profumo di casa e di sabbia, di duna o di ricordo ancestrale, ed arriva poi ad un red carpet, ad un nome che vince e che spesso incute timore, forse invidia. Il successo è un ragazzo di 22 anni che comincia come PR negli studi televisivi di Cinecittà, che ha un sogno e vede quel sogno realizzato sul volto dei " famosi" che incrocia, per poi passare dall'altra parte. Il successo è oggi un uomo imprenditore di sé stesso, che ama le origini umili, così come le vacanze in famiglia da giugno ad agosto, che non demanda e non affida e non per mancanza di fiducia, ma perché sa che quel sogno gli appartiene troppo, e che dove c'è tanta luce ci deve obbligatoriamente essere anche un po' di buio, una velatura, un'increspatura sul mare più placido e tranquillo. E quello spazio, quel cono di ombra, è fondamentale: è una pausa in mezzo al frastuono di una ouverture, è riprendere fiato, decidere il nuovo attacco ad incipit di battuta musicale, è ricominciare, rinascere, rigenerarsi. Ecco, una nuvola ammanta per un istante il sole che bacia la Terrazza Caruso, location dell'intervista, ma quell'istante di ombra diventa altro.
Procediamo con l'intervista: Antonello indossa gli gli occhiali da sole, li sfila solo per un istante, ma sono un'armatura debole perché si percepisce comunque lo sguardo di un vincente, di un guerriero.
Antonello, qual è la prima regola della comunicazione?
La connessione tra le persone. Non esistono strategie, ciò che conta è la spontaneità. Lascio le strategie a chi non fa il mio mestiere, a chi non è del mio settore anche se, come sono solito ripetere, la mia comunicazione è atipica. Atipica perché trasversale, tentacolare, abbraccia più campi, ambiti, dal digital al management, dall'essere propriamente PR di volti noti agli eventi. Ed ognuno di questi campi è uno scaffale delle mie esperienze pregresse, rappresenta i miei trascorsi lavorativi. Ho iniziato a 22 anni negli studi televisivi di Cinecittà e poi, 6 anni fa, è nata finalmente la Lauretti Communication.
Come è cambiato negli ultimi tempi il mondo della comunicazione e quali sono, secondo te, le strategie vincenti e quali gli errori da non commettere?
Il cambiamento è innegabile, specie dopo l'ingresso dell'Intelligenza artificiale che ha facilitato non soltanto la comunicazione ma anche la grafica, la gestione delle situazioni più svariate, degli ospiti e perfino la logistica. Bisogna essere sempre al passo con ciò che le aziende richiedono, saper diversificare esigenze e necessità. Ci sono aziende che investono molto su un tipo di comunicazione semplice, essenziale, altre che invece preferiscono essere un po' più in sordina ed investire sugli eventi. Io faccio tutto da solo ed è una scelta fatta con consapevolezza: non mi piace affidare, demandare, perché in questo mestiere predisposizione, anche caratteriale, e passione sono fondamentali. Riconosco di essere sempre riuscito ad essere al centro dell'universo che ho voluto raggiungere e ne sono fiero: non è superbia ma consapevolezza di aver realizzato tutto da solo, attirando l'attenzione e l'interesse delle persone che volevo attrarre, grazie appunto a comunicazione, sinergie, alla connessione, come ti dicevo all'inizio. E da questo deriva anche il fatto che molti mi temono, che forse temono il mio modo di perseguire e raggiungere gli obiettivi. Lavoro in un settore estremamente affascinante ma anche competitivo, complesso, e in cui mantenere un equilibrio proprio non è semplice.
Il tuo rapportarti con numerosi personaggi del mondo dello spettacolo, implica, in qualche modo, anche di entrare nelle loro vite, sebbene da un punto di vista professionale. Cosa ti stupisce ed affascina del loro mondo?
Sin da bambino ero praticamente ipnotizzato dal loro mondo. Sono sempre stato convinto che, quando davvero desideri qualcosa con tutto te stesso, alla fine la raggiungi. Adesso che sono dall'altra parte e che sono praticamente uno di loro, ciò che ancora continua ad affascinarmi è quella che definisco la loro tristezza velata, che poi riconosco anche in me, e che non considero negativa perché i momenti di riflessione e solitudine sono fondamentali, anche per la creatività.
Quali sono le regole del casting perfetto?
Nei casting sono sempre stato molto attento, esigente, puntiglioso. Fondamentali sono l'essere fotogenici e telegenici, poi avere una buona dialettica. Mai guardare oltre la telecamera, mai agitarsi perché denota insicurezza, scarsa predisposizione. La voce poi è fondamentale. Certo, mi è anche capitato di incontrare sui set cinematografici o televisivi persone che avevo bocciato ai casting ma spesso la valutazione avviene in momenti particolari che rendono più complessa un'analisi veritiera.
Puoi anticiparci qualche tuo progetto e dirci a cosa stai lavorando in questo momento?
Attualmente sto lavorando per eventi della piattaforma Tik Tok Live su cui si sta puntando molto. E poi ad un nuovo progetto tv per la Rai di cui non posso anticiparti nulla.
Sei al Caruso, a Ravello, luogo di vacanza ma anche di ispirazione: qual è stata la vacanza più bella di Antonello Lauretti da bambino?
Il ricordo più caro che ho è quello delle mie estati al mare a Sabaudia, da giugno ad agosto.
C'è un odore particolare che ti riconduce a quei momenti?
Si, l'odore della mia famiglia, di mio padre, mia madre e mio fratello. Credo che ci sia un tempo per ogni cosa, ecco quello era il tempo perfetto per la famiglia e per quel tipo di emozioni.
Una domanda un po' sui generis. E' in corso un casting surreale proprio qui al Caruso: davanti a te ci sono, in ordine di secoli, un membro della famiglia D'Afflitto, poi Richard Wagner, il grande compositore tedesco legato a Ravello per il suo Parsifal, e Pantaleone Caruso, che ha aperto le prime camere di questo albergo, diventando uno dei pionieri dell'ospitalità in Costiera Amalfitana. Chi sceglieresti dei tre in base a ciò che hanno dato a Ravello?
Scelgo Pantaleone Caruso perché era una persona umile, perché è partito dal basso e per emergere, per farsi notare, ha usato solo le proprie capacità. Amo chi riesce a realizzare più di quello che potrebbe, chi riesce a sorprendere.
L'intervista ad Antonello Lauretti si chiude come un cerchio perfetto. Era cominciata con una domanda precisa, sull'origine del successo. Il successo è partire dal basso, alzare la testa verso le stelle, verso il sogno, non deviare, non cedere, non arrendersi, iniziare a salire, resistere, credere, arrivare fino alle fine. E trovare la risposta. Quella che Antonello continua a trattenere dietro gli occhiali da sole, nel profumo di Sabaudia in estate, in tutti i progetti che lo attendono e di cui è creatore umile ed entusiasta, perché oltre la patina di sicurezza, c'è un uomo gentile e di talento, che la passione tiene costantemente per mano.
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