Tu sei qui: NecrologiAddio Giovanni, amico vero. La tua presenza sarà sempre viva
Inserito da (redazionelda), domenica 24 maggio 2020 14:28:00
di Ulisse Di Palma
La notizia che non avrei mai voluto ricevere, dolorosa, è arrivata.
Giovanni Conte, l'amico di tutti non è più tra noi, proprio nel giorno che la Chiesa cattolica festeggia L'Ascensione ponte fra la Pasqua e la Pentecoste.
E, come l'Ascensione al cielo di Gesù che strappato alla morte è vivente nella Gloria di Dio nostro Padre, la vita acquista un valore più ampio e si apre ad orizzonti infiniti.
Caro Giovanni, non sono riuscito a fare più di tanto, ho fatto solo ciò che in scienza e coscienza ho potuto fare.
Ho sentito ogni giorno dei mesi passati fino ad oggi il tuo dolore penetrarmi, ho camminato con te e la tua amorevole famiglia la via della sofferenza.
Quanti viaggi della speranza abbiamo fatto, quante volte ci siamo sentiti persi, ma tu eri sempre pronto, con il tuo sorriso a rassicurarci, a lottare senza mai mollare fino alla fine.
Una sofferenza che merita compassione, rispetto e, che talvolta intimorisce.
Dolore, tristezza, delusione, disperazione, abbattimento, speranza, ecco questi i sentimenti che si sono susseguiti.
Quanti ricordi, amico mio che ci hanno legato sempre di più, in un vincolo stupendo e fraterno chiamato amicizia.
Sapevo, ma non volevo accettare.
La diagnosi ti aveva condannato.
Da quel momento il mio intimo tormento fra scienza e cervello, tra cuore e sentimento.
L'acquazzone estivo come la diagnosi ti bagna, ma poi finisce.
Il temporale invernale lento ed inesorabile nelle scarne parole, con violenza, ti distrugge.
Giovanni Conte ci ha lasciati!
Ci ha lasciati l'amico di tutti, il suscitatore di discussioni, il fine risolutore di contrapposti interessi (agli altri insanabili), ma per lui da portare a compimento.
Se c'è una città dei giusti nell'aldilà, sicuramente Giovanni l'avrà raggiunta.
Di questo sono sicuro, nei suoi tratti umani si è sempre adoperato per tutti.
Queste sue capacità, sicuramente in un tempo non molto lontano, le ha adoperate nel suo mondo lavorativo, in quella fabbrica a Battipaglia che è un piccolo consorzio umano dove non vince chi è duro ed inflessibile senza un'anima, ma piuttosto chi è pronto all'ascolto, al dialogo, chi vive con i propri simili al di là del rango sociale del posto che occupa in Azienda.
In quella fase c'era anche la forza fisica e, sicuramente Giovanni ha dato il meglio di sé, avrà capito e sarà stato compreso.
Una sorta di esilio quel lavoro, quella lontananza fisica che lo teneva lontano dalla sua amata Ravello, dove tornava per ritrovarsi con i suoi Amici di sempre, magari al bar di primo mattino, in quella piazza Vescovado, luogo di tutti dove poter agire, dove nuotare nelle proprie acque, in questo lembo di terra sospeso fra cielo e mare, dove i caratteri sono forti, con le proprie convinzioni, dove Giovanni trovava terreno fertile per essere sempre uomo di pace.
E, bello era stare assieme, tutti, nei tanti incontri conviviali da lui organizzati, stando attorno ad un tavolo, discorrendo liberamente, mangiando, ridendo e ritrovandosi Amici in momenti che diventavano di formazione, perché tanti di noi, dal suo modo di fare e di argomentare, abbiamo imparato tanto.
Giovanni Conte è stato un punto di riferimento, non codificato dalle consuetudini sociali, carismatico, intelligente e sempre disponibile.
Un altro pezzo di storia cittadina che va via, un pezzo di storia che lascia traccia, pieno di aneddotica, di riferimento a cui poter far ricorso in qualche particolare momento, perché sono sicuro che spesso tornerà la domanda: "Giovanni come si sarebbe comportato?".
Il magnifico realizzatore, l'entusiasta galvanizzatore di mille e uno iniziative, non cisarà più.
A chi resta, ai tanti amici, che pure rientrano nel novero della famiglia, il difficile compito di continuare quella che è stata la sua vocazione: "l'Amore per la famiglia, per la sua città, il vivere in amicizia, in semplicità".
L'eredità di insegnamenti di altruismo è il bene più prezioso che la famiglia si troverà a gestire.
Siate fieri, Mario e Francesca di aver avuto un padre così forte e presente, così carismatico e, tanto amorevole con te Elena, moglie adorabile e gentile.
Non doletevi di averlo perduto anzitempo, ma come recita un vecchio adagio, rallegratevi di averlo avuto.
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