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Inserito da Raffaele Ferraioli (redazionelda), martedì 24 febbraio 2015 13:22:22
Riceviamo e pubblichiamo lettera del sindaco di Furore Raffaele Ferraioli in cui offre ulteriori spiegazioni e spunti di riflessione sul processo relativo alla vicenda del finanziamento di 100 miliardi di vecchie lire gestito, sul finire degli anni '90, dalla Comunità Montana "Penisola Amalfitana" di cui Ferraioli era presidente. Secondo l'accusa ad aver ottenuto vantaggi, tra gli altri, sarebbero state due attività di proprietà dei parenti di Ferraioli. Di seguito testo integrale della missiva.
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Le capre e la giustizia ingiusta
Pover'uomo o povero cristo! Questo è il dilemma. Vittorio Sgarbi griderebbe: "Capra!" A pensarci bene mai appellativo fu più appropriato per quell'ineffabile sedicente giornalista, universalmente noto come uno dei più acerrimi nemici della grammatica italiana, che non perde occasione per azionare la macchina del fango contro il sottoscritto.
È troppo comodo rivendicare il diritto di cronaca. Esiste un dovere di corretta informazione altrettanto ineludibile. Come ha sempre affermato il grande Giampaolo Pansa, nell'armamentario di un giornalista non devono mai mancare il microscopio (per accertare, verificare e controllare) e la gomma (per cancellare, correggere, precisare). "I fatti separati dalle opinioni", è lo slogan che un cronista degno di questo nome non può e non deve mai trascurare. Ma vallo a spiegare...
La vicenda giudiziaria dei Patti Territoriali, che si trascina da oltre dieci anni e certamente non per colpa mia, è basata su presupposti palesemente errati.
La Circolare Ministeriale (MAP - Prot n°1187159 del 16/05/2002) disciplinante le attività di coordinamento dei Patti, così recitava:
1. non possono svolgere funzioni dirigenziali all'interno del Patto, persone che hanno cariche sociali nelle società beneficiari, né i relativi parenti e affini di primo grado;
2. nel caso in cui si possono comunque configurare conflitti d'interesse, il titolare si deve astenere dal prendere parte a deliberazioni o decisioni riguardanti le ditte beneficiarie coinvolte.
Ebbene, per quanto riguarda il primo punto il mio rapporto di parentela con mio fratello Antonio, amministratore unico della Fer.ga srl e gestore dell'Hostaria di Bacco e con mia cognata Marisa Cuomo, titolare della cantina Gran Furor, è di secondo grado.
Quanto al secondo punto della Circolare, il regime di astensione richiesto è stato regolarmente rispettato; i provvedimenti riguardanti le due, cosiddette "aziende di famiglia" risultano, infatti, sottoscritti dai vicepresidenti pro tempore: Dr. Annibale Pancrazio e Avv. Alfredo Messina, manco a farlo apposta coinvolti nell'indagine giudiziaria.
Varie, altre contestazioni, mosse alle due imprese beneficiarie, sono state confutate con regolari relazioni puntualmente trasmesse agli inquirenti.
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, sono andate avanti per anni, senza che nessuna impresa beneficiaria del Patto sia stata esclusa dalle verifiche. Nessun illecito è stato riscontrato. Ho subito perquisizioni domiciliari, sequestri di conti correnti e, quello che è più grave, sono stato vittima di una gogna mediatica che non trova riscontri in nessun'altra vicenda giudiziaria.
Ieri il Tribunale di Salerno (I^ sez. Penale - Giudice Molinaro) ha dichiarato, in fase pre-dibattimentale, il non luogo a procedere nei miei confronti e di altri sette imputati per estinzione dei reati da sopraggiunta prescrizione.
Le cifre dei due Patti parlano da sole: 25 progetti infrastrutturali e oltre 100 iniziative private realizzate per un finanziamento di circa 130 miliardi delle vecchie lire.
Questi i fatti, che lascio all'informazione, quella vera. Le chiacchiere, specie se alimentate da giudizi avventati, restano alle capre!
Furore, 24 Febbraio 2015
Raffaele Ferraioli
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