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Lettere alla redazione

Il lato nascosto dell’ospitalità 4.0

La triste vita da host in Costiera Amalfitana: dai lauti guadagni al forte stress...

Dai guadagni facili sognati sui social alla realtà fatta di stress, recensioni spietate e clienti esigenti: essere host oggi significa vivere tra lenzuola da stirare, messaggi a tutte le ore e l’ansia costante del giudizio online. Un mestiere che profuma di limoni ma sa di sacrificio quotidiano.

Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), giovedì 2 ottobre 2025 15:31:24

Di Mario Arzano

 

Chi non ha mai pensato, almeno una volta nella vita, di affittare una stanza su Airbnb e vivere di rendita?

"Accogli due turisti, lascia un po' di limoncello fatto in casa con i bicchierini in ceramica vietrese, incassa degli euro e vai in vacanza ai Caraibi."

Ecco, più o meno questa è l'idea romantica che gira sul web - soprattutto tra quelli che *non hanno mai fatto gli host nemmeno per un weekend*.

 

La realtà? Un po' meno da copertina e un po' più da sitcom tragicomica.

Fare l'host non è solo una questione di ospitalità: è un mix tra gestione alberghiera, psicologia da campo, pronto intervento, customer care e... sopravvivenza emotiva.

Sì, perché dietro ogni recensione da 5 stelle, si nasconde spesso una notte insonne passata a spiegare a un ospite tedesco come accendere lo scaldabagno.

 

Essere host, oggi, è un po' come essere il protagonista di un reality show che non hai mai firmato: ti svegli con un messaggio "URGENTE" alle 6 del mattino e vai a dormire con la notifica "c'è un problema con il wifi" o "è da 2 notti che sento un rumore che mi impedisce di dormire che fa dum....dum...dum".

Benvenuti nel meraviglioso mondo dell'hosting, dove l'unica cosa certa... è che non c'è nulla di certo.

A parte forse una cosa: *il tuo fegato, che si consuma lentamente*.

 

Il boom dell'ospitalità fai-da-te (o: Come sono diventato albergatore senza volerlo)

 

Tutto è iniziato così: avevi una stanza libera, qualche bolletta da pagare, e l'amico dell'amico che ti dice: "Ma scusa, perché non la metti su Airbnb? Ti fai un sacco di soldi mentre sei al mare!"

E tu, ingenuo ma pieno di entusiasmo, hai seguito il consiglio. Hai sistemato la camera degli ospiti, nascosto le cose imbarazzanti nell'armadio (che ovviamente apriranno), fatto due foto con il filtro "caldo accogliente" e scritto una descrizione da rivista: "Oasi di tranquillità nel cuore della città, perfetta per rilassarsi dopo una lunga giornata."

 

In realtà, è un bilocale sopra un kebabbaro e sotto una scuola guida, ma chi ha bisogno della verità quando ci sono le recensioni?

 

Nel giro di 24 ore, boom: *la prima prenotazione!* Un misto di euforia e panico.

 

"Hanno davvero prenotato?? Ma ora... che faccio?!"

 

Inizia così la trasformazione: da tranquillo cittadino a receptionist h24, addetto alle pulizie, guida turistica, terapeuta e, all'occorrenza, idraulico.

 

Le prime settimane sembrano quasi divertenti: gli ospiti lasciano messaggi gentili, qualche cioccolatino di ringraziamento, persino una recensione che dice che hai "un'energia speciale" (che non si capisce se sia un complimento o un insulto).

Tu ti senti un po' come Monica di Friends, ma con più stress e meno sceneggiatura.

Poi però...arriva la realtà quotidiana dell'host, le pulizie della domenica sono diventate un turno massacrante!

Fare l'host significa vivere in uno stato di perenne emergenza. Tipo Protezione Civile, ma con le lenzuola.

 

Arriva l'ospite che "aveva detto che arrivava alle 16" e invece bussa alle 11 del mattino mentre stai ancora rifacendo il letto con la faccia da "The Walking Dead".

Oppure quello che si "innamora del posto" e chiede di prolungare il soggiorno... ma tu hai già un'altra prenotazione in arrivo e devi convincerlo ad andarsene senza sembrare un buttafuori.

 

Le pulizie? Non più un'attività settimanale rilassante con sottofondo jazz, ma un'operazione da blitz delle forze speciali in 45 minuti netti.

Ogni angolo è sotto giudizio: dalla tazza del wc al filtro del phon.

 

Hai imparato a stirare le lenzuola con la forza del pensiero e a riconoscere, a occhio nudo, se un asciugamano è da sostituire. Poi ci sono i messaggi, migliaia: "Dov'è il telecomando?", "Che password ha il Wi-Fi?", "Scusa, la doccia perde, ma solo se mi lavo."

 

Ogni notifica ti fa trasalire come se stessi aspettando l'esito di un esame.

 

....E poi loro, la dittatura delle recensioni! Sei perfetto o sei finito!

 

La verità è questa: hai paura delle recensioni più di quanto tua madre abbia paura delle bollette.

 

Un solo commento da quattro stelle (!!!) può mandare in tilt il tuo algoritmo, penalizzarti nella visibilità, farti crollare l'autostima.

 

E non importa se il motivo era "il cuscino era troppo morbido". L'ospite è sovrano. Tu? Tu sei solo il servo della gleba dell'ospitalità 4.0.

 

Vivi nel terrore costante del feedback passivo-aggressivo. A volte pensi di lasciare una nota agli ospiti all'arrivo con scritto:

 

Se proprio dovete lamentarvi, fatelo a voce. Almeno mi rovinate la giornata, non la carriera.

 

I guadagni... apparenti, ma non era un business facile?

 

Sì, all'inizio sembrava l'Eldorado.

 

Poi hai fatto due conti. E tre docce in due ore.

 

Tra commissioni della piattaforma, tasse, detersivi bio per non intossicare nessuno, lavanderia, carta igienica deluxe e caffè in capsule (che sembra un dettaglio, ma senza quello sei rovinato, alla fine guadagni meno di un barista sotto stress).

 

E vogliamo parlare del tempo?

 

Ore a rispondere ai messaggi, a rifare i letti, a cercare il modo di riparare un tubo rotto con del nastro adesivo e un tutorial su YouTube.

 

Altro che smart income. Questo è *hardcore full-time job*, con l'unica differenza che il cliente può valutarti pubblicamente e senza pietà.

 

Alla fine, rischi di scoppiare!

 

Ma era una crisi di nervi annunciata!

 

Arriva un giorno in cui guardi il telefono che vibra per l'ennesima notifica e pensi: "E se lo buttassi a mare?".

 

Perché c'è un limite anche alla pazienza. E tu l'hai superato 3 check-in fa.

 

Alcuni host resistono. Altri mollano.

 

Altri ancora, più furbi, delegano tutto e si godono i proventi dimezzati, ma in pace.

 

Tu, invece, sei lì, a chiederti se esiste un sindacato per chi gestisce case come se fossero hotel a 5 stelle... con il budget di un ostello.

 

La privacy? Scomparsa. La libertà? Un ricordo.

 

Le ferie? Solo se disattivi il profilo, ma poi ti senti in colpa perché "stai perdendo soldi".

 

Alla fine, l'ospite ha sempre ragione ma tu rischi l'esaurimento

 

Fare l'host, oggi, in Costiera Amalfitana, tra trasporti inefficienti e "grocery guest" è una forma evoluta di masochismo con l'aroma al limone.

 

È un mestiere che richiede pazienza zen, abilità da tuttofare e un cuore resistente alle delusioni.

 

Certo, ci sono momenti belli: l'ospite gentile, il messaggio di ringraziamento, la recensione da 5 stelle con "torneremo sicuramente!".

 

Ma ci sono anche gli altri momenti, quelli in cui ti chiedi: "E se invece affittassi questa casa a una coppia del posto che vuole metter su famiglia? Almeno loro non scriverebbero recensioni!".

 

Le piattaforme - Airbnb, Booking.com - dovrebbero guardare al passato, alla nascita di questo fenomeno riconoscendo l'umanità dell'host! Evidenziando ancor di più agli ospiti, che stanno prenotando "a casa di Antonio" e non al suo Hotel!

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