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Lettere alla redazione

A Ravello si continua a parlare soltanto di Fondazione

Inserito da (redazionelda), giovedì 13 ottobre 2016 20:57:47

di Salvatore Sorrentino

Caro Direttore,

Lo so che non merito quel che sto per chiederti, per il semplice fatto che, da tantissimo tempo, non ti faccio pervenire miei scritti. Ti prego, però, dammi ospitalità per questo mio brevissimo intervento; in cambio, ti prometto che mi farò vivo più spesso, molto più spesso. Sempre che tu continui a volerlo, ovvio.

Ecco di che si tratta.

Durante gli ultimi due anni del quinquennio amministrativo da alcuni mesi terminato, a Ravello, di problemi di una certa importanza, non abbiamo sentito parlare d'altro che della Fondazione. Chi andava, chi veniva; chi veniva chiamato, che se ne andava per sua scelta; chi veniva nominato, chi era mandato via; prima alla Regione c'era la Destra, con le relative conseguenze, poi è venuta la Sinistra, con i suoi uomini; e così via dicendo e facendo.

Questo modo di fare e disfare aveva una sola anima.

Questo modo di fare era aspramente criticato dall'opposizione comunale e dai suoi sostenitori.

Questo modo di fare ci aveva semplicemente stancati, per non usare altre definizioni e altri termini.

Questo modo di fare è stato oggetto della campagna elettorale, con la larvata prospettiva che le cose sarebbero cambiate.

Quest'ultima, la campagna elettorale, anch'essa ha avuto una sola vera anima, quella della discordia-concordia.

Le elezioni amministrative della nostra città hanno portato grandi cambiamenti: sindaco, giunta, consiglio, responsabili, modi di agire, modi di comportarsi, e così via dicendo e facendo.

È nato pure qualche nuovo, ma fatto di vecchi, organo di gestione della cosa pubblica. Anche questo nuovo modo, però, di fare e disfare ha una sola anima; sempre la stessa anima.

Orbene, e concludo, voglio tener fede all'impegno preso all'inizio: di che abbiamo sentito parlare in questi ultimi quattro mesi? Di che si è soprattutto parlato, scritto e discusso? Risposta: Fondazione, Fondazione, Fondazione.

Come prima, peggio di prima. E, dietro, sempre la stessa anima. L'anima della cattiveria, l'anima della discordia, l'anima della vendetta. E dei c..... propri.

Non me ne vogliano, più di tanto, i miei tre amici contendenti e i loro aggregati, anch'essi, chi più chi meno, amici miei. Già rischio l'inferno in casa, per questo mio modo di chiacchierare. Io mi chiedo, però: ma non c'è niente di meglio, di più importante, di meno brutto, di cui discutere? E ai veri, e a volte impellenti, problemi che assillano Ravello, quando ci mettiamo mano?

Direttore, grazie per l'ospitalità; ti auguro solo che nessuno se la prenda con te. Di me possono dire tutto quel che vogliono. Io sono ben conosciuto: ho il brutto vizio di non star zitto.

Con stima e tanto affetto.

 


Stimatissimo Professore.

Qual buon vento?! Sono felice di ritrovarTi sulle colonne di questo giornale per il quale tanto hai scritto nel recente passato, sollevando interessanti argomenti di discussione e riscuotendo gli apprezzamenti dei lettori.

Poi, proprio sul più bello, sei sparito. Come quelle donne affascinanti con cui esplode la passione: credi che sia quella giusta e dopo qualche settimana si eclissa. E poi scopri che è "felicemente fidanzata" e che non sei certo l'uomo più irresistibile del mondo. Ma si sa, caro Professore, in amore, come in altri ambiti, vince chi fugge.

Questo raffronto è dovuto nel rispetto dei lettori che improvvisamente si sono dovuti privare della tua saggezza, di un pensiero condiviso dalla linea del giornale, in un momento delicatissimo della vita del paese.

Mi spiace solo che quando questo giornale e il suo direttore sono stati ferocemente attaccati dal neoeletto sindaco di Ravello con tanto di manifesto ufficiale (mai un Comune ha attaccato un proprio cittadino, io sarei il primo caso nella storia), non ho assistito ad alcuna levata di scudi da parte dell'ex sindaco e politico navigato, del saggio, dell'amico.

Hai rischiato e rischi "l'inferno in casa" e l'ho capito. Però ognuno di noi è responsabile delle proprie azioni.

Ti confesso che a latere sono felice del tuo improvviso ritorno (nella vita non è mai troppo tardi), proprio nel giorno della morte di Dario Fo, uno che non le mandava certo a dire. E questo tuo scritto, nello stile, mi ricorda proprio quello di chi non si è mai piegato alla tirannia e al potere.

Caro professore, prendo atto di ciò che hai scritto stasera, come sempre, alla tua maniera, senza peli sulla lingua, tornando su quell' 'anima nera' capace di procurare soltanto fastidi e dissidi.

E' la risposta che aspettavo e, seppur tardiva, spazza via ogni amarezza. E' la risposta che, in questo momento di disillusione totale, potevi offrirci soltanto Tu. La Ravello libera te n'è grata.

Andiamo avanti.

Con stima e tanto affetto

e.a.

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