Tu sei qui: Flusso di CoscienzaMinori fa rumore per Gaza: campane, pentole e corni contro il silenzio dell’indifferenza
Inserito da (Admin), lunedì 28 luglio 2025 21:29:49
di Raffaela Fasano
Ieri sera Minori, alle 22 in punto, si è unita al suono delle campane di tutte le chiese e ha fatto sentire la sua voce indignata attraverso una vera e propria "marcia delrumore", dove i partecipanti hanno utilizzato ogni mezzo a disposizione: pentole, coperchi, fischietti, slogan urlati, per creare frastuono ed esprimere in modo tangibile il proprio dissenso e la propria indignazione. Anche i maestri di corno, che erano impegnati in un concerto, alle 22 in punto hanno interrotto la loro esibizione e si sono uniti alla manifestazione con il timbro caratteristico dei propri strumenti.
E' stato un modo per dire alla popolazione di Gaza, che sta vivendo sofferenze troppo terribili per essere immaginate: "I minoresi ci sono, siamo qui, siamo con voi, ci battiamo per la vostracausa".
Attraverso il rumore assordante, i manifestanti hanno espresso una chiara richiesta di azione. Hanno chiesto ai governi, alle organizzazioni internazionali e all'opinione pubblica di intervenire, di porre fine all'occupazione, di garantire l'accesso agli aiuti umanitari e di proteggere i diritti umani.
La manifestazione è iniziata con un breve discorso introduttivo, di cui riportiamo integralmente il contenuto:
"Siamo qui stasera perché la nostra umanità ci chiama. Mentre il mondo osserva, a Gaza si consuma una tragedia inaudita. Bambini, donne, uomini muoiono di fame sotto le bombe, privati di tutto, persino di lavarsi. La popolazione di Gaza vive sofferenze inimmaginabili di fronte alle quali la nostra percezione della realtà si inceppa e la nostra immaginazione si paralizza, perché come si può immaginare che il governo di Israele abbia potuto emettere un divieto di balneazione con pena di fucilazione per chiunque dovesse accedere al mare per lavarsi!? E questo ad una popolazione sudata e sporca di polvere, alle donne prive di assorbenti. Come se ciò non bastasse, ogni giorno nei punti di raccolta per la distribuzione dell'acqua e del cibo, immancabilmente e, quindi, intenzionalmente, si spara sulla folla che si ammassa per avere qualcosa che possa dissetare e alimentare, col risultato che dalle 40 alle 100 persone al giorno, invece dell'acqua e del cibo, trovano la morte e queste vittime, giorno dopo giorno, vanno ad aggiungersi a quasi sessantamila più un numero, al momento non calcolabile, di vittime sepolte sotto le macerie.
Ma il mondo distoglie lo sguardo da questa realtà e il rumore delle bombe è coperto da un silenzio assordante.
Ma il silenzio non è neutralità, il silenzio è complicità. Quando tacciamo di fronte ad ingiustizie così palesi, permettiamo che esse continuino.
Non possiamo più permetterci di rimanere indifferenti, è ora di fare rumore per affermare il valore della vita umana, chiedere che la violenza cessi e che gli aiuti umanitari raggiungano chi ne ha disperatamente bisogno.
Il rumore che faremo stasera non è quello delle armi, ma quello delle voci unite che chiedono pace, giustizia, umanità.
Uniamo le nostre voci per esigere che i nostri governi, le Istituzioni internazionali e ogni singolo individuo si assuma la propria responsabilità. Non possiamo più tollerare l'indifferenza. Le vite a Gaza valgono quanto le nostre!
Ogni rumore che faremo stasera è un lamento per le vittime, un grido di solidarietà per chi soffre.
Che questo rumore insopportabile rompa il muro della indifferenza e costringa tutti ad agire per fermare questa catastrofe umanitaria.
Gaza non è sola. Noi siamo con Gaza!
E allora ripetiamo assieme:
GAZA SANGUINA, GAZA MUORE, NOI FACCIAMO RUMORE!
GAZA SOFFRE, IL MONDO TACE; ROMPIAMO IL SILENZIO PER LA PACE".
La manifestazione ha un valore che va oltre il mero risultato politico. E' stata un atto di partecipazione democratica, un'espressione collettiva di indignazione e, soprattutto, un modo per affermare che la sofferenza di Gaza non è ignorata e che le voci che chiedono giustizia non saranno silenziate. Nel suono delle campane, nel frastuono di pentole e fischietti, è risuonata l'eco di una solidarietà profonda e di una ineludibile richiesta di umanità.
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