Tu sei qui: Eventi e SpettacoliI messaggi più che mai attuali di Napoli Milionaria
Inserito da (redazionelda), sabato 5 gennaio 2019 08:23:28
di Paolo Russo
Mi asterrò questa volta dalle abituali e meritatissime lodi all'attività del "Proscenio", alla tradizione del teatro dilettantistico a Minori (ma sarebbe meglio dire "amatoriale", nel senso dell'autentica passione di chi lo fa e di chi lo vive), a un'arte che (appunto) "vive" nell'esperienza dei tanti appassionati in tutta la costiera. Vorrei considerare invece (ancora una volta, ma mai come in questo caso è doveroso) l'aspetto al contempo tradizionale e innovativo della "Napoli milionaria" allestita da Lucia Amato.
La tradizione sta nel rigoroso rispetto del testo, nell'interpretazione attoriale del tutto corrispondente al disegno eduardiano, nel ritmo recitativo che trasmuta dal farsesco al tragico attraverso gli stilemi del ritorno dell'esule e della vecchia casa ridotta a imbellettato fondale di corruzione e degrado.
Al contempo, l'innovazione c'è ed è tale perché cambia l'angolo prospettico dello spettatore: con la porta del "vascio" che inframezza il palco, non è più il pubblico a contornare la scena bensì la scena ad aprirsi sul pubblico, che viene così quasi inserito nel contesto, diventa "il vico" esso stesso. E' dalla porta che l'ambigua esistenza della famiglia Jovine si proietta su un mondo in rovina, ed è altresì dalla porta che la rovina del mondo attua la sua penetrazione nelle anime degli abitanti, è la porta stessa a fare perciò da diaframma con le rispettive coscienze: il velo che offusca il resto della scena è una patina che avvelena le scelte, i comportamenti dei protagonisti, una malattia che investe la società intera e si cristallizza nel suo punto più debole, la bambina innocente che è il fulcro del dramma ma non appare mai.
Gennaro Jovine, dentro la sua nebbia mentale, nella confusione di presunto redivivo, è il solo a intravedere la verità delle cose e ad evocare un principio di salvezza, allorché raggiunge la moglie al di qua dell'uscio, in quella scena che prelude alla scena e che è lo spazio ove ancora una speranza è possibile quando sia "passata la notte".
E' la coscienza però anche del pubblico ad essere sollecitata all'apertura, al punto da applaudire non solo alle battute e ai virtuosismi del testo, ma anche ai passaggi che di volta in volta aprono spiragli alla fiducia (su tutti, l'abbraccio del padre ad Amedeo tornato a casa e a una rinnovata responsabilità di figlio), nella speranza (mia, questa volta) che venga condivisa da tutti e praticata la battuta-chiave del ragioniere: "se non ci stendiamo una mano uno con l'altro...", oggi che sembra ovunque prevalere l'egoismo e il disprezzo.
Foto: Gianluca Cavaliere
Gennaro Iovine Andrea Reale
Maria RosariaIovine Anna Dumas
Amedeo Iovine Mattia Ruocco
Il brigadiere Ciappa Salvatore Bonito
Adelaide Schiano Trofimena Bonito
Peppe "'o Cricco" Giovanni Citarella
"O Miezo Prèvete" Valerio D'Amato
Assunta Annamaria Esposito
Il dottore Antonio Mansi
Pascalino ‘o pittore Antonio Proto
Teresa Luciana Esposito
Margherita Federica Civale
e con
Errico "Settebellizze"Vincenzo Oddo
Amalia Iovine Antonetta Capriglione
Il ragioniere Armando Malafronte
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