Tu sei qui: Eventi e SpettacoliAdriana, cuore di luce
Inserito da (redazionelda), mercoledì 21 febbraio 2018 09:12:04
di Paolo Spirito
Adriana Capocci Belmonte muore nel 1944 nella Napoli incandescente raccontata da Curzio Malaparte ne "La pelle": ha solo ventisei anni, e il destino non le concede nemmeno di veder finire la guerra. Erede di una famiglia aristocratica, bellissima e sofisticata, la treccia fulva che le incornicia il viso, Adriana cuore di luce è innamorata della vita, del sapere, dei vagabondaggi in terre lontane. La sua grande amica-sorella è la scrittrice Anna Maria Ortese, che la immortalerà col nome di Aurora Belman nel romanzo "Il porto di Toledo". Di ogni luogo, di ogni incontro, di ogni passione Adriana racconta nelle sue lettere, nei taccuini di viaggio e in un febbrile diario intimo riportato alla luce dalla nipote Silvana de Luca. E' dalla sua voce che giunge così fino a noi l'emozione degli incontri con Alberto Moravia, con il pittore Enrico Prampolini che le dedicherà nel 1941 uno sfolgorante ritratto, con Franco Fortini, con Paolo Monelli, con lo scrittore indiano Soumy Tagore, con il compositore Konrad Lechner, infine con il giovane storico Aldo Romano che si rivelerà una personalità molto più irta di contraddizioni di quanto la fervida Adriana pensasse. Attingendo alla ricca messe di inediti ritrovati, ricostruendo per noi l'universo culturale che circonda la loro autrice, Sergio Lambiase con "Adriana, cuore di luce", Bompiani Editore, riporta in vita in pagine di rara e sofferta bellezza una ragazza vicina a noi per sensibilità, intelligenza, capacità di cogliere ogni attimo nella sua irripetibile ricchezza.
I frammenti della vita di Adriana, nata in una famiglia agiata con origini patrizie, primogenita di Oscar Capocci Belmonte, l'avvocato di prestigio sposato con Eugenia Avena, figlia dell'architetto Adolfo Avena, costruttore di numerosi villini liberty al Vomero, ideatore di un'aerovia che avrebbe dovuto collegare via Toledo al corso Vittorio Emanuele e amico del fondatore del calcio Napoli Ascarelli, ricompongono anche il quadro di una stagione napoletana, l'aria liberale e illuminata che durante il ventennio, fino allo scoppio della guerra, diventa poco alla volta sospetta, messa sotto controllo, intuisce il baratro in cui sta precipitando, ma risponde fiera. Adriana, che nel Porto di Toledo dell'amica Anna Maria sarà trasfigurata come Aurora Belman, definita "cuore di luce" e anche "ragazza di luce", abitava a Palazzo Troise, al centro della Napoli nuova nella zona della Posta Centrale, è "l'immagine di una giovane donna volitiva, scanzonata, moderna, capace di padroneggiare il proprio destino", scrive Lambiase, tracciandone il profilo, la sfrontata audacia da diamante raro, con numerosi lati incantatori, che fin dalla tenera età ha un rapporto intimo con il proprio diario, confida alla pagina scritta con acuta sensibilità letteraria le proprie estasi, gli entusiasmi, profonde angosce. Il quadro di Prampolini, a braccia spalancate in una radiosa Capri che accolse le sue estati, dimostra la fiamma che ardeva in Adriana, sempre spinta da una febbre per la vita. Tanti furono gli amori, le infatuazioni, gli zampilli di felicità vissuti da Adriana con ebbrezza, come se sentisse in sé una affinità di sentimenti con le pagine di D.H. Lawrence e gli altri autori divorati, volendo replicare nel mondo ciò che appariva dai romanzi e la scuoteva: "Perché volli essere nuda davanti a te? Oh, mi sentivo una creatura piena di gioia e di innocenza", scrive a Luciano Vigli, futuro pilota, e poi altri incontri, momenti, lampi.
Con il "capresaccio" Angelo Cancellotti, suonatore al Morgano di Capri, l'archeologo Pirro Marconi che la rapisce con i racconti su Villa dei Misteri, il compositore Konrad Lechner, ma più di tutti a trafiggere il cuore colmo e fragile di Adriana fu Aldo Romano, giovane storico del Risorgimento, frequentatore di casa Croce, reduce dal confino, uomo che si scoprirà ambiguo, delatore, spia dell'Ovra, la polizia segreta fascista che vuole tenere a bada ciò che accade a Palazzo Filomarino. Aldo, anche lui riecheggiato dalla Ortese nel Porto di Toledo come Lemano, "un sole ingannatore" al centro della rottura tra Adriana e la scrittrice. Le due si conobbero nel 1937, durante i Littoriali di Napoli, olimpiadi di sport e cultura alle quali partecipò anche Franco Fortini, quando ancora si faceva chiamare Lattes, e Adriana resta fin da subito stupita da Anna Maria, giovane, magnetica, ha già pubblicato "Angelici dolori," libro che acquista all'Arcadia di Capri. Due anime diverse e vicine, specchio della Napoli del tempo con differenze sociali ben marcate, che però si guardano, si avvicinano, dialogano. Adriana è mondana, esponente della jeunesse dorée napoletana, strega Anna Maria, spaesata, selvatica, che si riempie gli occhi della vista che si gode da Palazzo Troise, dimenticando le asprezze del Piliero dove vive. Amicizia rara, sincera, anche quando si dividono, Adriana va a Roma per gli studi sull'Oriente, Anna Maria a Venezia per correggere di notte le bozze del Gazzettino, si scrivono lettere, Ortese azzarda anche "scrivo male", è innamorata di Aldo Romano, lo confida ad Adriana, non sapendo del loro rapporto. Quando lo scoprirà la rottura feroce, "hai una necessità smodata, come sempre, di pavoneggiarti, di mostrarti e, soprattutto, come certi animali, hai sete di sangue". Poi la riconciliazione, parole dolci di Ortese - "saluto per te il mare, me non mi conosce; te, ti ama" - per Adriana, ormai ricoverata all'Abetina di Sondalo, per un nuovo e ultimo capitolo della sua vita che non sembra più una pagina de "L'amante di Lady Chatterly" ma de "La montagna incantata" di Thomas Mann. Storia quanto mai avvincente e "attuale" che si presterebbe molto bene a una riduzione cinematografica affidata alla sensibilità e alla maestria di Mario Martone.
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