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Cultura

Serata per la pace ai Giardini del Monsignore

Ravello, il sogno mediterraneo. Da Francis Nevile Reid a Gore Vidal

Nell’ambito dell’incontro promosso dal Rotaract Club Amalfi Coast con Lucia Annunziata e padre Enzo Fortunato, l’intervento di Buonocore ha ripercorso la storia di Villa Rufolo e Villa Rondinaia, ricordando le figure di Francis Nevile Reid e Gore Vidal che hanno legato il loro nome alla Città della Musica.

Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), sabato 6 settembre 2025 12:42:26

Di Luigi Buonocore

Ravello, Giardini del Monsignore. Siamo nel cuore del centro storico cittadino, anzi nel centro antico. A pochi passi la ex Cattedrale, il Palazzo Vescovile, Palazzo Rufolo e il rione Pendolo, già noto nel Medioevo per il suo carattere scosceso, degradante con macere coltivate ad orti e giardini, dove sorsero ben tre chiese: Sant'Andrea del Pendolo, oggi Villa Barluzzi, la Chiesa della SS. Annunziata, con l'attigua Confraternita, la chiesa di San Matteo del Pendolo.

A poca distanza il Ponticeto, con gli storici insediamenti religiosi dei francescani conventuali e delle clarisse, alle estreme propaggini del contrafforte meridionale ravellese, dove si erge Villa Rondinaia, edificata nel corso del XX secolo sotto il Belvedere di Villa Cimbrone.

In questa breve esposizione mi limiterò a fornire alcuni cenni su Villa Rufolo e Villa Rondinaia, soffermandomi su due grandi personalità intimamente legate ad esse che, in modo diverso, hanno lasciato un segno nella Città della Musica: Francis Nevile Reid e Gore Vidal.

Villa Rufolo si erge ancora oggi in tutta la sua bellezza. Fu edificata dalla famiglia Rufolo, che raggiunse il massimo splendore sotto la dominazione angioina, almeno fino al 1282 quando fu accusata di aver provocato, unitamente alla famiglia Della Marra, la rivolta del vespro in Sicilia, perdendo così i favori della corona regia, pur sempre, però, debitrice per le cospicue somme messe a disposizione dalle nobili prosapie ravellesi.

La torre d'ingresso, la torre maggiore, il cortile con il palazzo e le altre emergenze architettoniche costituiscono un complesso monumentale che testimonia l'altissimo livello raggiunto dalle maestranze dell'epoca e il gusto sofisticato dei signori del tempo.

Il palazzo, dopo l'estinzione del ramo ravellese dei Rufolo, passò dapprima, per via ereditaria, alle famiglie Confalone e Muscettola e poi alla famiglia D'Afflitto che ne ebbe la proprietà fino al 1851 quando, in uno stato di completa rovina, fu acquistata dallo scozzese Francis Nevile Reid.

Nel palazzo non c'erano porte, né finestre, il cortile era coperto parzialmente di macerie mentre una torre si trovava sotto un mucchio di terra. L'acquisizione di un cumulo di memorie romantiche, edificato in un luogo lontano e dimenticato (perché così Ravello appariva in quel tempo) bisognoso di ingenti investimenti, poteva apparire una vera e propria follia in cui il lungimirante Nevile Reid intravide la possibilità di realizzare il suo sogno mediterraneo.

Va ricordato che successivamente egli acquisì anche la proprietà dell'antica residenza vescovile con il Giardino del Monsignore, messa in vendita con le leggi eversive del 1866-67, e quella della Villa Carusiello in località Marmorata.

Il Reid provvide, pertanto, ai lavori di restauro di Palazzo Rufolo, eseguiti nel pieno rispetto delle preesistenze, sotto la direzione di Michele Ruggero, architetto-archeologo che nel 1875 sarebbe diventato Soprintendente agli Scavi di Pompei. Gli interventi non si limitarono alle emergenze architettoniche, restaurate con gusto e sincerità, ma interessarono anche il giardino, arricchito alla maniera eclettica da essenze mediterranee ed esotiche, provenienti da ogni parte del mondo.

Del resto, il botanico fu costantemente impegnato nel reperimento di nuove piantagioni da coltivare. Da testimonianze epistolari sappiamo che riuscì a procurarsi addirittura i semi del tè di Assam, messi a coltura con ottimi risultati, ottenendo per la prima volta un tè di Ravello, di cui, purtroppo, nulla di più ci è dato sapere.

Nevile Reid fu botanico, archeologo ma per Ravello fu anche un filantropo che lasciò un segno indelebile nella città. Insegnò a molti cittadini a leggere e scrivere, sostenne i poveri e gli ammalati. In Villa Rufolo si assiste anche alla nascita di una scuola di giardinaggio in cui si distinse Luigi Cicalese Di Lieto, personaggio dalla barba fluente di singolari capacità, curatore e capo giardiniere della proprietà che riuscì a guadagnarsi la fiducia del Reid e apprese dal gentiluomo anche la tecnica della fotografia, dando vita alla prima tiratura di cartoline edite a Ravello.

Sotto il suo impulso dovette anche affermarsi l'esigenza di assicurare una decorosa ospitalità di stampo anglosassone a quei viaggiatori europei attratti dalle bellezze naturali ed artistiche della città, solida base della prestigiosa tradizione alberghiera di Ravello.

Così il fascino dell'antica residenza vescovile e la felice ubicazione, oltre all'assoluta carenza di qualsiasi struttura ricettiva, indussero Pasquale Palumbo, dipendente del Reid, e sua moglie, Elizabeth Von Wartburg, a trasformare l'antico Episcopio nella prima pensione di Ravello, la "Pensione Palumbo" mentre qualche anno dopo Pantaleone Caruso, dapprima apprendista giardiniere della Villa e poi stimato cuoco di casa, fondò l'albergo Caruso Belvedere nell'antico Palazzo D'Afflitto.

Si prodigò, inoltre, in una serie di iniziative tese al progresso e al benessere della popolazione. La riparazione del vecchio acquedotto dell'Acqua Sambucana, la costruzione di un nuovo impianto capace di alimentare la fontana pubblica in Vescovado, gli interventi di ripristino delle vie comunali, il progetto per la costruzione della strada che collegava Ravello alla strada costiera sono solo alcuni esempi che si possono addurre al riguardo.

Nello specifico il nuovo acquedotto fu realizzato per portare l'acqua, facendo confluire una sorgente di sua proprietà - la cosiddetta "Acqua dell'inglese" - dalla località Tabernacolo, ubicata nella zona soprastante il cimitero comunale, fino al Vescovado dove venne costruito un pubblico fonte, "di fronte al Teatro Moresco" (così veniva denominata Villa Rufolo) mentre il Reid si sarebbe riservato lo scolo per l'irrigazione dei suoi giardini.

Ma lo scozzese si preoccupò e si occupò anche della conservazione del patrimonio monumentale ravellese, essendo stato elettro, tra l'alto, nella Commissione Archeologica di Principato Citeriore. La sua impronta resta quindi indelebile. Senza di lui probabilmente non ci sarebbero stati quei viaggiatori venuti ad ammirare Villa Rufolo e Richard Wagner non avrebbe trovato il Magico Giardino di Klingsor che lo avrebbe consegnato alla storia come nume tutelare della vocazione musicale ravellese.

Villa Rondinaia, invece, fu fatta edificare dal proprietario di Villa Cimbrone, William Ernest Becket lord Grimthorpe, per la figlia Lucille. L'incarico fu dato al fiduciario Nicola Mansi, che aveva già intrapreso con lusinghieri risultati l'opera di ricostruzione e di abbellimento del Cimbrone.

Il nome Rondinaia se da un lato richiamava il nido delle rondini, l'edificio di fatto era incastonato tra le rocce, era legato anche a un auspicio: come le rondini erano solite ritornare in primavera così anche Lucille e il marito Oliver Harry Frost avrebbero sempre fatto ritorno in questo nido a strapiombo sul mare, come si desume da una lapide che ne ricorda gli anni di costruzione 1927-1931.

Su impulso di Lucille, la villa divenne un vero e proprio cenacolo culturale e fu sua dimora fino al 1972 quando fu acquistata dal celebre scrittore e saggista americano Gore Vidal.

Vidal era arrivato a Ravello per la prima volta nel 1948, a bordo di una jeep, con Tennessee Williams ed era stato colpito dalla bellezza della città e del paesaggio. Negli anni successivi ritornò più volte a Ravello per poi trasferirsi nel 1972.

Sarebbe stato Howard Austen, fedele segretario e compagno di una vita, a leggere l'annuncio di vendita dell'immobile su un giornale e a fare il primo sopralluogo. In quella circostanza, propedeutica all'acquisto, Austen non avrebbe visitato neppure l'interno della villa, essendo stato impressionato dalla bellezza del luogo tra rocce, cielo e mare, con agrumeti, uliveti e vigneti. Inizia così la storia recente di Gore Vidal a Ravello.

Gore trasforma la sua Rondinaia in un rifugio dalla vita moderna, "punto di vista perfetto con cui guardare l'Occidente che muore", e considera un segno di buona fortuna la possibilità di vivere per una parte dell'anno in quel luogo straordinario. "Il luogo più bello che io abbia mai visto" - racconterà - "è il panorama da Villa Cimbrone in una luminosa giornata d'inverno in cui il cielo e il mare sono così vividamente azzurri che non è possibile distinguerli l'uno dall'altro".

La Villa diventa meta di eminenti personalità della letteratura, della musica, della politica, dell'arte. Lo scrittore contribuisce così alla diffusione dell'immagine di Ravello nel mondo mentre Ravello consacra il suo processo di internalizzazione e questa sua specifica vocazione senza la quale non potrà più vivere nemmeno per un istante.

Vidal è un grande conoscitore della realtà americana ma diventerà un attento e acuto osservatore anche di quella italiana. Pur intimamente legato a quel luogo sospeso tra cielo e mare, con una particolare predilezione per il suo studio con la celebre macchina da scrivere Olivetti linea 35, non si limita ad una vita in appartata solitudine.

Frequenta bar e ristoranti del paese, in compagnia dell'inseparabile Howard e degli amici dello star system, partecipa ai vari eventi che Ravello in quegli anni offre: dai concerti in Villa Rufolo alle prime mostre di arti visive, a cura di giovani ravellesi che si affacciavano sul panorama culturale locale, portando una ventata di novità.

Molti ravellesi diventano amici con cui trascorrere amene serate conviviali, all'insegna della cultura e del buon umore. Con vivide pennellate, inoltre, lo scrittore consegna alla memoria collettiva l'atmosfera magica dei concerti wagneriani in Villa Rufolo: "Spesso quando l'orchestra suona Wagner, la luna piena si alza dalle montagne, i cui contorni ricordano un drago con la testa dolcemente reclinata sulla spiaggia, verso est, mentre gli uccellini, musicalmente ben istruiti dopo tutti questi anni, fanno da contrappunto dall'alto dei pini scuri".

Il rapporto con la Città si consolida: il 14 agosto 1976, nella Chiesa Monumentale di Santa Maria a Gradillo, l'Associazione "Ravello Nostra" ufficializza il conferimento della nomina di Presidente onorario a Gore Vidal, "eminente uomo di cultura, di intensa operosità nel campo politico, diplomatico, cinematografico e giornalistico, autore di diversi romanzi scritti nella silente e misteriosa quiete ravellese. L'autore continua quell'antica e nobile tradizione dei grandi ingegni che fecero di Ravello la loro patria di adozione, ispiratrice delle loro geniali e immortali opere", per citare Don Giuseppe Imperato senior mentre il dott. Giuseppe Camera richiama il valore della cultura con queste parole: "la cultura rende liberi e l'uomo di cultura opera perché i figli della serva non abbiano animo servile ma siano liberi come è libero l'uomo Gore Vidal".

Il binomio Ravello-Gore Vidal viene poi suggellato con la cittadinanza onoraria conferita il 24 settembre 1983 nel salone di Villa Rufolo in un'atmosfera di grande popolarità e alla presenza di personalità della cultura, dell'arte e del cinema.

Questo vivo connubio si rinsalderà nei decenni successivi e inizierà a declinare soltanto con la morte di Howard avvenuta nel 2003. Due anni dopo Villa Rondinaia viene venduta (oggi è un resort di lusso) mentre Gore ritorna nella sua casa di Los Angeles. Il legame con Ravello non si interrompe però nemmeno negli ultimi anni della sua vita.

Il 25 luglio 2010, antivigilia della festa patronale, Vidal ritorna ancora una volta, per una breve permanenza, nel luogo del cuore. Ricordo, da membro del comitato per i festeggiamenti patronali, che egli stesso fa pervenire la propria offerta per la festa, accompagnata da un biglietto su cui aveva scritto "Per Ravello, come sempre". Un commiato che sintetizza l'amore di una vita.

L' enfant terrible della cultura americana concluderà il suo pellegrinaggio terreno due anni dopo, il 31 luglio 2012, nella sua dimora alle Hollywood Hills. Il New York Times, nel suo necrologio, lo ricorda così: "Il signor Vidal era agli sgoccioli della vita, una figura augustea, che credeva di essere l'ultimo di una stirpe e, probabilmente, aveva ragione".

Il 3 ottobre 2025 Gore Vidal avrebbe compiuto 100 anni. Sono certo che questa Città saprà celebrare tale data come il nostro concittadino onorario merita.

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