Tu sei qui: Cronaca«Reti fognarie assenti e carenti», nel mirino 35 Comuni salernitani. Anche Tramonti e Maiori
Inserito da (redazionelda), domenica 24 ottobre 2021 09:59:13
Per il momento non è stata comminata alcuna sanzione pecuniaria, se non il pagamento delle spese legali del procedimento. Ma, adesso, l'Italia rischia grosso e dovrà lavorare - a fondo - per evitare un ulteriore stangata da parte dell'Unione Europea: la sesta sezione della Corte di Giustizia del Vecchio continente, infatti, mercoledì scorso ha condannato il Paese per tutta una serie di inadempimenti riguardo il trattamento delle acque reflue. Secondo i giudici presieduti dal danese Lars Bay Larsen, infatti, l'Italia continua a non rispettare una serie di obblighi previsti dalla direttiva europea di riferimento (la 91/271/CEE) che, già in passato, avevano portato la Corte Ue ad aprire altri procedimenti. La procedura adesso arrivata a sentenza, invece, era stata aperta nel 2014. E, secondo quanto emerso nel corso delle verifiche, l'Italia non ha preso le disposizioni necessarie per garantire che siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane 159 agglomerati.
Di questi, ben 29 sono presenti in provincia di Salerno: si tratta degli agglomerati di Altavilla Silentina, Ascea, Buccino, Caggiano, Casalbuono, Casalvelino 1, Caselle in Pittari, Castellabate, Castel San Lorenzo, Centola 1, Contursi Terme, Montesano sulla Marcellana, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Padula, Pisciotta, Polla, Pollica, Postiglione, Roccagloriosa, Rofrano, San Gregorio Magno, San Mauro Cilento, Sanza, Sassano, Scafati, Sicignano degli Alburni, Teggiano e Tramonti.
Sempre secondo i giudici della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, il Governo ha omesso di garantire che le acque reflue urbane che confluiscono nelle reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario (o equivalente) così da provare ad arginare la diffusione di agenti inquinanti. E, anche su questo punto, il Salernitano fa la parte del leone. Perché le censure, in tutt'Italia, riguardano 461 agglomerati urbani. E 35 sono siti nel territorio che va da Scafati a Sapri: ai 29 già "censurati" per l'assenza della rete fognaria su cui non è intervenuto il Governo centrale si aggiungono pure Camerota, Maiori, Mercato San Severino, Montecorice, Perdifumo, Vibonati e soprattutto Salerno. Una questione nota, quella del capoluogo, su cui si era interessata anche l'amministrazione comunale che, negli scorsi mesi, aveva chiesto l'invio in città dei delegati del Ministero delle Infrastrutture per comprendere come agire sulla rete fognaria cittadina, ormai datata in quanto progettata negli anni Sessanta e cioè prima del boom e dello sviluppo di tanti quartieri residenziali che hanno inevitabilmente aumentato i carichi. Salerno, infatti, dovrebbe contare su una rete fognaria da 317mila abitanti equivalenti (oltre il doppio dei 134mila residenti): «Una parte del carico generato - spiega il parere motivato della Corte di Giustizia Europa . non confluisce al sistema fognario né risulta gestita tramite Ias (le tecniche alternative,ndr). Inoltre non è stato dimostrato che tutto il carico prodotto riceve un adeguato trattamento secondario».
All'esito della sentenza, la Corte Europea chiede all'Italia di provvedere «affinché la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane siano condotte in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali» e che «la progettazione degli impianti tenga conto delle variazioni stagionali di carico negli agglomerati» individuati in violazione della normativa europea. L'Italia, adesso, dovrà adesso pagare le spese legali, nell'immediato non sono previste multe o sanzioni. Questo perché si tratta della prima condanna per inadempimento per quanto riguarda questo specifico caso. Tuttavia per lo stesso tipo di violazioni in materia di gestione delle reti fognarie e delle acque reflue (ma diversi sono i centri urbani e le aree interessati), l'Italia era già stata condannata nel 2018 dalla Corte di Giustizia europea al pagamento di una multa di 25 milioni di euro. A questa si aggiunge un'ulteriore sanzione pecuniaria di 30 milioni, che scatterà ogni sei mesi finché le autorità nazionali non riusciranno a dimostrare di aver ristabilito una situazione di conformità con quanto previsto dalle disposizioni Ue.
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