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Minori, il Primo Maggio è a San Nicola

Inserito da (redazionelda), venerdì 1 maggio 2015 10:34:31

Il Primo Maggio i Minoresi, come da tradizione, si recano sul Monte Forcella per celebrare San Nicola. Un classico esempio di tradizione religiosa e profana messe insieme, un tratto tipico della Costa d'Amalfi. Nei paesini della Divina, infatti, diverse persone sono solite recarsi presso antiche chiese poste in campagna per vivere un momento di fede e fare una scampagnata. Avviene a Minori con San Nicola, accade anche a Maiori, più volte durante l'anno, con le celebrazioni che si tengono presso la chiesa dell'Avvocata, a Scala per Santa Maria dei Monti o Fontana Carosa. La data del primo maggio si addice ancor di più ad uscite fuori porta per chi vuole vivere una giornata intensa spiritualmente ed umanamente.

PROGRAMMA

1° Maggio - Pellegrinaggio al convento di San Nicola sul Monte Forcella

ore 11:15 recita del Santo Rosario

ore 11:30 Santa Messa presieduta dal parroco don Ennio Paolillo.

A seguire breve processione lungo il sentiero del convento e al rientro bacio della Reliquia.

Vicende storiche relative alla chiesa di San Nicola. "Sull'altura dei monti di Forcella giace il profanato convento di San Nicola, un tempo di frati agostiniani eremitani. Vedesi situato su di un vertice sporgente di una deliziosa collina, sovente bersagliato da' fulmini all'infuriar della tempesta. Quivi abita la calma, la solitudine ed un profondo silenzio. La serenità di quel cielo ridente, l'aria salubre che vi si respira, quel romitorio posto sull'erto pendio e coronato intorno intorno di verdeggianti colli, inspirano una grata energia al cuore, e tutto invita trattenersi in si ameno soggiorno. Da quel vertice si scopre, come in un amplissimo quadro, il limpido e cristallino mar Tirreno, solcato da candide vele e barchette di pescatori. Di là osservarsi il torreggiante Falezio, dominatore della sottostante contrada di Maiori, ed il promontorio di Capo d'orso tanto spaventevole e pericoloso ai naviganti. Ad un girar del guardo vedesi giù e su una disuguaglianza di colli, vestiti di elci, castagne, quercie ed arbusti, che in lunga catena si protendono e si congiungono al nord colla giogaia finitima di Tramonti e di Ravello." Lo scrive lo storico Matteo Camera nella sua opera "Memorie storico-diplomatiche dell'antica città e ducato di Amalfi" pubblicata nel 1881. Nell'attuale località San Nicola esisteva, già a partire dal I secolo a.C., un minimo insediamento che poi portò alla fondazione di Minori. Intorno all'anno mille, sempre sul colle e nei dintorni, esistevano ben quattro chiese, cui si aggiunse un secolo dopo quella di San Nicola, voluta da marinai e pescatori di Minori per onorare il santo di Bari e di Mira e che dovette costituire un valido punto di riferimento sia geografico che naturale cui rivolgere il cuore e la mente. Fino al XVII secolo si alternarono per la chiesa di San Nicola periodi di abbandono e momenti di grande sensibilità. Una nuova ed energica ansia spirituale mosse il vescovo di Minori Tommaso Brandolini a chiamare nel territorio della sua diocesi i frati agostiniani ed il primo aprile del 1628 furono a questi consegnate le chiavi della chiesa collinare e subito iniziarono i lavori per edificare il convento grazie alle generose e continue donazioni del popolo minorese. Nel 1638 i lavori erano conclusi e cinque frati agostiniani si stabilirono nel convento. Tuttavia dopo solo ventotto anni la vita e l'attività del convento ebbero fine: in primis il convento venne soppresso in virtù della bolla "Instaurandae" del papa Innocenzo X del 1652 che decideva la riorganizzazione conventuale e poi per l'epidemia di peste del 1656 che colpì tutto il Regno di Napoli. La popolazione minorese scese addirittura da mille a poco più di cento persone. Per il convento di San Nicola cominciò il declino e l'abbandono: prima cessò la vita cenobitica poi furono venduti i beni appartenenti al convento dalla curia minorese e non furono più assicurate opere di manutenzione. Vennero sul convento nel ‘700 alcuni eremiti che trovarono su questo colle non soltanto solitudine e silenzio, ma anche da sostenersi coltivando le terre e gli orti abbandonati. Fino al 1798 e i conseguenti provvedimenti napoleonici, la chiesa e il convento resistettero alle intemperie grazie all'impegno di custodia dei vari eremiti succedutesi fino ad allora. Nell'ottocento e per metà del secolo scorso a San Nicola ci fu veramente solo silenzio, solo il passaggio di qualche avventuroso viaggiatore di montagna. Poi cominciarono i pastori con le greggi e i boscaioli a ritornare a frequentare per lavoro il colle di San Nicola, le pecore e le capri presero a ricoverarsi nella chiesa e tra i resti del convento. Poi man mano risalirono anche i fedeli, il sentiero fu di nuovo reso agibile e nuovi fermenti cominciarono a spuntare. Nel 1980 sorse il "Comitato per la ricostruzione di San Nicola": fu ricostruita la chiesa e si mise mano alla ristrutturazione del convento che continua, malgrado incomprensioni e rallentamenti vari, ancora oggi.

Quanto alla cronaca dei giorni nostri, le piogge invernali hanno creato alcuni problemi alla struttura e, nelle settimane precedenti, un gruppo di volontari si è adoperato per riparare i danni causati dagli agenti atmosferici. Si aspetta, come ogni anno, un gran numero di fedeli, anche in virtù del bel tempo previsto per domani.

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